Come si può? È la domanda che mi sono posto quando ho appreso della tragica uccisione di Aldo Gioia. Un uomo di 53 anni accoltellato mortalmente dal fidanzato della figlia venerdì sera, mentre dormiva tranquillamente sul divano di casa.
Un delitto che è stato ideato e realizzato materialmente dal giovane, ma che ha visto la piena complicità della sua fidanzata. Entrambi adesso sono reclusi nel carcere di Avellino e hanno reso piena, dinanzi agli inquirenti, la loro confessione.
Il delitto è stato premeditato con un piano criminale che prevedeva anche l’uccisione della madre e della sorella della giovane. Il movente è centrato sulla contrarietà della famiglia alla relazione tra i ragazzi, principalmente per i precedenti del giovane per giunta protagonista di episodi di violenza e di problemi legati alla droga.
Certo passerà del tempo per capire cosa sia passato per la mente di questi due giovanissimi. Cosa li abbia spinti a commettere un atto che li ha portati a non fare la differenza tra ciò che è reale e quello che si immagina.
Tra una ribellione a qualcosa che fa parte della crescita giovanile e la perdita completa di controllo, trasformando i protagonisti in dei mostri. Precedenti simili in Italia ce ne sono già stati e hanno occupato mediaticamente per anni i vari filoni della comunicazione.
Di sicuro c’è qualcosa di molto più preoccupante nella drammatica circostanza che porta a riflettere. Si tratta di una vera malattia dell’anima che ormai è diffusa nella nostra società, complice anche le difficoltà di progettare il proprio futuro.
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