Anano è una bambina di 6 anni, vestita bene, che si trova sola fra la folla di una grande città della Georgia; i passanti le si avvicinano, preoccupati per lei, l’hanno accarezzata dolcemente quasi come se vedessero in quella bambina il volto del proprio figlio/a, del proprio nipotino/a che ha smarrito la strada di casa. Anano è una bambina che, con il volto sporco e gli abiti stracciati, viene lasciata, sola, in strada; nessuno le si avvicina, adesso. Quasi come se, indossando abiti vecchi, si diventasse tutto ad un tratto invisibili, quasi come se Anano solo perché vestita male non avesse diritto più ad una carezza, a attenzioni, a protezione.
Anano è una bambina di 6 anni, vestita bene, che entra in un ristorante; viene guardata e fermata da tutti.. curiosa nel suo cappottino bianco, si aggira da sola fra i tavoli e riceve sorrisoni da tutti i clienti presenti. Il giorno dopo, Anano veste i panni di una bambina di 6 anni vestita male: adesso, il meglio che possa capitarle è essere allontanata da tutti e le borse, vengono messe in salvo.
Anano è una bambina – attrice volto di un esperimento, promosso e realizzato dall’Unicef, il cui video è stato diffuso qualche giorno fa sul web. Credo che sia uno dei video più tristemente veri che abbia mai visto (troverete in basso il link di riferimento); come ha scritto Roberto Saviano sul suo blog “questo esperimento atroce, atroce perché svela l’atrocità dell’essere umano, è stato interrotto perché Anano ha iniziato a soffrire per come veniva trattata quando non aveva indosso abiti puliti”.E’ un video commovente ma non,ovviamente, per il messaggio che racchiude bensì, per le parole di Anano.. il suo volto visibilmente toccato, lascia senza parole.
“This made me sad”, questo mi rende triste, sono le prime parole della piccola; e continua “they were are telling me to go away” ovvero, mi dicevano di andare via. E’ tristissimo sapere, avere la consapevolezza, che queste cose succedano davvero ancora oggi; oggi, che potremmo professarci molto più civilizzati, molto più colti, di cinquant’anni fa. Ma la verità è che per aiutare qualcuno, che sia una bambina o un anziano in difficoltà, non c’è bisogno né di civiltà né di titoli di studio ma solo di un grande cuore e di un’immensa umanità. E se, quella, fosse stata mia figlia? O mia nipote? Chiediamoci questo. Questa è la dimostrazione di come, nonostante il trascorrere del tempo e il mutamento delle condizioni sociali, non c’è stato un progresso umano..anzi,secondo me, è in atto al contrario uno spaventoso regresso.
Quando parlo di regresso, parlo ovviamente di regresso mentale. Sì, perché oggi la marca di un vestito può fare letteralmente la differenza: a scuola, nelle amicizie, nei rapporti. Se oggi non sei vestita bene, non meriti considerazione e questa non è una bella bugia ma solo una brutta verità. “L’abito non fa il monaco” quante volte abbiamo sentito questa frase? Ma tutti sappiamo, indistintamente, che oggi è in base a quell’abito che verrai giudicata. E’ ancora più triste pensare, però, che da questi giudizi non sono esenti nemmeno i bambini.
Anano era una bambina attrice, di 6 anni, con il volto truccato di nero.
Anano avrebbe avuto bisogno di una carezza proprio quando era vestita con abiti vecchi e sporchi, perché questo le avrebbe insegnato che nella vita reale le persone sono aperte e disponibili, che di fronte ad una bambina non possono e non devono esserci differenze di colore, di religione, di lingua, di stato sociale.
Anano è una bambina di 6 anni, sempre e comunque.
Scusaci,Anano.
Elisa Agazio
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