■Antonio Loiacono
L’introduzione della vigilanza dinamica da parte dell’Esercito all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia segna un passo estremo, ma evidentemente necessario, per contrastare le aggressioni al personale sanitario. Nonostante la presenza di un posto fisso della Polizia di Stato, la decisione di coinvolgere i militari riflette l’urgenza e la gravità della situazione. Purtroppo, episodi di violenza contro medici e infermieri sono diventati sempre più frequenti, tanto da richiedere una risposta di questo calibro.
Se da un lato può sembrare una misura necessaria per garantire l’incolumità di medici e infermieri, dall’altro ci si interroga su come siamo arrivati al punto in cui è indispensabile la presenza di militari per evitare violenze all’interno di una struttura che dovrebbe essere simbolo di cura e protezione.
Che il personale sanitario, impegnato quotidianamente a salvare vite, debba essere tutelato da misure tanto drastiche rivela una crisi di fiducia e di civiltà. Ma più che una soluzione definitiva, l’invio dei militari sembra essere una toppa temporanea che non risolve le cause profonde del problema: carenze strutturali, attese interminabili, disorganizzazione e tensioni esasperate spesso figlie di una sanità al collasso.
Insomma, mentre si cerca di prevenire nuove aggressioni, sarebbe auspicabile che si lavorasse anche per ridare dignità a un sistema sanitario che sembra essere in trincea non solo per curare i pazienti, ma anche per difendersi dagli stessi.
Estendere la sorveglianza anche a stazioni ferroviarie e altre aree strategiche della città evidenzia come la questione sicurezza non riguardi solo l’ospedale, ma l’intero territorio vibonese. Se da un lato l’iniziativa può essere rassicurante per chi lavora e vive in queste zone, dall’altro desta preoccupazione che una città debba arrivare a militarizzare luoghi pubblici e ospedali per garantire ordine e protezione.
È chiaro che le forze dell’ordine e le istituzioni sanitarie locali si trovano a fronteggiare sfide complesse, non solo legate alla gestione delle emergenze sanitarie ma anche alla sicurezza del personale. Tuttavia, un intervento militare, per quanto necessario, deve essere accompagnato da una riflessione più ampia sulle cause di queste tensioni, affinché soluzioni più strutturali e a lungo termine possano prevenire future crisi di questo tipo.
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