
Il quarantottenne A.L. aveva perso il lavoro nel giugno del 2012 e da marzo non percepiva più lo stipendio. Viveva con la moglie ed un figlio di 12 anni in Via Marte e ieri mattina, secondo la ricostruzione degli investigatori, ha deciso di farla finita gettandosi dallultimo piano dellabitazione dei suoceri, in Via Cosenza. A.L., per quel che abbiamo potuto apprendere, si reca di buon mattino nella casa, non abitata, di proprietà dei suoceri e della quale, evidentemente, ha le chiavi. Non sapremo mai cosa passa per la testa delluomo, ma certamente non è facile curare una famiglia se non si ha uno straccio di lavoro, un qualsiasi lavoro; se assieme al sudore si perde pure la dignità che solo unoccupazione decente garantisce; se nel mondo del profitto a tutti i costi ci si ritrova letteralmente con la faccia per terra; se nessuno, i pochi che possono, ti da una mano; se le notti sono desolatamente bianche ed i giorni bui; se gli occhi si perdono nel vuoto ed il cuore sinaridisce. A.L. faceva il manovale presso unimpresa locale. Chi lo conosce giura che era una bravissima persona, carica di entusiasmo e piena di vita, proprio quella che ha deciso di stracciare in una insolita e mite alba che si affaccia sulla distesa del mare. Gravido di codesti tremendi e dolorosi pensieri, A.L., che soffriva di crisi depressive, cominciate proprio in concomitanza col licenziamento, va dritto alla meta, che deve aver rimuginato e preordinato per tempo. Arriva allultimo piano e si lancia nel vuoto, come un angelo a cui qualcuno ha tarpato le ali. Forse, quegli istanti che gli sembrano eterni: e crede di volare. E si schianta sullasfalto, senza più nulla da dire e da dare. Il silenzio è rotto dallululato delle sirene; giunge lambulanza del 118 che lo trasporta a Rossano, allospedale Giannattasio. Ma il trauma è gravissimo e le condizioni disperate. Dopo poche ore A.L. vola davvero, ma questa volta verso lalto. Vittima del sistema crudele ed assassino, A.L. allunga linterminabile scia di sangue delle morti incivili: troppe persone, scippate nellorgoglio e nel decoro; fiaccate da unesasperazione brutale; derubate della speranza e del futuro (perché, per una idea spaventosa del lavoro, non può esserci futuro quando si è alla soglia dei 50 anni), cercano, e trovano, la via più breve, quella che risolve tutti i problemi e macina, nei vivi, frammenti di desolazione e rabbia, tanta rabbia. Proprio ieri mattina, presso il giudice del lavoro di Rossano, era prevista ludienza che lo stesso A.L. aveva promosso nei confronti del suo ex datore di lavoro per ottenere almeno gli stipendi arretrati che gli spettavano prima del licenziamento. Ironia della sorte; scherzo beffardo di un destino amaro, A.L. non ha retto più e si è lanciato nel vuoto, il medesimo vuoto che da giugno gli faceva compagnia perché è lapparato a decidere quando luomo diventa inutile per sé e per gli altri.
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