UCRAINA-RUSSIA: LA GUERRA DEL GAS E LE RIPERCUSSIONI SULL’EUROPA

Antonio Loiacono

Il 2025 si apre con una mossa audace da parte dell’Ucraina, destinata a ridisegnare le dinamiche geopolitiche ed energetiche in Europa. Come annunciato, Kiev ha interrotto il transito di gas russo attraverso il proprio territorio, non rinnovando l’accordo con Mosca che garantiva forniture essenziali a Paesi come Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria e Ungheria. Una decisione che, pur colpendo economicamente il Cremlino, crea nuove tensioni e sfide per l’Unione Europea.

Volodymyr Zelensky ha definito l’interruzione del transito del gas una “sconfitta significativa” per Vladimir Putin. Tuttavia, questa mossa comporta anche sacrifici per l’economia ucraina, che perde i profitti derivanti dal transito, stimati in miliardi di dollari. La decisione si inserisce in una strategia più ampia volta a tagliare i fondi destinati all’industria bellica russa, ma evidenzia il costo che Kiev è disposta a sostenere per porre fine alla guerra.

L’Unione Europea è preparata solo parzialmente ad affrontare questa interruzione. Bruxelles ha previsto quattro rotte alternative per mitigare gli effetti della chiusura del canale ucraino, ma le preoccupazioni dei Paesi più colpiti, come Slovacchia e Ungheria, restano elevate.

L’Italia è meno esposta rispetto ad altri Paesi europei alla chiusura del transito di gas russo attraverso l’Ucraina, ma esistono comunque alcune criticità e rischi da considerare:

Negli ultimi anni, l’Italia ha ridotto significativamente la dipendenza dal gas russo, passando dal 40% delle importazioni totali prima della guerra in Ucraina a circa il 10-15% attuale. Questo è stato possibile grazie all’incremento delle forniture da Algeria e Azerbaijan; rafforzando le partnership GNL (Gas Naturale Liquefatto) ed all’utilizzo di nuovi terminali di rigassificazione che hanno aumentato la capacità di importazione da Paesi come Stati Uniti e Qatar.

Tuttavia, la chiusura della rotta ucraina potrebbe creare un ulteriore stress sul mercato, aumentando la competizione per le fonti alternative.

Il premier slovacco Robert Fico ha avvertito che “l’impatto sarà drastico”, sollevando timori per la coesione politica dell’Ue. Alcuni leader europei, come Fico stesso e Viktor Orbán, si sono avvicinati a Mosca, chiedendo dialoghi diretti con Putin. Questi segnali di eterogeneità potrebbero indebolire la risposta comune europea alla crisi energetica.

Il gas si conferma una delle armi principali nella guerra tra Ucraina e Russia. Kiev ha scelto di utilizzare il controllo delle infrastrutture energetiche per danneggiare Mosca, ma rischia di incrinare i rapporti con i suoi alleati europei più vulnerabili.

Anche il Cremlino ha impiegato il gas come strumento di pressione politica, interrompendo le forniture a Paesi come la Moldavia. Questa strategia, sebbene efficace nell’immediato, ha avuto effetti collaterali, lasciando al gelo anche regioni filorusse come la Transnistria.

La Russia ha reagito definendo la scelta ucraina un autogol, sottolineando come Kiev abbia perso una preziosa fonte di reddito. Tuttavia, il Cremlino stesso si trova in una posizione vulnerabile. Con la riduzione drastica delle esportazioni verso l’Europa, Mosca dipende sempre più dai mercati asiatici, in particolare da Cina e India, una dinamica che potrebbe indebolirne ulteriormente l’influenza geopolitica.

Questa crisi solleva interrogativi sul futuro dell’unità europea. Mentre Bruxelles cerca di promuovere una strategia condivisa, le divisioni interne rischiano di intensificarsi. La capacità dell’Ue di sostenere i Paesi più esposti sarà cruciale per mantenere una linea comune contro l’aggressione russa.

La chiusura del transito di gas russo attraverso l’Ucraina rappresenta una vittoria simbolica per Kiev, ma le sue conseguenze pratiche potrebbero destabilizzare l’Europa. La guerra energetica tra Russia e Ucraina mette in luce la necessità di una transizione energetica accelerata per ridurre la vulnerabilità del continente e garantire maggiore indipendenza strategica.

In un contesto di crescente pressione geopolitica, l’Unione Europea dovrà dimostrarsi resiliente, capace di affrontare non solo le sfide immediate, ma anche di cogliere l’opportunità di costruire un sistema energetico più sostenibile e coeso.

 

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