Caro ragazzo

Caro ragazzo, Smettiamola di prenderci in giro. Rimani dove sei. Non tornare più in Calabria se non per le feste comandate, oppure, se ne hai voglia, per rivedere i tuoi vecchi e stanchi genitori. Se è vero che dagli errori c’è sempre da imparare, allora, figlio mio, fai tesoro dell’esperienza, magari fallimentare, di chi, certamente mosso dall’amore per la propria terra, un tempo infausto decise di ripresentarsi a queste sciagurate latitudini. Non cedere alle lusinghe di falsi personaggi che dicono di “fare impresa”: quaggiù ciascuno di questi squallidi eroi di cartone, spesso riuscendoci, ti ammalierà per renderti schiavo, servo e prigioniero del BISOGNO, che poi si traduce nello sfruttamento più malevolo dell’uomo sull’uomo. E tu sarai uomo solo se rifugerai ai compromessi di coloro i quali, in questa epoca dell’apparire, vendono l’anima al demonio pur di ESSERCI. E siamo al punto focale. La Calabria, checché se ne dica, e come tu ben sai (d’altra parte lo trovo anche un motivo di orgoglio dell’appartenenza), non ha mai prodotto, al contrario, ad esempio, della Sicilia o della Puglia, alcun elemento, in qualsiasi campo dell’umano scibile o della professione, o dell’impresa, o dell’arte, che sia riuscito a valicare gli effimeri confini regionali e quelli, più ambiti, del tempo e della memoria. Ovviamente ci sono le eccezioni (poche), ma questa dolorosa stima, difficile da confutare, deriva da una personale e discreta conoscenza delle vicende di codesta terra. Altro che le storielle, simpatiche, del Signore che decise di plasmare la Calabria ad “immagine e conoscenza” del Creato. Qui sono le persone che mancano, perché quelle migliori hanno deciso, lodevolmente, di lasciarla al suo destino questa Calabria così aspra e bella. E non credere ai falsi profeti (ci sono pure i piemontesi al soldo del brigante calabro: quando la storia si ribalta) i quali ti dicono che ormai è l’ora della svolta. Non è così. Non può essere così se c’è gente che si spaccia da patriota e poi, magari nottetempo, si veste da iena. Quaggiù, in Calabria, è tutto malaffare, in qualsiasi settore, credimi. E non c’è via d’uscita se non quella, drastica, di metterla a ferro e fuoco questa regione. E ricominciare. Ed allora, se vuoi salvare te stesso ed il tuo futuro, le tue speranze, le tue aspirazioni, i tuoi sogni, resta dove sei. Sii sempre orgoglioso di essere calabrese, ma non pensare mai di poter vivere in Calabria. Fallo per te.

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