LA DEMOCRAZIA VESTE BURQA

Non lasciamole sole“. Già, ma con i giudici statunitensi. Si parla degli apparati statali Usa, i taliban sono ormai dimenticati e casomai imitati, che hanno sancito come l’aborto negli Stati Uniti non sia un diritto. Non é passato neanche un anno dalla patetica ritirata dall’ Afghanistan da parte USA, frutto amaro di evidenti divisioni insite tra apparati di intelligence e Pentagono, che scopriamo come, dopo oltre vent’anni di scempiaggini demagogiche e propagandistiche su un fantomatico scontro di civilità, l’inciviltà é qui da noi. Al solito si manifesta sul corpo delle donne. Di più, agisce contro di esse anche se, a chiacchiere, l’Occidente dice di volerle difendere grazie ai presunti e fin troppo sbandierati “valori occidentali”. E’ di pochi giorni fa la sentenza della Suprema Corte che nei fatti sferra un attacco grave, teso a ribaltare la decisione di quasi mezzo secolo fa (1973, Roe VS Wade), contro almeno 36 milioni di donne statunitensi, soprattutto quelle povere e perció impossibilitate ad intraprendere lunghi viaggi per interrompere una gravidanza non voluta in stati del paese piú progressisti

No libertà, no diritti, sì carta – Come ricordato innumerevoli volte nella carta degli Stati Uniti non compare neppure una volta la mitica parola democrazia. No, la parola democracy non viene citata, mai. A pensarci bene é persino logico, visto che i padri fondatori erano leader elitari col terrore del popolo, altro che mettere in mano alla gente le decisioni e le sorti dello stato. Tutto il contrario. Infatti la democracy non si trova, basta solo controllare. Non ci vuole molto. Eppure gli Stati Uniti vengono definiti la più importante democrazia del mondo, anche se da quelle parti non esiste il voto segreto ed é impossibile recarsi liberamente al seggio elettorale, infatti ci si deve obbligatoriamente registrare indicando prima le intenzioni di voto. Infine scopriamo come soprattutto le donne siano spiate per conto e su ordine degli apparati stessi, nel caso intendano decidere volontariamente del loro corpo. La costituzione USA prevede l’uso e la libera vendita delle armi come fossero dei soprammobili, ma nel contempo vieta alle donne (ovviamente in quanto tali e in pieno delirio di onnipotenza sessista) il diritto di decidere della propria esistenza e del proprio essere in nome di quella stessa vita che il secondo emendamento miete di continuo.

“Ecce Donna”, anarchismo e liberta’ – La questione del corpo delle donne é sempre molto complessa. Risulta difficile per un uomo comprendere fenomeni quali la prostituzione o cosa possa spingere alcune giovani fanciulle, magari intelligenti e colte, a vendere il loro corpo in cambio di un’ apparizione in tv, uno scatto nella carriera e nel lavoro, una borsa, qualche capo firmato. Dicevo che e difficile, sì, ma appunto lo é per un uomo. Lui non viene chiamato a dover dare sempre di più, ad essere giudicato in quanto appartenente a quel genere sessuale, a dover dimostrare perennemente qualcosa. E’ la sensazione che una donna vive ogni giorno. L’ultima decisione della Suprema Corte (guarda caso composta in maggioranza da uomini), che puo’ apparire scioccante solo per chi finge oppure non conosce il sistema statunitense, ne é un’ altra prova. Non sarà certamente l’ultima. Colpisce unicamente perché stavolta avviene nel nostro egemone, nell’ impero a stelle e strisce e al quale siamo sottomessi da quasi 80 anni a causa di una rovinosa sconfitta militare. Di conseguenza influenza anche i nostri destini e costumi. Non é certamente un caso se, appena uscita la sentenza Oltreoceano, alcuni alti prelati come Monsignor Bruno Forte e l’arcivescovo di Ventimiglia Antonio Suetta hanno immediatamente espresso l’auspicio di una riflessione sulla legge 194 anche in Italia. Il primo paragonando addirittura la libera scelta femminile di abortire ai crimini di Putin in Ucraina, il secondo augurandosi che la sentenza negli Usa faccia scuola anche da noi. Comunque la si veda, favorevoli a quel che definiamo democrazia o meno, al nostro impero dominante e ai suoi aspetti sempre piú totalitari e oscurantisti, chiunque crede nella libertà di scelta dovrebbe essere consapevole che qualsiasi decisione sul proprio corpo, in un mondo libero, non democratico o statunitense ma semplicemente libero, spetta unicamente alla donna. A nessun altro. La ragione é la più ovvia e dunque banale: quel corpo é suo. Non appartiene agli apparati, né allo stato o alla fede religiosa. E proprio qui entra in gioco il pensiero anarchico. Se esiste un’ eredità che l’anarchismo ha lasciato all’umanità é la convinzione e nel contempo la pretesa che ogni autorità dovrebbe giustificarsi per poter esercitare un potere. No, non esistono auto giustificazioni valide: la fede, la patria, il rito elettorale, una presunta maggioranza, un diritto dinastico o divino. La domanda che quindi va inevitabilmente posta a tutti coloro che si definiscono democratici e democratiche, di fronte a questo ennesimo scempio della libertà perpetrato in nome della democrazia é la seguente: chi o cosa dà il diritto di scegliere e decidere sul corpo di una singola donna ? La risposta la sappiamo tutti e sarebbe nessuno, in un mondo ideale, ma nella realtà si tratta della forza, il potere, il risultato sconcio di una società patriarcale e che un genere da sempre piú forte e ricco esercita sull’altro. Anche per questo va riconosciuto quello che é sotto gli occhi di tutti: democrazia e imperi sono nemici giurati delle libertà. Anche se la propaganda alla quale veniamo sottoposti quotidianamente vuol venderli come sinonimi. Non lo sono e la sentenza lo dimostra una volta in piú.

Liberi democratici o spiati ? – Oltre un anno fa su queste pagine pubblicammo un articolo che trattava della rete e delle sue manipolazioni (chi vuole puo’ ancora leggerlo). L’argomento principale era il fatto, invero sconosciuto a parecchi, che i social network e la rete, anche se vengono incredibilmente scambiati come luoghi di libertá e dibattito, sono il più micidiale strumento di spionaggio da parte statunitense. Un’ arma utile per intuire le tendenze e dunque le eventuali mosse delle diverse collettivitá, quelle dentro la sfera di influenza statunitense come quelle rivali. Ebbene, ancora una volta i fatti, che hanno la testa molto piú dura del soft power, si svelano per ció che sono e infatti le donne degli Stati Uniti vengono costantemente spiate attraverso le tracce lasciate nel mondo virtuale di Internet e dei social. Si usa tutto pur di ottenere prove nel mondo virtuale utili a perseguitarle in quello reale. Sovente si cercano indizi e parole che potrebbero provare un’ interruzione di gravidanza volontaria, in tal caso si aprirebbero le porte del carcere. Ecco la democrazia e la sua “libertá”, ecco il suo vero volto: l’antico controllo sul corpo delle donne. Ovviamente a smentire ancora una volta la leggenda metropolitana di potenti multinazionali padrone del mondo, un’ infantile convinzione di chi riflette pochino, c’é il fatto che le facoltose aziende dell’Hi-Tech sono costrette, obtorto collo, a concedere i dati agli stati che poi li utilizzeranno per perseguitare queste cittadine. La sciocchezza di multinazionali dominatrici incontrastate della terra in quanto ricche é dimostrata da ció e anche dal fatto che persino l’ uomo piú ricco del pianeta, Jeff Bezos, fu ricattato e spiato nel caso di Jamal Khashoggi, dall’ Arabia Saudita. Se é capitato all’ uomo piú ricco del mondo figuriamoci a una donna che vuole abortire, magari per povertá.

Un eventuale oblio sará colpa anche delle donne ? Ebbene sì, almeno di alcune: le liberali. Quest’ultime sono parte del problema, non la soluzione. Non bisogna farsi prendere dalla solidarietá pelosa, spesso interessata, dei troppi “ometti” cosiddetti “femministi”, che sono attratti da altro rispetto ad un’ autentica emancipazione femminile. Essi dimostrano solidarietá, a parole, ma poi rimangono dei democratici e dunque nemici, in quanto amici dello status quo patriarcale e capitalista. Le donne sono senz’altro il genere sessuale svantaggiato che, in quanto tale, da millenni vive una condizione di inferioritá manifesta proprio a causa del potere maschile. Eppure non sono una minoranza, anzi. Sono la metá degli esseri umani, talvolta addirittura in lieve maggioranza nelle rispettive collettivitá; di conseguenza se certe sentenze, leggi e discriminazioni vengono accettate e si finisce per edulcorarle, magari anche perché arrivano dalla potenza egemone, allora parte della colpa é anche di chi accetta di subire simili violenze. Sì, perché esattamente di violenza e controllo del corpo trattasi. Nessuno sano di mente accetterebbe che, in nome di una presunta volontá maggioritaria, si permettesse una violenza carnale o un sacrificio usando il corpo femminile per soddisfare una voglia o un desiderio. Sono riti barbari di un tempo che fu. Dunque non si comprende davvero per quale astrusa ragione lo stato (o gli stati) dovrebbero invece avere il diritto di perpetrare sul corpo femminile una violenza inaudita come quella di costringerle a portare avanti una gravidanza indesiderata. Se tuttavia lo accetti , finendo per “inzuccherare” tali imposizioni solo perché te lo chiede il tuo impero, allora appare chiaro che la responsabilitá un po’ é anche tua, spesso maggioranza nella collettivitá. Se a un’ aggressione simile rispondi col classico io speriamo che me la cavo, nel senso che forse personalmente speri di infrangere quel celeberrimo “soffitto di cristallo”, tanto caro al femminismo liberaldemocratico, allora significa che ti sta bene lo status quo. Banalmente non aneli altro, badando al tuo orticello. Un femminismo consapevole e alla ricerca di una seria e autentica emancipazione deve invece ritenersi insoddisfatto fin quando non vi sará una reale uguaglianza e mai pago dei vuoti diritti formali privi di giustizia elargiti da una democrazia senza libertá per ogni singola donna.

Ma intanto edulcoriamo – Insomma, il femminismo liberaldemocratico somiglia troppo a personaggi questionabili e inquietanti come i vari Beppe Severgnini o i Francesco Borgonovo che, pur da sponde apparentemente opposte, vaneggiano in televisione di un diritto che comunque resiste negli Usa (Severgnini), tanto che alcune donne possono permettersi di viaggiare in altri stati o ancora di una scelta democratica visto che i governatori degli stati che vieteranno il ricorso all’aborto saranno votati da un elettorato (Borgonovo). I 2 uomini, guarda caso, non si rendono conto che, oltre all’ atrocitá di parlare in certi termini di aborto da parte di due maschi, proprio questi strambi ragionamenti fanno sí che la democrazia vesta il burqa occidentale: non si capisce per quale ragione tutti quanti dovrebbero votare e decidere su una scelta che secondo logica e buonsenso compete ogni volta a un’ unica donna. La faccenda non riguarda la collettivitá, anzi. Solo una persona e la sua volontá. Avviene una tale assurditá perché é il frutto avvelenato di mentalitá distorte e ideologizzate dalla democrazia liberale. Atteggiamenti strumentalmente lesivi delle libertá individuali che si riscontrano in altre cosiddette democrazie e opinioni pubbliche, vedi lo stato di Israele o le nostre opinioni pubbliche. Gli israeliani reclamizzano la propria cultura “gay-friendly”, ma al fine di giustificare la sottomissione brutale dei palestinesi definiti, non a torto, omofobici. Idem da noi, dove molti soggetti ostentano sí tolleranza verso il movimento LGBTQ+, ma per poi legittimare il loro razzismo contro un utile capro espiatorio: i musulmani. Oggi appare sempre piú evidente come chiunque deve fare delle scelte se non vuol subire quelle altrui. Coloro che scelgono di rimanere in silenzio o sperano in un’ evoluzione lenta, con la scusa inflazionata del rito elettorale e delle istituzioni democratiche, finiscono per sedersi allo stesso tavolo di chi calpesta diritti e libertá, pur indossando la maschera della democrazia. Questa gente decide di schierarsi dalla parte decisamente sbagliata. Ne risponderá alla storia e soprattutto alla propria coscienza. Se ne ha una magari é democratica, non libera.

MARCO TOCCAFONDI BARNI

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