Chi mi conosce bene ha piena consapevolezza su quanto mi incuriosiscano e attirino in particolare i piccoli Comuni. Ne sono un innamorato pazzo. I micro territori, dei quali è ricca l’Italia, mi affascinano sia come cultura, usi, costumi, valori, identità, ma soprattutto anche sul piano delle intrigate vicende amministrative. Quest’ultime nascondono sempre qualcosa di interessante, in termini di strani giochi e circostanze tra gruppi avversi, che si contrappongono ciclicamente per le più disparate ragioni in occasione delle elezioni comunali. Spesso le accese campagne elettorali rovinano per l’appunto rapporti familiari e amicali, che difficilmente si ricompongono poi nel tempo.
Ecco una storia balzata alle cronache giornalistiche in questi giorni, all’indomani dell’ultima tornata elettorale. Siamo nella ridente e accogliente Basilicata. Di preciso, nel Comune di Carbone che conta meno di 600 abitanti in provincia di Potenza. Lo scorso 20 e 21 settembre i carbonesi hanno eletto Vincenzo Scavello, della lista “Onesti e liberi”, quale loro Sindaco. Dopo poche ore Scavello si è dimesso e con lui i consiglieri di maggioranza eletti. In fondo la vicenda elettorale del Comune del Parco del Pollino era già scritta prima di iniziare.
Alle elezioni hanno partecipato due liste, entrambe composte da persone non residenti a Carbone o in Basilicata, bensì in Sicilia e in Puglia, che non conoscevano Carbone e che nessuno nel paese lucano sapeva chi fossero. Una situazione davvero paradossale che in questo caso ha raggiunto un livello mai raggiunto prima in Italia. In effetti é sfuggito di mano l’artifizio pensato per superare la norma, che regola le elezioni nei piccoli comuni.
Scavello eletto con 78 voti, pari a oltre il 78% ha deciso di lasciare lo scranno più alto del Municipio, ma già aveva preannunciato che in caso di elezione si sarebbe dimesso. Quindi, arriverà un commissario nominato dal Prefetto di Potenza. Inizialmente erano tre le liste presentate, ma una era stata ricusata per un ritardo nella presentazione o meglio per un disguido burocratico.
Insomma, la lista ricusata era proprio quella con i candidati del posto, mentre erano state accolte “L’altra Italia” e”Onesti e liberi” con persone di fuori Comune, interessate solo a conquistare, da furbetti, come lavoratori dipendenti il permesso retribuito quanto si partecipa a una campagna elettorale. Infatti, le altre liste di “fuori paese” erano state formate artatamente per aggirare la norma che vuole che i Comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti, se è presente una sola lista, serve il quorum del 50% + 1 dei votanti.
Invece, con due liste non c’è più il quorum, basta un solo voto valido per eleggere il Sindaco. La vicenda nel suo insieme già diverte abbastanza, specchio di un’Italia dai mille volti. In più, si resta basiti, per non dire ammutoliti, su come ben 78 elettori, i carbonesi, hanno votato un Sindaco che non hanno mai visto e conosciuto. È mai possibile?!
Nicola Campoli
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