Prova di italiano agli esami di Stato: si faccia!

Non possiamo abbassare il livello di qualità della preparazione scolastica

Il Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, rifletta con attenzione per il bene comune su una questione ben precisa. Chi scrive ha due figli liceali che quotidianamente sono alle prese con le loro difficoltà di natura scolastica, legate ai risvolti pandemici, tra queste l’italiano scritto. 

Provi a resistere, respingendo al mittente l’intento negativo di continuare a escludere la prova scritta di italiano dall’esame di maturità. Purtroppo, la pandemia ha fatto già troppi e seri danni, specialmente in ambito scolastico. È sotto gli occhi di tutti, ahimè, lo scarso livello di apprendimento dei ragazzi e ragazze, durante il terribile spaccato di crisi pandemica.

Il Governo a guida Draghi si mostri, allora, determinato a respingere una pratica scolastica, già in uso da qualche anno in occasione degli esami di Stato, cioè dall’esonerare gli studenti dal sottoporsi al tema di italiano. Sarebbe un errore irrecuperabile già evidenziato in più occasioni, in tempi di “normalità”.

Non possiamo abbassare il livello di qualità della preparazione scolastica, in particolare riguardo all’italiano scritto, perché ne pagheremo le conseguenze in termini seri di formazione delle nuove classi dirigenti del Paese. Ministro, mi appello al suo autorevole e riconosciuto buon senso, per favore tenga dritta la barra.

Respinga al mittente la richiesta in modo fermo e determinato. Facciamo tornare la scuola alla normalità, reintroducendo le prove scritte alla maturità a partire dal tema di italiano. Parliamo di una prova fondamentale nel percorso didattico e formativo dei nostri figli, dopo mesi e mesi di Dad. 

È chiaro che essi faticano sempre di più ad esprimersi nella scrittura. Solo contrariamente si potrà dare risalto al merito ed alla valutazione. Ricordo solo che la prova di italiano ha il suo indiscutibile valore sul futuro degli studenti.

Non  si tratta soltanto di una semplice verifica finale ma di coltivare e mantenere nei ragazzi la capacità di argomentare e di scrivere intorno a un pensiero, che gli serve tantissimo per le ulteriori prove, che la gran parte di essi dovrà continuare a sostenere nel corso della vita. 

Nicola Campoli

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