Cariati … non è finita! 

Quando molti amici e amiche stamattina mi hanno chiamato, segnalandomi l’articolo, di Giuseppe Smorto sul Venerdì di Repubblica, sul film “C’era una volta in Italia, Giacarta sta arrivando” centrato sulla triste storia dell’Ospedale Vittorio Cosentino, l’orgoglio mi ha preso. Innanzitutto, il mio sincero plauso a chi sta conducendo da tempo con coraggio e tenacia l’importante battaglia per il territorio.

Premesso che avevo già letto l’articolo, come mia abitudine alle prime luci dell’alba, mi ha fatto particolare piacere che molti, che non conoscono Cariati, si sono riconosciuti nella vicenda portata avanti con passione e generosità da un gruppo di cariatesi. Vorrei proprio prendere spunto dalla positiva storia – ho “rubato” per il titolo le parole con le quali termina l’articolo – per invitare uomini e donne a cercare momenti comuni di sano confronto in vista dell’appuntamento delle elezioni amministrative, che si terranno a metà del prossimo mese di maggio.

Andrebbero bene anche forme spontanee di convocazione per fare esplodere quel senso di appartenenza che in alcuni casi si è rilevato fondamentale e che rappresenta un sentimento dal quale Cariati deve trovare la forza di ripartire. Da quanto sto apprendendo siamo ancora davanti a un panorama frantumato di posizioni. Dove ancora prevalgono forme di personalismo fini a se stesse. Per dirla tutta ci sono troppe velleità a ricoprire la carica di Sindaco.

Se non si riuscirà a far prevalere l’amore per il Paese e l’interesse generale, quale condizione imprescindibile, non ce ne sarà per nessuno. Neanche per quel Sindaco che si troverà a governare un Paese diviso in mille rivoli.  Non comprendo come sia possibile che questa reale fotografia non faccia comprendere a molti che si sta percorrendo un strada sbagliata. Tuttavia forse si è ancora in tempo per aggiustare l’atavica situazione.

Del resto, è un conflitto antico quello che si ripete ciclicamente tra gruppi di persone che, non arrivando a nessuna sintesi, non farà che continuare a fare del male a Cariati. Perché nelle prossime settimane il rischio è molto forte. La fragilità del tessuto sociale, civico ed economico è sotto gli occhi di tutti. Continuando a metterlo alla prova rappresenta un vero suicidio. Allora sì che servirebbe tutta la saggezza, equilibrio, misura e umiltà di coloro che hanno le mani sul timone e dovrebbero fare un passo indietro, finalizzandolo a candidature super partes e votate allo spirito di servizio.

La sfida che si ha davanti auspicherebbe di ricollocare il percorso di visione e sviluppo di Cariati nel mondo delle nuove generazioni, dimostrando così di sapersi rinnovare, di saper guardare con fiducia ai tempi nuovi, ricercando un confronto dialettico il più ampio e aggregante possibile. Servono uomini e donne capaciti di tenere unito il paese, tenendo di conseguenza a bada gli estremismi.

Nicola Campoli

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