SCUOLA, RELIGIONE E TRADIZIONE: PERCHE’ IL PRESIDE DI ROZZANO HA SBAGLIATO

La vicenda della scuola di Rozzano non può non suscitare qualche riflessione in chi come me, e i miei ventiquattro lettori lo sanno, si considera laico fino al midollo e certo non smania per vedere i ragazzini, nelle scuole, praticare novene, recitare rosari o dire preghierine prima dell’’inizio delle lezioni, e allo stesso modo troverebbe fuori luogo sentirli inneggiare al Profeta Maometto o al mese sacro del Ramadan, o al rispetto dello Shabat, alla necessità della circoncisione ed altre consimili religiose amenità.

In linea di principio, dunque, trovo del tutto normale che le manifestazioni di carattere religioso e i loro promotori restino fuori quando suona la campanella della scuola, e dunque bene avrebbe fatto quel preside ad annullare gli spettacolini natalizi degli scolari.

A lasciarmi perplesso sono altre considerazioni, prima fra tutte la motivazione con la quale il preside ha giustificato la sua decisione: non bisogna offendere, ha detto, i bambini della scuola che appartengono a fedi diverse dal cristianesimo.

Per quanto mi sforzi, non mi riesce di capire in cosa veder celebrare il Natale cristiano offenderebbe un musulmano, un ebreo o un buddista: non si parla mica male della loro religione, se si parla bene di un’’altra. Seguendo il filo di questa logica si arriverebbe a conclusioni abbastanza bizzarre: si dovrebbe proibire di esporre nelle vetrine dei supermercati salumi e zamponi, notoriamente cibi immondi per musulmani ed ebrei; le donne italiane dovrebbero andare in giro velate, per non ferire il senso del pudore dei seguaci di Maometto; dal tramonto di venerdì a quello del sabato tutto dovrebbe fermarsi, per non far arrabbiare le pur sparute comunità ebraiche, e via di seguito, modificando il nostro modo di vivere per non ferire la sensibilità religiosa di questo o di quello. Si finirebbe insomma, per un malinteso senso della tolleranza, col legittimare le intolleranze altrui.

Forse il preside di quella scuola di Rozzano avrebbe potuto fare un ragionamento diverso. Ad esempio, avrebbe potuto convocare i genitori dei bambini, o mandar loro una lettera circolare per dire loro: “”So che tra voi ci sono fedeli di religioni diverse dal cristianesimo. Sappiate che da noi è tradizione celebrare le feste natalizie con canti e recite: è una cosa che, prima ancora che alla religione, appartiene alla nostra cultura. Noi rispettiamo la vostra, ci mancherebbe altro; ma sarà bene che voi, che siete venuti nel nostro Paese, vi abituiate a rispettare la nostra. Naturalmente nessuno si sogna di imporre ai vostri figli di cantare Tu scendi dalle stelle o di fare il pastorello in un presepe vivente; mi aspetto che nessuno di voi, da parte sua, pretenda che noi cancelliamo le nostre tradizioni per un malinteso senso del rispetto della sua fede””.

Io mi sarei comportato così. Fra l’’altro, avrei evitato di dare esca alle reazioni di gente come Salvini e compagnia cantante, alla quale non è parso vero di potersi ergere a difesa del cristianesimo offeso dalla dabbenaggine di quel preside, anche se con i principî di amore e convivenza del cristianesimo ci va d’’accordo come un mullah con una fetta di prosciutto.

Giuseppe Riccardo Festa

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