■Antonio Loiacono
Gli scontri esplosi ad Amsterdam tra tifosi olandesi e israeliani, subito dopo la partita di calcio tra Ajax e Maccabi Tel Aviv (giocata ieri sera), hanno riportato alla luce un fenomeno oscuro ed inquietante: l’antisemitismo! Dieci tifosi israeliani sono rimasti feriti in un attacco violento che, per le sue dinamiche e per la presenza di simboli e bandiere, è stato definito un “atto antisemita” da esponenti politici olandesi e israeliani.
Il Ministero degli Esteri israeliano ha rassicurato che tutti i tifosi scomparsi dopo gli scontri sono stati ritrovati e sono atterrati sani e salvi a Tel Aviv. Ma il bilancio degli eventi è pesante, sia per le aggressioni subite, sia per il significato profondo di ciò che è accaduto. Le autorità olandesi hanno confermato che ben 57 persone sono state arrestate per gli scontri, e la polizia nazionale ha esortato le vittime a denunciare le violenze subite, assicurando il massimo impegno per l’identificazione dei responsabili.
Le reazioni politiche all’incidente non si sono fatte attendere. Il premier olandese, Dirk Schoof, ha espresso vergogna e ripugnanza per quanto accaduto, condannando senza mezzi termini gli aggressori e dichiarando: “Gli attacchi sono stati atti antisemiti e questo è intollerabile nei Paesi Bassi. Spero che i cittadini israeliani continuino a sentirsi i benvenuti nel nostro paese, e faremo il possibile per garantire loro sicurezza”. Anche il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha reagito con forza, chiedendo all’Olanda di garantire maggiore sicurezza alla comunità ebraica e di colpire duramente i colpevoli.
La sindaca di Amsterdam, Femke Halsema, ha definito l’evento “uno scoppio di antisemitismo che speravamo di non rivedere mai più in Europa” ed ha attribuito parte della colpa all’escalation delle tensioni internazionali legate al conflitto in Medio Oriente, che ora, a suo dire, rappresenta una minaccia anche per la sicurezza nelle città europee.
La violenza antisemita a cui abbiamo assistito è, a tutti gli effetti, un rigurgito di odio che riporta l’Europa ad un passato oscuro. Le immagini degli attacchi, corredate da bandiere e simboli che richiamano un conflitto lontano, rievocano una pagina storica che il continente aveva sperato di essersi lasciato alle spalle dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale. L’antisemitismo non può e non deve trovare spazio nelle società europee, come ha ricordato il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ha dichiarato che “dare la caccia agli ebrei non significa difendere il popolo palestinese” ed ha espresso solidarietà agli israeliani aggrediti.
In quest’ottica, la violenza avvenuta ad Amsterdam mette in luce non solo un inaccettabile conflato tra lo scontro israelo-palestinese e la presenza di cittadini israeliani o ebrei in Europa, ma anche un problema più profondo di intolleranza che affonda le sue radici in pregiudizi mai completamente estirpati.
Le tensioni sono alimentate anche dai social media, dove i video degli scontri vengono diffusi e rilanciati da gruppi come ‘free.palestine.nl’, che ora stanno raccogliendo fondi per le spese legali delle persone arrestate. Le piattaforme digitali, in questo caso, sembrano amplificare messaggi di odio ed intolleranza anziché promuovere il dialogo, diventando vettori di istigazione alla violenza.
Gli eventi di Amsterdam sono un richiamo doloroso per l’Europa a non sottovalutare il pericolo dell’antisemitismo, anche quando si presenta in nuove forme o si maschera dietro giustificazioni politiche. L’attacco ai tifosi israeliani non è solo un problema di sicurezza pubblica ma una questione sociale e morale che richiede una risposta collettiva. Come ha ricordato la sindaca di Amsterdam, è necessario un impegno costante delle istituzioni e dei cittadini per prevenire questi episodi e per garantire che le strade europee restino libere dall’odio e dalla discriminazione.
I fatti accaduti dimostrano quanto sia fragile il tessuto sociale europeo di fronte alle tensioni internazionali ed ai pregiudizi che, quando innescati, possono sfociare in violenze incontrollate. Resta dunque fondamentale un costante impegno delle autorità e della società civile per preservare un clima di rispetto ed inclusione, valori su cui si fonda la democrazia europea.
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