![Dipinto ad olio Mons. Faggiano (S.Liguori)[17726]](https://www.cariatinet.it/wp-content/uploads/Dipinto-ad-olio-Mons.-Faggiano-S.Liguori17726-678x333.jpg)
Fu vescovo di Cariati dal 1936 al 1956 ed ha lasciato un ottimo ricordo della sua intensa attività pastorale nell’allora Diocesi di Cariati
di Franco LIGUORI, storico
Nel novembre del 1987, la nostra cittadina è stata al centro dell’interesse del mondo ecclesiastico-religioso cattolico di tutta la Calabria e della vicina Puglia, perché nella Cattedrale San Michele Arcangelo , gremita di gente accorsa anche dai paesi vicini e dalla Puglia e di tanti religiosi, è stato avviato il processo di canonizzazione del Vescovo Eugenio Raffaele Faggiano, che tenne la cattedra vescovile della Diocesi di Cariati dal 1936 al 1956 (Cariati era all’epoca una diocesi autonoma con un vasto territorio e una popolazione di 70 mila abitanti, distribuiti in 30 parrocchie, in gran parte ricadenti nei paesi dell’odierna provincia di Crotone, tra cui Cirò, Cirò Marina, Strongoli, Melissa, Crucoli, Casabona, Carfizzi ed altri ancora ) e fu il vescovo più amato dai Cariatesi, nel Novecento. Vogliamo, con questo articolo, rinverdire la memoria di quell’evento, a distanza di 35 anni, e, contemporaneamente “raccontare” alle nuove generazioni la figura e l’opera di quel grande “pastore di anime” che è stato Mons. Faggiano, il vescovo che si è trovato ad operare in un contesto storico molto difficile: i venti anni che vanno da 1936-al 1956, che comprendono storicamente la fase culminante del fascismo e la sua caduta, la II guerra mondiale, il dopoguerra, il referendum monarchia/repubblica, il 1948, la ripresa economica dell’Italia del primo decennio repubblicano. Lo facciamo come storico, ma anche come testimone diretto degli ultimi anni della presenza di mons. Faggiano a Cariati e dell’evento dell’apertura del processo informativo, del quale scrivemmo un nostro ampio resoconto sul periodico della Piana di Sibari “Tribuna” (anno III,n.12,dic.1987).
Incontro culturale preparatorio all’apertura del processo (14-11-‘87)
Un incontro culturale sulla vita e l’opera di Mons. Faggiano, si svolse il 14 novembre ’87, nella Cattedrale S. Michele Arcangelo, come immediata preparazione all’inizio del Processo. Organizzato dall’Associazione Civitas Cariatensis, presieduta all’epoca dal prof. Romano Liguori, in collaborazione con la comunità parrocchiale di Cariati Centro e con i Padri Passionisti, vi presero parte l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina , mons. Giuseppe Agostino; don Ciccio Rizzuti, vicario generale dell’Arcidiocesi di Rossano-Cariati; P.Antonio Perrone, missionario Passionista; la prof.ssa Maria Mariotti, presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria; il prof. Romano Liguori, socio della stessa Deputazione e promotore dell’iniziativa, che tenne la relazione introduttiva, tracciando un lucido profilo di Faggiano come “uomo del nostro tempo”. Molto interessante fu l’intervento della prof.ssa Mariotti, storica del cattolicesimo in Calabria, che dissertò sulla pastoralità di Mons. Faggiano nel contesto storico, sociale e religioso in Calabria, dagli anni Trenta agli anni Cinquanta. Don Ciccio Rizzuti, che fu collaboratore di Mons. Faggiano dal ’46 al ’56, parlando del “suo” vescovo, mise in evidenza due aspetti della sua personalità: quelli di “realizzatore coraggioso” e di “profeta severo e inquietante”, ricordando che Egli aveva sposato Madonna Povertà in convento ed è rimasto povero durante tutta la sua vita di vescovo. Il padre passionista Perrone, nel suo intervento, parlò delle numerose missioni svolte dai Passionisti nella Diocesi di Cariati, al tempo del vescovo Faggiano. Concluse l’incontro culturale l’arcivescovo Agostino, che definì Faggiano: “uomo di preghiera, di penitenza, di povertà, di carità”.
L’apertura del processo informativo
Al 20 novembre 1987 si data l’apertura del processo informativo per la canonizzazione del Vescovo Faggiano, nella Cattedrale di Cariati. Chi scrive fu testimone di quell’evento storico e ne scrisse la cronaca sul periodico della Piana di Sibari “Tribuna”. Ecco una sintesi di quell’articolo (titolo: L’onore degli altari per Mons.Faggiano ?): “Il 20 novembre 1987 è una data che resterà memorabile nella storia di Cariati… Con l’apertura del processo informativo per la canonizzazione dell’indimenticabile vescovo di Cariati, il paese ha vissuto un altro importante momento della sua plurisecolare storia di sede vescovile. Nella concattedrale S.Michele Arcangelo, gremita di gente, erano presenti tutti i vescovi della Calabria, dal metropolita di Reggio mons. Aurelio Sorrentino all’arcivescovo di Cosenza Dino Trabalzini, dall’arcivescovo di Crotone-S.Severina, Giuseppe Agostino, a quello di Lamezia Terme, Vincenzo Rimedio, e, naturalmente, l’arcivescovo di Rossano-Cariati, Serafino Sprovieri. E c’era anche, ormai più che ottantenne, l’ex vescovo di Cariati mons. Orazio Semeraro, successore di Faggiano, venuto dalla sua Ostuni, la cui presenza ha suscitato molta emozione tra la popolazione cariatese, che ha avuto per lui dimostrazioni di affetto. Numerose anche le presenze di personalità del mondo politico-amministrativo, tra cui : il sindaco di Cariati, Leonardo Rizzo; il sindaco di Salice Salentino- (paese natale del vescovo Faggiano), il v. presidente della Regione Calabria, avv. Rocco Trento; il vice-prefetto di Cosenza; i pretori di Cariati e di Campana; il capitano dei Carabinieri della Compagnia di Rossano . La concelebrazione della S.Messa è stata presieduta dall’arcivescovo di Reggio, mons. Aurelio Sorrentino. Del Tribunale ecclesiastico sono entrati a far parte : mons. Giuseppe Agostino (presidente); Don Alfonso Siniscalco (giudice delegato); mons. Antonino Terminelli (promotore di giustizia); Don Renzo Bagarolo (notaio attuario); P.Serafino Pugliese (notaio aggiunto); P.Lombardo Lonoce (postulatore)”. Il processo informativo per la canonizzazione del vescovo Faggiano si chiuderà il 27 giugno del 1991, con una cerimonia che si svolse presso il Santuario dei Passionisti di Madonna d’Itria, a Cirò Marina, dove riposano dal 1981 le ceneri dello stesso vescovo. A quell’evento furono presenti gli arcivescovi di Crotone Santa Severina (Agostino) e di Rossano-Cariati (Sprovieri). La documentazione sulla vita, le virtù e l’opera del vescovo Faggiano è ancora all’esame della Congregazione delle cause dei Santi, dal quale si spera che possa arrivare la dichiarazione di “venerabilità” del vescovo-passionista,del quale noi Cariatesi dovremmo tenere viva la memoria, considerato il gran bene che Egli ha seminato tra la gente della sua amata Diocesi di Cariati, nei venti anni del suo episcopato (1936-1956).
Il vescovo dalle mani bucate

Ma chi è stato mons. Eugenio Raffaele Faggiano, vescovo-passionista di Cariati dal 1936 al 1956, noto come “il vescovo dalle mani bucate” ( così ebbe a definirlo il suo biografo P. Anselmo Librandi, nella monografia a lui dedicata nel 1978), perché non diede mai importanza al denaro, che elargiva, al di là delle sue possibilità, ai poveri? Ne diamo un sintetico profilo biografico-pastorale.
Originario di Salice Salentino (Lecce), dove nacque nel 1877, nel 1892, durante la missione predicata al suo paese dai Padri Passionisti, sentì la vocazione religiosa e l’anno successivo (1893) indossò l’abito religioso di passionista, assumendo il nome di Eugenio di s. Raffaele Arcangelo; nel 1903 fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Taranto. Negli anni della Grande Guerra fu cappellano militare. Successivamente andò a vivere nel Convento dei Padri Passionisti denominato Don Guanella, dove insegnò ai giovani studenti, ma non per molto, perché poco dopo si trasferì a Manduria, dove nel 1925 venne eletto Provinciale dei Passionisti di Puglia e Calabria.
Quando ebbe da papa Pio XI la nomina a vescovo di Cariati (26 novembre 1935) , si trovava nel Convento dei Passionisti di Laurignano (CS). Raccontano i suoi biografi che, per la sua profonda umiltà, pianse e fece di tutto per esserne esonerato; ma quando il Papa gli confermò la nomina già data, accettò in umiltà ed obbedienza. Fece il suo ingresso in diocesi il 19 maggio del ’36, e Cariati lo accolse come “il Messia”. Trascorse 20 anni a Cariati, e non deluse la sua gente; l’amò intensamente e da essa fu sinceramente riamato per le numerose opere compiute e per l’esempio di virtù dato con la sua azione pastorale. Si dimise, per motivi di salute e per l’età avanzata, dopo vent’anni di episcopato, nel settembre del ’56. Morì nel 1960 a Manduria (TA), dove si era ritirato, dopo aver lasciato la Diocesi di Cariati. Nel 1981 i suoi resti mortali furono traslati e tumulati nella chiesetta del Santuario di Madonna d’Itria, a Cirò Marina. Su richiesta unanime dell’Episcopato calabrese e dei Passionisti della provincia religiosa di Puglia, Lucania e Calabria, la Santa Sede ha autorizzato il Processo informativo diocesano in Calabria e in Puglia, aperto a Cariati nel novembre del 1987 e chiuso a Cirò Marina nel 1991, per cui a lui spetta il titolo di Servo di Dio. L’azione pastorale del vescovo Faggiano nella diocesi di Cariati fu intensa e incisiva in tutti i settori.

Il suo primo pensiero fu rivolto al Seminario, che, riaprì, dopo un accurato restauro. Dotò l’istituzione del Seminario anche di una sede estiva, a Perticaro, in quel di Umbriatico, dove i chierici potevano trascorrere le loro vacanze , lontani dalle insidie del mondo. Grandi benefici derivarono a Cariati e alla sua diocesi dal ventennale operoso episcopato di Mons. Faggiano. Sorsero, in quegli anni, centri di servizio sociale, affidati ai Passionisti; fu riorganizzata l’Azione Cattolica che, specialmente tra i giovani, svolse negli anni del dopoguerra, un’importante funzione di aggregazione socio-culturale, oltre che religiosa. Un bilancio chiaro della sua efficace azione pastorale è riassunto nella motivazione della cittadinanza onoraria a lui conferita nel 1953 dall’Amministrazione comunale di Cariati, presieduta dal sindaco democristiano Daniele Franza. In essa si elencano i meriti del vescovo-passionista : “Venuto a Cariati nell’ormai lontano 1936, quando la nostra diocesi, per la lunga vacanza del Pastore, trascinava la sua efficienza organizzativa alla men peggio, menomata fra le consorelle calabresi per le note, malaugurate vicende trascorse, ne assunse il governo con la saldezza e lo spirito di degno figlio di Paolo della Croce, fermo nella tradizione dei grandi vescovi e si assise a padre della sua Cariati e degli altri paesi della vasta diocesi, non disdegnando di condividere le ansie dei suoi figli spirituali e muovendo alla ricerca della creazione ex novo, anche a costo di rimanere povero nelle sue modestissime sostanze, di tutte quelle opere sociali e di quegli istituti che sono necessari al rinascere della vita cristiana. Così volse lo sguardo alla sua Chiesa Cattedrale, a cui regalò un magnifico pavimento e che abbellì di banchi moderni. Indi ci ha fatto assistere, estatici e stupefatti, al fatidico sorgere di un moderno Seminario in territorio di Umbriatico, destinato alla villeggiatura dei piccoli che aspirano all’aureola sacerdotale. Ha riorganizzato le file del clero e dell’Azione Cattolica.

Dedicò le sue vigili cure al Palazzo vescovile, finalmente risorto a novello splendore e non ha mancato di promuovere il restauro e la decorazione di tutte le chiese cittadine, che giacevano nel più squallido e deturpante abbandono. Ma l’opera che da anni ha assillato il suo spirito, è stata sempre la rinnovazione e l’ampliamento del Seminario Vescovile; l’opera, con sacrifici inauditi, è stata iniziata e quest’anno, dopo due anni di forzata chiusura, il vetusto e glorioso istituto sarà riaperto efficientemente e dotato di tutti i conforti moderni. (….). L’aureola veramente più nobile del nostro amato vescovo è costituita dalle due sue prerogative predilette: l’innata modestia e la sua volontaria povertà per cui è sempre apparso agli occhi dei suoi figli, come il padre che a tutto provvede sempre vigile per il bene dei suoi e sempre dimentico delle sue doti e del suo fulgore nell’infula prelatizia, come dei suoi bisogni materiali. (….). La porta del suo palazzo vescovile, in tutti questi anni di permanenza in Cariati, l’abbiamo vista aperta per accogliere i poveri ed i diseredati, per ricevere chiunque avesse bisogno del suo valido appoggio e che ha con effusione e con entusiasmo prestato a tutti senza distinzione di ceto e di classe. Tutto a lui deve Cariati e l’intera Diocesi: il maggiore lustro spirituale e la sua quotata ascesa fra le città dedite a Dio e alla Chiesa”.

Il vescovo Faggiano ha lasciato un ricordo indelebile nella memoria di quei cariatesi che hanno avuto, per ragioni anagrafiche e non solo, la fortuna di conoscerlo da vicino e di ammirarlo per la sua bontà ed operosità pastorale. Chi scrive, anche se negli ultimi anni dell’episcopato di Faggiano (metà anni ’50), era un ragazzo di scuola elementare, ne conserva un lucido ricordo, perché la sua figura era molto presente ed amata nella sua famiglia. Saverio Liguori, fratello dello scrivente, noto nel paese per le sue spiccate doti artistiche, ne dipinse il ritratto due volte: nel 1953 (vedi foto vicina al titolo di quest’articolo) e nel 1987, anno d’inizio del processo informativo.
Il primo dipinto, che lo ritrae vestito da Passionista, si trova oggi nel Convento dei Passionisti di Manduria (TA), dove Faggiano visse gli ultimi anni della sua vita, e fu un regalo fattogli dal clero di Cariati, in occasione del suo 50° di sacerdozio; il secondo che lo ritrae da “vescovo emerito”, è da qualche anno collocato sulla porta della sagrestia della Cattedrale di Cariati, e fu esposto la prima volta in una Mostra iconografica a lui dedicata in occasione dell’apertura del processo informativo.

A partire dalla pubblicazione del volume “Cariati nella storia” (1981), lo scrivente e suo fratello Romano , hanno tenuto vivo il ricordo dell’amato vescovo con varie iniziative culturali, tra cui la pubblicazione di un volumetto monografico sulla sua vita e la sua attività pastorale a Cariati e nella sua Diocesi (Tip. Orlando, Corigliano 2016, pp.52) e un riuscito incontro culturale , svoltosi in cattedrale il 24/11/2016 con la partecipazione dell’arcivescovo di Rossano-Cariati, Giuseppe Satriano, nella ricorrenza dell’80° anniversario della sua consacrazione episcopale (1936-2016), in cui si è discusso del contesto storico-sociale-religioso della Diocesi di Cariati negli anni dell’episcopato di Faggiano e del suo magistero episcopale attraverso l’analisi delle sue lettere pastorali.
Nota bibliografica essenziale
LIGUORI- F. LIGUORI, Cariati nella storia, Tip. Ferraro, Cirò M.1981, pp.243-249
LIGUORI- R. LIGUORI, Mons. Eugenio Raffaele Faggiano Passionista e Vescovo di Cariati dal 1936 al 1956, Tip. Orlando, Corigliano C. 2016 ( volumetto di 52 pagine)
F. e R. LIGUORI, Di Napoli, Faggiano, Venneri. Tre figure di maestri ed educatori per l’intitolazione delle scuole elementari di Cariati, Tip. Grafosud, Rossano 1996
Anselmo LIBRANDI, Mons. Faggiano il Vescovo dalle mani bucate, Manduria (TA), 1978
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