
La stagione estiva, anche questa volta, a Cariati si è palesata agli occhi dei turisti non nel migliore dei modi. Sin dallo scorso marzo le avvisaglie c’erano tutte e ben chiare, ma sembra che a pochi interessavano.
Abbiamo provato, me compreso, ad alzare la voce, perché preoccupati delle possibili conseguenze, cercando quindi di salvare il salvabile, ma i risultati non sono arrivati. L’intento in effetti è stato quello di parlare al cervello e al cuore delle persone che amministrano attualmente Palazzo Venneri.
Si sono susseguiti appelli e sensibilizzazioni, perché non si arrivasse a mortificare le vacanze di chi ama e rispetta Cariati. Purtroppo ci siamo trovati di fronte, come al solito, un muro invalicabile di convinzioni e giustificazioni vere o presunte, che hanno portano a demonizzare ogni pensiero alternativo.
I protagonisti della vita pubblica cariatese, a mio modesto parere anche questa volta, si sono ritrovati a rimettere stancamente le solite motivazioni rispetto alle evidenti criticità, che non reggono per niente al cospetto dell’opinione pubblica.
In fondo, assistiamo al solito gioco dello scaricabarile, dove è più difficile costruire e nettamente più facile rimbalzare le responsabilità. A Cariati serve più consapevolezza dell’emergenza dei problemi che vanno intercettati e affrontati, e molto meno supponenza: sentimento molto diffuso e negativo per chi deve tenere unita una collettività.
Di sicuro, passa per questo preciso punto il necessario cambiamento possibile della comunità cariatese e solo la grandezza, ormai smarrita, della vera politica del “fare” potrà cambiare il verso delle cose. Non c’è molto tempo per farlo. Le energie positive e le idee individuali ci sono, sarebbe una sfida interessante.
Nicola Campoli
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