
Sarà presentata a Rossano il 15 dicembre, nella Biblioteca Diocesana. Tra i saggi presenti nel volume, anche uno su Cariati, degli storici Franco e Romano Liguori
di Franco LIGUORI, storico
Evento culturale di grande spessore si svolgerà a Rossano, presso la Biblioteca Diocesana “Santi Nilo e Bartolomeo”, giovedì 15 dicembre, alle ore 18. L’iniziativa è promossa, oltre che dalla Biblioteca Diocesana, dall’Associazione Idee in movimento. Oggetto della manifestazione è la presentazione di un corposo (500 pagine) e interessante volume pubblicato dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria, che raccoglie 43 saggi storici sulla Calabria, incentrati su varie tematiche, che vanno dall’economia all’arte, alla cultura, alle istituzioni, alle dinamiche feudali, al potere baronale, alle istituzioni ecclesiastiche, dal periodo della dominazione spagnola a quello delle incursioni turchesche, dal periodo borbonico a quello risorgimentale ed oltre. I saggi, scritti da studiosi e storici d’ogni parte della Calabria, accreditati presso la Deputazione di Storia Patria, come soci o deputati, sono un “omaggio” al presidente della Deputazione stessa prof. Giuseppe Caridi, pensato e a lui dedicato in occasione di una triplice ricorrenza: il suo pensionamento da docente ordinario di Storia Moderna all’Università di Messina; il compimento di settant’anni di età; i vent’anni di presidenza della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Il prof. Caridi è stato ordinario di Storia Moderna alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Messina, dove ha insegnato anche Storia Contemporanea e Storia del Mezzogiorno Moderno. Ha insegnato anche Storia d’Italia all’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria. Da oltre vent’anni è Presidente della Deputazione calabrese di Storia Patria.
La sua ricerca scientifica è volta ad illustrare aspetti sociali, economici e politico-amministrativi della Calabria e del Mezzogiorno dell’età moderna. I suoi “maestri” sono gli storici meridionalisti Gaetano Cingari, Salvatore Tramontana, Giuseppe Galasso. Tra le sue numerose pubblicazioni, si segnalano: La spada, la seta, la croce. I Ruffo di Calabria dal XIII al XIX secolo (1995); Popoli e terre di Calabria nel Mezzogiorno moderno (2001); Il latifondo calabrese nel Settecento (2000); Storia di Reggio Calabria, dal ‘300 al terremoto del 1908 (2008); La modernizzazione incompiuta nel Mezzogiorno borbonico (2012); La Calabria nella storia del Mezzogiorno (2013); Carlo III. Un grande re riformatore a Napoli e in Spagna (2014); Francesco di Paola. Un santo europeo degli umili e dei potenti (2016); Alfonso il Magnanimo, il re del Rinascimento che fece di Napoli la capitale del Mediterraneo; Gli Aragonesi di Napoli. Una grande dinastia del Sud nell’Italia delle Signorie (2021).
A relazionare sull’attività storiografica di Caridi, e sul volume “Storia e storie del Mezzogiorno d’Italia- Studi in onore di Giuseppe Caridi” saranno, dopo l’introduzione di don Giuseppe De Simone, direttore della Biblioteca Diocesana, in ordine alfabetico, Don Gaetano Federico, direttore dell’Archivio storico Diocesano, il prof. Giuseppe Ferraro, direttore dell’Istituto Storico del Risorgimento di Cosenza, il prof. Franco Liguori, Deputato di Storia Patria per la Calabria. Le conclusioni sono affidate al “festeggiato” prof. Giuseppe Caridi e all’arciivescovo di Rossano-Cariati, mons. Maurizio Aloise.

Chi scrive conosce e frequenta il prof. Caridi da oltre trent’anni e più volte lo ha invitato a Cariati, dove è venuto nel 2004, in occasione della presentazione al Liceo del libro “Stefano Patrizi, un riformatore del ‘700” ( con sua prefazione); nel 2015, sempre al Liceo,in occasione della Celebrazione del III Centenario della nascita del Patrizi; nel 2010, per ricevere il “Premio Heracles”, nella cui motivazione è detto, tra l’altro : “Studioso pienamente affermato nell’ambito della storiografia meridionalistica, con all’attivo un gran numero di studi e ricerche sulla storia della Calabria dell’età moderna (…). La città di Cariati esprime riconoscenza al suo costante impegno di studioso e di intellettuale calabrese, al servizio della sua terra, conferendogli il Premio Heracles per la Cultura”.
Il saggio su Cariati nel Settecento
Il volume “Storia e storie del Mezzogiorno d’Italia” contiene anche un saggio su Cariati, contributo degli storici cariatesi Franco e Romano Liguori, entrambi facenti parte da oltre trent’anni della Deputazione di Storia Patria. Argomento dello studio dei fratelli Liguori è: Cariati nel Settecento: assetto urbano, economia, chiesa e società. Ricerca originale e basata su rari documenti d’archivio, tra cui il Catasto Onciario del 1743, di cui si conserva copia presso l’Archivio di Stato di Napoli, il saggio. traccia un lucido quadro dell’assetto urbanistico di Cariati nel Settecento, delle attività economiche praticate dai cariatesi in quel secolo (agricoltura, pesca, artigianato), della storia ecclesiastica di Cariati come sede vescovile importante, governata da prestigiose figure di vescovi di grande caratura culturale, oltre che teologica, tra cui Giovanni Andrea Tria, strenuo difensore dei beni della Chiesa contro i rapaci feudatari dell’epoca, come il Duca di Verzino o il Barone di Scala. Ecco un piccolo stralcio dal saggio degli storici Liguori: “Notizie più dettagliate e fondate sulla situazione economica di Cariati nella prima metà del Settecento vengono, naturalmente, dall’esame del Catasto onciario. Da esso emerge che una categoria ampiamente presente nella società cariatese di quel tempo era quella degli artigiani, indicati nel catasto con l’appellativo di mastro : falegnami, calzolai, muratori, sarti (sartori), fabbri (ferrari), barbieri, ecc. Tipici della realtà artigianale cariatese erano i “cretai” o “vucalari”, gli artigiani della creta, insomma, detti anche “pignatari”. Ma la categoria più numerosa era rappresentata dai “bracciali”, lavoratori agricoli e contadini, presenti con 98 unità. In un paese di mare, non potevano mancare, naturalmente, persone dedite all’attività della pesca, chiamati nel catasto “marinari”, e presenti in numero di 10. Tra i dichiaranti del catasto figurano anche cinque “padroni di barca”. L’attività della pesca, quindi, dava da vivere a molte famiglie. Oltre che per l’attività della pesca, Cariati era nota nel Settecento come approdo marittimo per il commercio e sede di dogana. Nel XVIII secolo, allorquando gli scambi commerciali avvenivano, di preferenza “via mare”, pur non disponendo di una vera e propria struttura portuale, il paese era uno degli approdi più frequentati della costa ionica settentrionale, insieme a Rossano e Corigliano, specialmente nel settore del commercio dell’olio, altra risorsa primaria dell’economia locale, documentata dalla presenza di numerosi frantoi per la molitura delle olive. Dal Catasto Onciario ne risultano operativi, a metà Settecento, ben dieci. Quella dell’olio era nel Settecento la voce più importante dell’esportazione e del commercio cariatese, alimentata dai grandi uliveti millenari, ancora oggi esistenti sulle colline di Garanto e dintorni e sulle pianure demaniali della Marina. Intorno alla coltura dell’ulivo prosperava una serie di attività connesse, come quella dei frantoi, che, nel periodo invernale, dava occupazione a molti pescatori, quella delle raccoglitrici di ulive, quella dei “mulattieri”, che trasportavano il prodotto in otri di pelli, in uso sino agli inizi del Novecento, e quella degli artigiani del rame (detti in dialetto locale “corarari”), che preparavano e verificavano ogni anno i recipienti per la conservazione dell’olio” (cfr. “Storia e Storie del Mezzogiorno d’Italia”, a cura di M. Mafrici e F. Martorano, Reggio Cal. 2021, pp.57-68)
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