L‘INGRESSO A CARIATI DEL VESCOVO EUGENIO RAFFAELE FAGGIANO, NOMINATO VESCOVO DELLA DIOCESI DI CARIATI  OTTANTACINQUE ANNI OR SONO (1935)

di Franco Liguori, storico

Il 19 maggio 1936, in piena età fascista, mentre il Comune era retto dal podestà Nicola Venneri, Cariati visse una bella pagina di storia, legata alla sua prerogativa di essere capoluogo di diocesi, centro di una delle più grandi ed importanti sedi vescovili della Calabria : l’arrivo, dopo 11 anni di vacanza, di un nuovo vescovo:  Eugenio Raffaele Faggiano, un monaco passionista di origini pugliesi (nato a Salice Salentino nel 1877), che aveva ricoperto, dal 1925 al 1931, l’incarico di Provinciale dei Passionisti di Puglia e di Calabria e, successivamente, l’ufficio di Maestro dei Novizi nel convento di Laurignano (Cosenza).

L’entusiasmo dei Cariatesi era alle stelle perché, a 11 anni di distanza dai dolorosi incidenti del venerdì  santo 1925, si sentiva un grande desiderio di avere un pastore in mezzo al popolo, di vedere finalmente riabilitata la dignità della nostra diocesi, infangata da quei nefasti eventi.   “Cariati ha accolto in maniera veramente trionfale il suo vescovo S.E. Mons. Eugenio Raffaele Faggiano” si legge sulla “Tribuna” del 21 maggio 1936.  “Dopo 11 anni di vacanza è qui giunto S.E. il Vescovo Mons. Faggiano, proveniente dai Passionisti di S. Paolo della Croce” si legge, invece, sulla “Cronaca di Calabria” del 24 maggio 1936. E, in effetti, erano trascorsi 11 lunghi anni da quei dolorosi incidenti del venerdi santo del 1925, difronte alla chiesetta di S. Antonio, in cui era stato coinvolto fisicamente il vescovo Caruso, che lasciò Cariati, in seguito a quei fatti, e si ritirò nel suo paese d’origine (Petilia Policastro). La nostra sede vescovile rimase a lungo senza un suo pastore e rischiò di essere soppressa. La sua storia plurisecolare (fondata nel 1437) ricominciò con l’arrivo del Vescovo Faggiano, nel maggio del 1936.

Ma ecco la cronaca particolareggiata del suo ingresso a Cariati, il 19 maggio di quell’anno, ripresa dal giornale “Tribuna”Sin dal mattino la città ha assunto l’aspetto delle grandi occasioni. Dai balconi e dalle finestre pendevano coperte e drappi preziosi; le mura erano tappezzate di manifesti multicolori; le vie cosparse di fiori, sì da formare uno spesso tappeto. Alle ore 13 tutte le Autorità sono convenute alla Stazione dove erano già al completo le scolaresche e gli insegnanti, la Milizia V.S.N., il Fascio giovanile, la Centuria Avanguardisti, i Balilla, tutte le organizzazioni sindacali con labari e bandiere, l’Associazione Uomini Cattolici, gioventù ed aspiranti con a capo l’assistente tesoriere Don Gaetano Maone.  Alle ore 13,20 il treno è entrato in stazione e S.E. il Vescovo Mons. Faggiano affacciatosi allo sportello ha benedetto la folla fra gli scroscianti applausi e il suono della musica.

Nella saletta d’onore appositamente ed artisticamente addobbata a cura del capostazione signor Fiordalisi, si sono svolte le presentazioni di rito, mentre fuori si componeva il corteo e le Associazioni cattoliche intonavano gli inni della Fede. S.E. Faggiano, dopo avere indossato il mantellone esce dalla stazione e fra una pioggia fitta e continua di fiori e a dorso di un cavallo bianco si è avviato verso la città sotto centinaia di archi trionfali mentre la banda musicale di Corigliano intonava i più belli inni e salivano al cielo indovinati fuochi pirotecnici. Poco prima dell’entrata in paese il Capitolo della Cattedrale e i parroci dei paesi della Diocesi si sono fatti incontro al Presule che, sceso da cavallo, ha abbracciato ad uno ad uno i suoi sacerdoti, salendo poi sull’apposita pedana vicina alla nicchia di San Leonardo dove, indossato i paramenti sacri gli veniva apposta la mitria e consegnato il bastone pastorale. A questo punto ha preso la parola a nome della cittadinanza il Podestà signor Venneri che, dopo belle espressioni di omaggio e di saluto, ha detto fra l’altro: “Ecco il mio gregge, Eccellenza, lo affido a Voi buon Pastore degno figlio di San Paolo della Croce, perché possiate guidarlo e menarlo all’ubertoso pascolo della fede cristiana e possiate ricondurlo all’ovile della santa Chiesa cattolica.

Questo gregge è buono, è ubbidiente, è amoroso, è affettuoso. Ho ricevuto l’incarico di fare a nome di tutti all’E.V. formale dichiarazione e promessa che la massa completa del popolo cariatese Vi amerà come un padre vero. Nel darvi il benvenuto e nel porgervi il saluto di tutti i Cariatesi e di tutta la Diocesi, io formulo l’augurio che la Vostra venuta in questo nostro paese possa essere apportatrice di bene spirituale, morale e materiale”.Si è quindi ricomposto il corteo,che,  attraverso le principali vie del paese, completamente coperte di fiori, si è recato al Largo Plebiscito dove il vescovo è salito sul trono, dinanzi al quale il decano don Clemente Scorpiniti, con parole di viva commozione gli ha rivolto il saluto a nome del Capitolo, il quale come già il Podestà ha chiuso il suo dire implorando la benedizione per tutti e per la nostra Patria. Successivamente, nella Cattedrale letteralmente piena, ha dato il saluto al vescovo l’arciprete mons. Don Cataldo Arena.

Dopo il Te Deum di ringraziamento, S.E. Faggiano ha ringraziato per l’accoglienza ricevuta e ha detto tutta la sua passione, tutta la sua gioia di trovarsi fra i suoi dilettissimi figli, per i quali sarà ben lieto di dare la sua opera, nella certezza di trovare filiale comprensione. Le navate della Cattedrale hanno risuonato degli applausi che da mille mani salgono al Cielo. Per ultimo S.E. il vescovo ha sfilato ossequiato da tutti gli intervenuti che si sono avvicendati per baciargli l’anello, ritirandosi infine nei suoi appartamenti sempre acclamato dalla folla”.

Scrive P. Anselmo Librandi, suo biografo, che il novello vescovo così rispose ai molti discorsi a lui rivolti il giorno dell’ingresso a Cariati. “Lo spettacolo grandioso, imponente, di quest’oggi, ha commosso l’animo mio, il mio cuore sino all’intimo!..A Dio tutta la gloria, a voi tutto il plauso, o figli carissimi di Cariati e della Diocesi ! A voi porto un saluto speciale, che è un augurio, una benedizione perenne: il saluto della Madonna della Catena di Laurignano!… Io voglio da voi ciò che appartiene a Gesù Cristo, voglio le anime vostre, voglio la vostra salvezza, a tutti i costi, senza nulla risparmiare, né fatica, né stenti, né sacrifici, e nemmeno la vita, che sarà tutta impiegata per voi”.

Ritratto a tempera del vescovo Faggiano, dell’artista Saverio Liguori (1987)

Mons. Faggiano reggerà la Diocesi di Cariati per oltre un ventennio (fino a settembre del 1956), rivelandosi uno dei migliori pastori che Cariati abbia avuto in tutta la sua plurisecolare storia di sede vescovile, grazie alla sua intensa operosità e alla sua mitezza di carattere e generosità, che gli hanno fatto attribuire l’appellativo di “vescovo dalle mani bucate”. Morì a Manduria, nel convento dei Padri Passionisti dove si era ritirato dopo l’episcopato ventennale di Cariati, il 2 maggio 1960. Nel 1981, le sue ossa furono traslate nella chiesetta di Madonna d’Itria, a Cirò Marina (ex Diocesi di Cariati), dove Faggiano aveva fatto nascere un piccolo convento di Passionisti. Il 20 novembre 1987 è stato avviato a Cariati il processo diocesano per la sua canonizzazione, chiuso a Cirò nel 1991. L’ampia documentazione, ricca di tantissime testimonianze sulle sue altissime qualità umane e pastorali, è all’esame della Congregazione per le cause dei Santi.

Per saperne di più sul Vescovo Faggiano

Romano LIGUORI-Franco LIGUORI, Cariati nella storia,  Tip. Ferraro, Cirò M.1981, pp.243-249

Franco LIGUORI- Romano LIGUORI, Mons. Eugenio Raffaele Faggiano Passionista e Vescovo di Cariati dal 1936 al 1956, Tip. Orlando, Corigliano C. 2016

Anselmo LIBRANDI, Mons. Faggiano, il Vescovo dalle mani bucate, Manduria (TA), 1978

Nota

Le foto che corredano l’articolo sono tratte dal volume di Franco e Romano LIGUORI:  “CARIATI-IMMAGINI DELLA MEMORIA”, Mit, Cosenza, 1988., pagg.138-139.La foto a colori vicina al titolo raffigura alcuni “oggetti-ricordo” personali del vescovo Faggiano, conservati a Manduria (TA), nella Casa della Spiritualità a lui intitolata , come la mitria vescovile,  e un dipinto ad olio che lo ritrae da vescovo-passionista, (opera dell’artista cariatese Saverio Liguori)  , regalo del clero di Cariati in occasione del suo 50° di sacerdozio (1953).

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