
■Antonio Loiacono
La tenuta finanziaria dei Comuni calabresi è sempre più in bilico. Nonostante il governo abbia annunciato lo stanziamento di 310 milioni di euro nella Legge di Bilancio 2025 per sostenere le amministrazioni locali, i sindaci della regione lanciano l’allarme: queste risorse, distribuite nell’arco di cinque anni, potrebbero rivelarsi del tutto insufficienti per far fronte alle necessità crescenti dei territori.
Le nuove norme di governance economico-finanziaria imposte dall’Unione Europea, con vincoli stringenti e accantonamenti obbligatori per oltre 2 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, rischiano di mettere sotto pressione i bilanci comunali. Il sindaco di Napoli e presidente dell’Anci nazionale, Gaetano Manfredi, sottolinea la gravità della situazione:
“Il timore è che le Amministrazioni possano avere difficoltà ad erogare il livello di servizi offerti oggi, perché la capacità fiscale si sta completamente saturando. È necessario un sistema fiscale più organizzato e compatto a livello nazionale, che permetta una riscossione equa e sostenibile.”
La crisi finanziaria si traduce in un rischio concreto per i cittadini, che potrebbero vedere ridotti servizi essenziali come trasporti pubblici, manutenzione urbana, assistenza sociale ed istruzione.
Un altro tema che accende il dibattito è l’autonomia differenziata, una riforma che prevede maggiore autonomia fiscale per le regioni più ricche, lasciando quelle più deboli con minori risorse a disposizione. Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, critica apertamente questa politica, evidenziando come possa accentuare il divario tra Nord e Sud:
“Se questo è l’indirizzo del governo, i Comuni presto non riusciranno nemmeno a garantire i servizi minimi essenziali. I fondi stanziati sono una goccia nel mare rispetto ai tagli sistematici ai trasferimenti statali, che colpiscono duramente le già precarie economie locali.”
Falcomatà richiama l’articolo 53 della Costituzione italiana, che sancisce la progressività fiscale, e accusa il governo di scaricare il peso delle riduzioni fiscali nazionali sulle amministrazioni locali, costrette ad aumentare le imposte per garantire i servizi pubblici.
Il rischio di un ulteriore indebolimento finanziario dei Comuni calabresi è chiaro: con meno fondi a disposizione, le amministrazioni saranno costrette ad aumentare la pressione fiscale locale, mettendo in difficoltà cittadini e imprese. Questo potrebbe generare un circolo vizioso: meno trasferimenti statali, aumento delle imposte locali, diminuzione della capacità di spesa delle famiglie, stagnazione economica e minori entrate fiscali!
Senza un intervento strutturale da parte dello Stato, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente, portando ad una crisi non solo amministrativa, ma anche sociale ed economica.
I sindaci calabresi chiedono un dialogo più aperto con il governo ed interventi concreti per garantire la sostenibilità finanziaria delle amministrazioni locali. Serve un sistema di finanziamento più equo che non penalizzi le realtà territoriali più fragili e che permetta ai Comuni di pianificare spese ed investimenti con maggiore stabilità.
La crisi finanziaria nei Comuni calabresi non è solo una questione contabile, ma una sfida per la coesione sociale del Paese. Il rischio è che, senza misure adeguate, il divario tra territori ricchi e poveri continui ad allargarsi, con conseguenze pesanti per cittadini ed imprese locali. Resta ora da vedere se il governo sarà disposto ad intervenire o se le amministrazioni calabresi saranno lasciate sole ad affrontare una situazione sempre più insostenibile.
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