Mandato di arresto per Putin: giustizia o exit strategy ?

di Marco Toccafondi Barni

– Potremmo chiamarla la Corte dei satelliti. Già, perché la cosiddetta Corte penale internazionale dell’ Aja, che ha incriminato Vladimir Putin pochi giorni fa, è sì composta da molti stati (123), ma tra loro non c’è neanche un impero. Sono tutti paesi che contano poco o nulla, tra i quali figura addirittura San Marino.

– Una Corte fake – La cosa più patetica della Cpi, nota e quindi visibile fin dai tempi della guerra civile nella ex Jugoslavia esplosa nei primi anni ’90, all’ indomani del crollo del Muro di Berlino e dell’ Unione Sovietica, è la contraffazione. Già, perché con un po’ di malizia è facile notare come sia situata proprio all’ Aja per confondersi meglio con un organismo più serio e soprattutto legato all’ Onu:  la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite. E’ un’ astuzia assai banale, ma al tempo stesso utile per apparire prestigiosa a occhi e orecchie altrui. In realtà si tratta di 2 tribunali diversi, eppure anche nel nome, oltre alla ubicazione, si scorge un pietoso tentativo di falsificazione e pensato all’ unico fine di turlupinare meglio le opinioni pubbliche. Come con un paio di scarpe griffate si muta leggermente il nome sostituendo il termine giustizia con penale. Un tentativo invero patetico pur di ottenere una autorevolezza inesistente.

Perché questa Corte non è autorevole ? La ragione è la più semplice e banale, anche se risulta incomprensibile per gli stati che la compongono, appunto in quanto satelliti altrui: nel mondo reale il diritto, al pari dell’ economicismo, non conta niente. Fuori dalle province di un impero si sciolgono entrambi come neve al sole, evaporano di fronte alla realtà della forza e alle logiche della strategia e della geopolitica. Questa Corte (Cpi) ne è soltanto un esempio lampante, non certamente l’unico. E poco importa se persino una donna di legge valida come Carla Del Ponte (Capo del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia) via carta stampata si azzuffa col poliziotto russo più cattivo, quel Dmitrij Medvedev un tempo buono per i nostri media, riguardo l’utilizzo della carta igienica: sarebbe utile a Putin quando dal Cremlino sarà trasferito nella cella fantasticata dalla Del Ponte oppure nel più verosimile paragone proposto sui suoi social dall’ex presidente russo per denigrare pubblicamente la Corte stessa e i suoi dispositivi. Fin dai tempi dell’ Impero romano le province di Roma vivevano di economia e benessere e vigeva ovviamente il diritto romano, uno dei più sofisticati e antichi della storia umana. Tutto questo avviene perché da sempre nei paesi sottomessi è preclusa ogni strategia dall’ impero che comanda. Identica cosa accade anche oggi a noi stati satelliti Usa, dove appare ovvio che economia, benessere e diritto rappresentano tutto, ma appena le grandi potenze, gli imperi, si scontrano, per procura o meno, la realtà e quindi la nostra condizione di conquistati e annessi si palesa. Lo scarso potere della Cpi e la sua bassa autorevolezza ne sono il risultato evidente e sotto gli occhi di tutti. Non è un caso, infatti, che nella sua non indimenticabile “carriera” la Corte penale non sia riuscita neppure a far arrestare il presidente del Sudan, figuriamoci come finirà con quello della prima potenza nucleare del mondo.

Decisione pro Ucraina o exit strategy per la Russia ? – Nella vita e quindi anche nella storia ogni azione puo’ celare e infine svelare il suo contrario. Basti pensare al fidanzato che regala un anello alla fidanzata per poi lasciarla pochi giorni dopo per un altro amore che durava da tempo. Certo, anche a causa della propaganda martellante, che da oltre un anno rintrona i sudditi occidentali, questa inutile scelta di incriminare il leader del Cremlino viene oggi vista come un atto favorevole all’ Ucraina e contro la Federazione russa, tuttavia se si analizzano approfonditamente i fatti e si tralascia per un attimo la grancassa suonata in Occidente vi si potrebbe verosimilmente scorgere una possibile via di uscita per la Russia dall’ impasse dove si è andata a cacciare. In sintesi la scorciatoia proposta è quella di addossare tutte le colpe a Putin e dunque assolvere la collettività e gli apparati statali della Federazione. Come a dire: russi vi offriamo il perdono a stelle e strisce se voi accantonerete Putin dentro una dacia da sogno e con una pensione dorata. Ovviamente sempre fedeli alla menzogna mediatica che questa è la guerra di Putin e non certo dei russi, propinata fin dall’inizio e ignorando volutamente l’enorme consenso del leader. E’ un modo come un altro per addossare a un singolo individuo, seppure messo al potere dalla collettività e dal suo sentire medio, tutte le responsabilità di un conflitto, in modo da sgravare  così il resto della collettività e gli apparati dello stato dalle loro responsabilità. In fondo i leader servono a questo. E’ un vecchio trucco della storia, stavolta rispolverato perché la potenza egemone Usa è conscia che, come all’ epoca di Nixon – Kissinger, oltre mezzo secolo fa con la Cina , quella tattica oggi va usata al contrario. Presto o tardi ci sarà infatti da scegliere se giocare l’avversario debole russo contro il Dragone cinese. La decisione non puo’ essere  rimandata ancora. Ecco dunque la via di uscita possibile, utilizzando il solito vettore intriso di ipocrisia dei diritti umani, offerta decisamente ai russi e che solo una lente offuscata dalla propaganda puo’ far vedere incline all’ Ucraina.

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