
■Antonio Loiacono
È inaccettabile che, dopo oltre dieci anni, l’ASP di Cosenza si svegli improvvisamente per reclamare il pagamento di ticket sanitari su prestazioni di Pronto Soccorso effettuate nel 2014! Una richiesta che lascia basiti, non solo per la tempistica fuori da ogni logica – esiste o no la prescrizione? – ma anche per le modalità con cui viene avanzata, colpendo indiscriminatamente cittadini, pensionati e, in alcuni casi, addirittura persone decedute.
Il caos generato da queste iniziali comunicazioni che in questi giorni diversi cittadini hanno già ricevuto, è totale: si chiede di pagare somme non irrilevanti, anche a chi godeva all’epoca di esenzioni regolari, e che oggi, dopo più di dieci anni, dovrebbe dimostrare di esserne stato titolare. Ma chi conserva per un decennio documenti simili? E soprattutto, perché si arriva solo ora a queste verifiche?
Oltre alla questione della tempistica, emerge un problema di metodo. Il Servizio Sanitario Nazionale prevede che le prestazioni di Pronto Soccorso siano gratuite per i pazienti ai quali viene assegnato un codice di urgenza compreso tra l’1 ed il 4, ovvero tra il codice rosso e quello verde. Solo per il codice bianco (5) potrebbe essere richiesto un ticket, ma anche in questo caso la normativa prevede delle condizioni specifiche. Pertanto, chi ha ricevuto queste richieste di pagamento dovrebbe verificare attentamente la propria situazione e, se necessario, contestare l’addebito.
Non è accettabile che il sistema sanitario, che dovrebbe garantire equità e accessibilità, si trasformi in un meccanismo burocratico cieco, pronto a vessare i cittadini senza alcuna considerazione per il contesto e per la normativa vigente all’epoca dei fatti. La prescrizione di queste somme, il principio di equità nell’accesso alle cure e la confusione generata da questa iniziativa dell’ASP rendono la vicenda uno scandalo da chiarire immediatamente. Il principio di successione nei debiti tributari è chiaro e inderogabile: gli eredi subentrano nelle obbligazioni fiscali del defunto, ma con un’importante eccezione relativa alle sanzioni, che restano personali e non trasmissibili. Questo rappresenta un giusto equilibrio tra la necessità dello Stato di recuperare i crediti e la tutela dei familiari del defunto, evitando loro oneri aggiuntivi per inadempimenti non propri. Tuttavia, è fondamentale che gli eredi verifichino l’eventuale prescrizione dei tributi, un aspetto spesso trascurato ma che potrebbe esonerarli dal pagamento. Una consulenza fiscale in questi casi può fare la differenza, evitando esborsi non dovuti.
Diversi cittadini stanno già valutando di rivolgersi a legali di fiducia per opporsi a queste richieste, mentre altri, pur di evitare problemi, stanno scegliendo di pagare. Una situazione paradossale che richiede un intervento urgente da parte delle autorità competenti.
È doveroso che la Regione Calabria e il Ministero della Salute facciano luce su questa vicenda, verificando la legittimità delle richieste avanzate dall’ASP di Cosenza e tutelando i cittadini da un’ingiustizia palese. I calabresi meritano chiarezza, rispetto ed un sistema sanitario che operi con trasparenza e correttezza.
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