La stagione estiva volge al termine.

La parola “crisi” risulta essere tra quelle più abusate dalla gente comune e dagli organi di informazione. Su questo non ci piove. É un luogo comune difficile da sfatare per grandi e piccoli. Basta ascoltare un telegiornale o leggere un quotidiano e venire coinvolti dal fiume in piena. Una sorta di malattia cronica dalla quale non si riesce a emergere ed i cui effetti sono devastanti. Un pessimismo che dilaga tra la gente, al punto di diffondere un allarmismo a tratti anche forse oltre misura. La stagione estiva volge al termine. Siamo entrati nell’ultima decade del mese di agosto. Non ci sono ancora i risultati definitivi, in termini di presenze turistiche nelle regioni italiane più gettonate nei mesi di luglio e agosto. Attualmente circolano i primi dati ufficiali che ancora una volta rappresentano un ulteriore elemento negativo delle conseguenze della crisi economica internazionale. Sembra che la regione Calabria, a detta dell’ex parlamentare del PD Franco Laratta, notizia appresa su questo sito web di informazione, faccia registrare addirittura un meno 40 % di presenze di turisti rispetto all’anno scorso nelle strutture alberghiere. Mi appare una dato ad oggi davvero preoccupante e poco rassicurante per il futuro. Ritengo, però, che per fare delle valutazioni più oculate e ponderate occorre attendere le statistiche complete. Nel frattempo, approfitto delle prime anteprime per fare delle considerazioni sparse, utili alla riflessione comune e moderata. Ho avuto modo, ad inizio agosto, di leggere con attenzione il Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile 2011/2013, approvato dal Consiglio regionale nell’ottobre 2011. Una sorta di memorandum sullo stato dell’arte del turismo in Calabria e sulle possibili azioni da intraprendere, per favorire la valorizzazione e promozione della vocazione turistica della regione dello stivale della penisola. Una traccia che ho trovato ben fatta e con una descrizione puntuale dei punti di forza e debolezza dei diversi territori, appetibili al turismo, in cui é divisa la Calabria. Alla luce del documento suddetto penso vadano fatte, prima delle facili sentenze, le corrette analisi, circa le azioni realizzate o meno, previste nel Piano. Una valutazione ex post di ciò che si era pianificato anticipatamente in modo condiviso, per ragionare sui motivi per i quali si é arrivati probabilmente a un risultato negativo di presenze turistiche nella stagione che sta per finire. Volendo accennare, ma ripeto con un fare esclusivamente maccheronico e non scientifico, ad una sorta di primissimo focus sull’annualità estiva nella micro realtà di Cariati, in attesa delle cifre ufficiali, non posso che constatare una presenza ad occhio meno numerosa di turisti nella cittadina ionica, a confronto degli anni precedenti. Il problema immondizia, che ha aperto la stagione estiva e sembra anche chiuderla, é stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Visto che il turismo a Cariati é prettamente quello tradizionale balneare, fatto principalmente da proprietari di seconde case, alcune di queste non si sono aperte. La ragione sarà stata anche la crisi, ma ci credo poco. Chi ha avuto la possibilità negli anni addietro di acquistare una piccola abitazione in loco, l’avrebbe sicuramente sfruttata in tempi di vacche magre. Su questo c’é bisogno di ragionare unitariamente in modo non affrettato e semplicistico. Cariati manca di una politica turistica che in primis significa accoglienza delle persone. La gente, e bastano due chiacchiere scambiate sulla spiaggia o in un esercizio commerciale per comprenderlo, non si sente affatto “coccolata”. Quel minimo che serve per sentirsi a casa propria e per essere orgogliosi del luogo dove si é deciso di trascorre il periodo di riposo e fare dello stesso anche una icona invernale. Tutto questo non c’é, a partire dall’assenza minima di un presidio turistico che possa dare le informazioni base a un “forestiero” e una pulizia delle spiagge, degna della straordinaria bellezza paesaggistica. Pertanto, alla concezione fatalistica della crisi , come malanno che ci é capitato, credo che occorre anche nel proprio piccolo reagire, ciascuno per la sua parte. Infatti, quello che c’é da fare é lì, chiaro e semplice, di fronte a noi. Speriamo di superare la critica situazione di stallo in maniera sinergica e con finalità comuni. Nicola Campoli

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