LA CITTA’  DI  CORIGLIANO ROSSANO  E’ UNA REALTA’

Chi vive in un luogo ha il dovere di impegnarsi per esso

Di rado la storia concede il privilegio di una controprova, ma la fusione del comune di Corigliano con il comune di Rossano è stata sostenuta dalla volontà di cambiare le sorti di un territorio il cui futuro era condannato all’irrilevanza. E’ stata un’operazione utile? Io sono convinto di sì.

La nuova città è nata, non ha senso fare dietrologia.

A tutti coloro che sono ancora scettici o che erano contrari, mi permetto riferire che dal groviglio intricato dei sentimenti che dominano la nostra contemporaneità è necessario eliminare la nostalgia, l’amarezza e l’eventuale rabbia; bisogna guardare al futuro, riflettere sulle cose da fare e dare risposte alle attese e all’ansia di riscatto, consapevoli che il risultato dipende sempre e comunque dall’agire degli  uomini.

L’immobilismo non deve essere più un modo di vivere di questo territorio; da oggi dobbiamo impostare la nostra rotta, cambiare percorso, non anteporre più privilegi da difendere nè avversari da combattere ma obiettivi da raggiungere; dobbiamo scrivere il romanzo del futuro con ottimismo ed avere fiducia in noi stessi oltre che nella capacità e nella intelligenza dei nostri concittadini.

Siamo stati governati da uomini modesti, abbiamo avuto una classe dirigente non sempre preparata, una burocrazia infernale, un avvilente disprezzo del merito; l’egoismo e la scarsa lungimiranza della società in generale e della classe dirigente in particolare ha riservato alle nuove generazioni il peggior trattamento che potessero avere. È stata tolta loro la fiducia e la speranza, ha reso difficile la permanenza nella terra di origine di quanti, finiti gli studi, si sono affacciati al mondo del lavoro e per non rimanere immobili e isolati dal resto del mondo sono andati via.

Questa tremenda analisi  determina amarezza che sentiremo a lungo dentro di noi.

Era necessario fare qualcosa per fermare il lento ma continuo isolamento nel quale siamo stati relegati con il nostro silenzio e con la nostra incapacità, la fusione delle due città è stata una occasione ed ha rappresentato l’ultimo treno sul quale salire.

Se l’unione fa la forza, la fusione deve rappresentare una opportunità.

Se l’Italia è fra le economie più grandi del mondo, il territorio della Sibaritide deve inserirsi in questo processo, anche perché la nuova città unica Corigliano Rossano ha le condizioni e le potenzialità per diventarne il punto di riferimento economico, culturale, turistico e commerciale. La nuova città dovrà reimpostare il proprio assetto di sviluppo e trascinare il territorio circostante in questa positiva prospettiva. La volontà e la determinazione è un buon carburante quando è al servizio della giustizia sociale, sta alle gambe degli uomini percorrere il nuovo sentiero con prudenza e responsabilità nell’interesse generale e non del particolare.

La maggior parte dei giovani è disinteressata alla politica, essendo però i giovani colti ed aggiornati, devono diventare loro i protagonisti del futuro di questa nuova città. Sono convinto che hanno idee appropriate di sviluppo del nostro territorio, ne conoscono le risorse e le potenzialità, aiutiamoli ad impegnarsi e ad osare, diamo loro l’onere di riscoprire e ritrasmetterci i valori della “comunità” e dell’appartenenza.

I giovani devono vivere il presente come sanno fare, ma devono impegnarsi a che il progetto della città unica si realizzi in modo corretto e compiuto.  Noi adulti rappresentiamo la memoria del passato, i giovani rappresentano la speranza del futuro; ma affinchè non rimanga solo enunciazione, devono uscire allo scoperto e diventare loro i  protagonisti della rinascita.

Dal 31 marzo è nata giuridicamente la nuova città; fatta eccezione per alcuni nostalgici, la maggior parte dei cittadini comincia a prenderne consapevolezza.

Sanno che uniti possono produrre e sostenere uno sviluppo da fare tremare i polsi.

Non si parte dal nulla ma dalla storia vissuta e dall’esperienza acquisita, consapevoli di avere intelligenza e volontà di fare per creare nuove condizioni. Nell’ottica di una dimensione maggiore nella quale agire, ci si rende conto che è necessario acquisire una cultura diversa come popolo, per una riorganizzazione dei rapporti che una nuova ma grande città deve avere al fine di uscire dalla marginalità e per affermarne le prerogative.

La nuova città Corigliano Rossano è nata ed ogni adempimento di pratica amministrativa è stato messo in moto per ufficializzarla. Il Governo ha provveduto a nominare provvisoriamente il “Commissario”  nella persona del Dott. Domenico Bagnato (al quale va il saluto di benvenuto e gli  auguri di un buon lavoro) che dovrà traghettare il tutto fino alla prossima primavera quando ci sarà l’elezione del primo ed unico  Sindaco  e del primo ed unico nuovo Consiglio Comunale.

Facendo tesoro del lavoro svolto in precedenza dal Comitato delle 100 Associazioni, di cui sono stato componente del Coordinamento, mi permetto esternare una riflessione.

Il lavoro del Comitato è stato portato avanti nel corso dei quattro anni senza mai imporre né personaggi, né regole e/o limitazioni; i suoi lavori periodici hanno visto l’adesione di cittadini e professionisti, ma anche di politici i quali hanno avuto l’intelligenza di spogliarsi dalla rappresentanza di tessera e di partecipare a titolo personale, senza vietarsi di rendersene tramite presso l’istituzione o il partito politico al quale appartenevano. Ciascun cittadino è stato libero di partecipare ai lavori come e quando ha voluto, a sua volta senza imporre nulla né di personale né di ideologico. Condizioni che hanno suggerito all’on. Giuseppe Graziano di presentare la sua proposta di legge al Consiglio della Regione Calabria poi diventata legge, la n. 2, con la quale il 2 febbraio 2018 è stato istituito il nuovo comune unico con decorrenza dal 31 marzo 2018.

La prima legislatura della nuova città unica sarà “Costituente” e servirà a predisporre le regole e le norme statutarie dell’Ente, oltre che a predisporre l’organizzazione della macchina amministrativa. Orbene, per conservare la necessaria obiettività ed evitare tentazioni di parte, sarebbe opportuno (a mio avviso) che la elezione della prima e nuova amministrazione comunale unica  avvenisse con lo stesso spirito, e cioè senza influenza ideologica e/o politica.  

Dopo la fase costituente, ci sarà tempo e modo per le opinioni di parte e per presentare punti di vista frutti di lavoro e ricerca e di espressioni ideologiche.

Ci si riuscirà? I giovani devono assumersi anche questa responsabilità .

 

Enrico Iemboli

Giornalista ed ex amministratore

 

 

Print Friendly, PDF & Email

Visits: 0

Puoi essere il primo a lasciare un commento

Lascia una risposta