POST-STORICISMO PER TUTTI, SOGNO DANNATO.

Sì, l’ eccezione siamo noi. Il Papa stesso anela un “mondo senza guerre”. Ovvio, è un sogno bellissimo, quasi un miraggio. Visione stupenda che emana da una sorta di “metaverso della storia”. Un’ esistenza virtuale elevata a reliquia solo in  ristrette fette di mondo che, ormai da decenni, vivono nel post-storicismo: l’Europa e il Sudamerica. Siamo nei “cortili di casa” statunitensi, dove la storia è in pausa da anni. Giardino sempre più in disordine il nostro, un orticello in lieve ripresa quello sudamericano. Tuttavia il resto del mondo (reale) perfino in questi ultimi mesi ha visto lo scoppio di oltre 30 guerre, anche se a noi interessa soprattutto quella iniziata lo scorso 24 febbraio in Ucraina. La ragione è comprensibile: è vicina.

Col pronome “noi” intendo indicare soprattutto gli europei occidentali che, in quanto cittadini di una sfera di influenza altrui da quasi 80 anni, sono abituati a relazionarsi e leggere le cose del mondo con dei codici personali: l’economicismo, la logica delle entrate e uscite, i profitti di chi, con la testa ben piantata sulle spalle, se fa un’ azione è perché ci guadagna qualcosa. Ne nasce un’ assurda convinzione, pur con un conflitto in corso come quello ucraino, evidentemente privo di una reale motivazione economica: è sempre tutto mosso in nome dell’economia, dalla finanza e diretto da alcune potenti multinazionali. Di volta in volta, seguendo tali teorie e al mutare degli scenari, aziende leader nel settore delle armi, piuttosto che in quello farmaceutico, decidono tutto lo scibile umano. Invece, contrariamente a quanto desidera pensare chi è perennemente in fuga dalla realtà, le questioni della strategia, la logica degli imperi e delle grandi potenze appartengono a un altro ragionamento. E’ una dimensione differente, dove regna il sentimento, anche negativo, vi comandano le passioni e c’è la vita vera, per terrificante che sia. Domina la brama di potere, una volontà manifesta di sottomere l’altro per il puro piacere di specchiarsi nella propria potenza. La paura di essere attaccati e quindi attaccare. Non c’è spazio nel terreno storico per temi altissimi o per i “lussi” del post- storicismo: diritti umani, femminismo, ambientalismo. Insomma, in questa visione della storia si impongono il buio, le tenebre, i sacrifici e le sofferenze. Molte, forse  troppe. Siamo nella casa del desiderio di potere, dove imperano la morte e la storia. L’ esatto contrario nell’ idillio  post storico, dove la vita placida spadroneggia.

No, non sarà post-storicismo per sempre – Durante questi ultimi 75 anni, nel continente più importante della storia, al contempo rovinosamente sconfitto nella II guerra mondiale, gli unici problemi sono stati cosa ci fosse in tavola, per quale squadra tifare o la moda da seguire. Tutto questo è destinato a finire prima o poi, non si puo’ essere post-storici per sempre e il  resto del mondo non si diletta con una vita tranquilla e godereccia. Si vive di sacrifici e rinunce. Si anela la gloria in mancanza di altro, non quel che è in voga. Questo accade non perché gli altri siano pazzi, ostinati nel rifiutare la dolce vita, ma perché da loro  la storia non è mai andata in soffitta, non è sparita dalla faccia della terra. Anche contrariamente a quanto profetizzò, all’ indomani del crollo del Urss, il politologo statunitense Francis Fukuyama. La storia c’è e con tutto il suo peso si farà sentire sui destini delle future generazioni.

Credere a tutto in cambio della “dolce vita” – Desideriamo credere alla consolatoria dizione di “alleati”, pur di restare comodi. Per preservare la nostra zona comfort accettiamo tutto, pensando al prossimo videogioco o all’ultima novità in arrivo sul mercato dell’ Hi Tech. Come davanti a uno specchio leggiamo la realtà al contrario: essendo stati della UE siamo le province della perla di un impero (Usa), eppure vogliamo vederci sovrani e con un ampio potere decisionale. Dentro questa nostra fantasia possiamo dotarci di un vero esercito e poter andare contro gli interessi strategici degli Stati Uniti. Dall’ immaginazione deriva la credenza che l’articolo 5 dell’ alleanza atlantica, alla quale siamo stati sottoposti dopo la nostra epocale sconfitta nel 1945, sia un patto tra pari grado. Invece non è così, come ha chiaramente dimostrato la cronaca nel settembre 2001, quando in un eccesso di servilismo gli alleati provarono a far scattare tale articolo a difesa dell’ impero colpito al cuore dagli attentati alle torri gemelle. I satelliti ricevettero un netto rifiuto, anche piuttosto schifato, dall’ egemonia a stelle e strisce, che intese ribadire chi comandava. Gli altri, dallo stesso egemone che si spara addosso coi fucili e assalta il suo Campidoglio, fino a luoghi esotici quali l’ Afghanistan e l’ Iraq, per arrivare ad altri imperi come Cina e Russia, ci sembrano dei matti che rifiutano una vita tranquilla e dedita allo svago per riempirla con sacrifici, assalti, bombardamenti e guerre. Il problema, purtroppo per noi, è che nel pianeta e nella storia la “normalità” è quella, non la nostra.

Come si chiuderà l’ombrello post-storico e cosa ne sarà di noi ? – Probabilmente l’ombrello Usa, aperto durante tutta la guerra fredda e per i 30 anni successivi, si chiuderà piano piano, ma si chiuderà.  Forse non oggi, con questa illogica guerra alla disgraziata Ucraina, un ring che serve soprattutto a stabilire l’assetto futuro, nella partita decisiva per l’egemonia globale: lo scontro per Taiwan contro la Cina. I primi segnali si cominciano già a vedere e ovviamente, in popolazioni capaci unicamente di pensare in termini economicistici, sono allarmi economici. Non è un caso se con l’ennesimo conflitto per procura tra Stati Uniti e Russia (in Ucraina) la nostra qualità della vita peggiorerà dal punto di vista economico, per adesso: aumenti del costo per l’energia e il riarmo, quindi depressione, disoccupazione, chiudere numerose aziende europee. Gli Stati Uniti che non garantiranno più una specie di “American dream” in salsa europea, più semplicemente ci chiederanno pegno e passeranno all’ incasso per 80 anni di benessere. Imporranno, non in quanto alleati ma semplici province sottomesse, alle quali qualsiasi strategia e decisione è preclusa, di pagare la difesa del loro impero e non del nostro. E’ un atto che servirà soprattutto a giocarci nel contenimento cinese (destino segnato per la cosiddetta “vecchia” Europa, cioè i paesi più importanti dell’ Unione Europea) nel cosiddetto oceano Indo-Pacifico. Contemporaneamente continueranno a sperare che il contenimento della Russia possa essere ancora appaltato ai paesi orientali (la cosiddetta “nuova” Europa nel gergo degli apparati statali Usa), grazie alla loro giustificata russofobia. Ma questo non basterà alla strategia Made in Usa, perché un ulteriore sacrificio sarà quello economico. Se serviranno sanzioni (oggi contro la Russia per l’ Ucraina, domani contro la Cina per Taiwan) queste graveranno soprattutto su noi europei. Sarà un autentico martirio per come siamo stati abituati negli ultimi decenni.

Bontà “Made in Usa” e sogno americano, i grandi abbagli – Dovremmo chiederci da cosa deriva il nostro stupore. Probabilmente da un “grande sonno”. Una catalessi post-storica e dalla quale siamo appena stati svegliati, sarà difficile riprendersi. In questa lunga sospensione dalle asprezze della storia abbiamo assurdamente pensato che l’ impero Usa fosse veramente un egemone buono e che la pax statunitense durasse per sempre. Ammettiamolo, abbiamo desiderato credere alle previsioni di fine novecento scritte da quel “geniaccio” un po’ folle: Francis Fukuyama. Soprattutto perché a noi europei faceva piacere dondolarsi nella culla post storica. Abbiamo fatto nostra la buona novella: gli  “americani”, siccome sono naturalmente buoni e dediti a far germogliare ovunque i boccioli dei diritti e la democrazia, si sono dedicati a far star bene noialtri. E’ toccato proprio a noi europei contemporanei un impero che pensa più al bene nostro che a quello suo. Già, nella nostra fanciullesca e rassicurante immaginazione la storia del mondo va dalla pax romana a quella statunitense contemporanea. E allora devon essere pazzi questi americani. Si passa dal SPQR di Asterix (Sono Pazzi Questi Romani) al sono pazzi questi americani. Deve essere davvero così se si dedicano al benessere altrui pur a scapito loro. Altruisti dal cuore d’oro. E invece no, la storia è un’ altra cosa, molto più brutta, ma soprattutto ha molto a che fare con il mondo reale: un postaccio.

Tutti dicono “I love post-storicismo” – Dentro la bolla post-storica un bambino di 6 anni deve imparare a montare i mattoncini della Lego, fuori deve saper smontare un AK-47, il celeberrimo mitragliatore sovietico. Succede perché il primo bambino deve pensare giustamente solo a divertirsi, il secondo a sopravvivere, uccidendo. Nel post-storicismo l’oggetto più diffuso è il cellulare, fuori il Kalashnikov. Non sono differenze da poco, per questo capita di ascoltare una giovane madre ucraina dire: “Fino a poche settimane fa pensavo che l’Europa occidentale fosse il più fantastico dei sogni, oggi vorrei solo tornare a casa mia”. E’  tutto qui: ciascuno anela il post-storicismo, perché sinonimo di tranquillità, vita sana, divertimento, amicizia, amore e partite di calcetto. La storia è guerra, sofferenze, atrocità, torture, stupri e combattimenti per bandiere e territori, voler spostare dei confini inesistenti. In guerra ci si crepa e basta. Nessuno anela un’ alleanza militare, con unico padrone, ma tutti vogliono una cosa sola: il benessere post-storico. Il sogno più anelato, il sogno dannato. Da ciò le continue richieste di adesione alla UE o alla Nato, tutti credono voglia dire post-storicismo. Peccato non sia così. Non ci sono ragioni etiche o morali, solo una naturale ricerca del benessere, pregiato monopolio dell’ Europa occidentale fin dal dopoguerra. Non a caso gli altri sembrano vivere dentro un incubo (storico) e in un contesto che noi, dalla nostra visuale privilegiata, non riusciamo a vedere. Eppure loro sembrano restare in un equilibrio, pur precario, tuttavia anche vivere in società che non conosciamo né ci corrispondono. Pare quasi non si rendano conto quanto fatichiamo a riconoscere i loro valori, non ne vediamo l’utilità: gloria, nazionalismo, conquiste, credibilità imperiale. Tutto ci appare folle, c’è un’ unica ragione: noi da quasi un secolo non conosciamo la vita che ucraini e soldati russi stanno vivendo nell’ oggi. Ci disorienta quella realtà orrenda, perché ci appare comunque solida, autentica, vera. Per noi ha il retrogusto orribile dell’ antico, ma al tempo stesso la consistenza della nostra contemporaneità. Tutto questo ci destabilizza e spaventa. Certe scene, comuni se la storia tornasse a bussarci alla porta, narrano qualcosa di troppo terribile e le vittime ne sono la testimonianza tangibile. E’ la cronaca in diretta di un inferno che anche noi potremmo vivere. La consapevolezza che se la storia volge su se stessa anche le nostre esistenze potrebbero esserne sconvolte. Per evitare ciò il post-storicismo va preservato ovunque, come il bene più prezioso. La strada dell’ umanità è ancora lunga, la qualità del viaggio è quello che più conta.

MARCO TOCCAFONDI BARNI

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