di Marco Toccafondi Barni
(Articolo dedicato a tutte le vittime innocenti)
– Israele colpito al cuore da bestie senza cuore.
E’ il 7 ottobre 2023, mattino presto, un sabato, quando migliaia di miliziani facenti parte dell’ organizzazione terroristica Hamas fanno irruzione al festival musicale Supernova e in alcuni kibbutz nei pressi di Gaza. Un massacro da lupi: 251 ostaggi, tra i quali da subito alcuni cadaveri, morti, stupri e atrocità. E’ la guerra, insomma, ancora, purtroppo. Un attacco vile al quale Israele risponderà con stragi quotidiane e con una pulizia etnica, dichiarata a chiare lettere e senza vergogna, contro i civili palestinesi.
Uno Striscione osceno, che ignora il “cuore di Israele” – Da quella infausta data le cose si sono talmente sfilacciate e il dibattito si è talmente abbassato da affogare, soprattutto alle nostre inutili quanto inconsapevoli latitudini, in una fetida latrina che olezza di tifo da stadio marcio: da una parte ci sono i cosiddetti “Pro Pal” e dall’altra gli inconsapevoli “Pro Gen” (genocidio). Tutta gente che vive da oltre 80 anni in quel benessere diffuso da provincia sottomessa ad un impero e che offusca le menti di chi nulla può sapere né conoscere di guerre, barbarie, assenza di diritto e economia. Ogni cosa appare semplice a chi vive in una bolla post storica da quasi un secolo, ma viene correttamente letto come colonialista da chi, dentro una guerra lunga ormai 80 anni, ci vive davvero e non solo quando accende la Playstation. E allora da un lato capita di ascoltare slogan triviali quanto schifosi e inutili, invero quasi incomprensibili tenendo conto dei valori sbandierati da coloro che li gridano in piazza, anzitutto demenziali: “Palestina libera dal fiume al mare” o “7 ottobre giorno della resistenza palestinese”. Il primo chissà se usato solo per fare rima con “da quale parte stare”, altrimenti significherebbe anelare l’eliminazione di Israele in quanto tale e persino degli ebrei in quanto tali. Insomma, siamo al limite di una scellerata svastica in piazza e chi vuol davvero migliorare il mondo in meglio non dovrebbe nemmeno pensarle idiozie del genere, forse è davvero solo una sciocca rima. Dall’altra sempre la stessa gente, antropologicamente parlando, tuttavia diversa in quanto talmente frustrata, a causa di una rabbia sorda e interiore, da non accorgersi nemmeno che contro il popolo palestinese è in atto una pulizia etnica, tanto presa dall’ illusione di difendere “l’ Occidente”, che viene addirittura reclamizzata da un governo criminale come quello Netanyahu e retribuita dall’ amministrazione Trump con 5.000 dollari a persona. Il tutto passa come nulla fosse in entrambi gli schieramenti. Eppure i primi dovrebbero rendersi conto di un fatto che balza immediatamente agli occhi: la strage del 7 ottobre fu compiuta contro il “cuore di Israele” e ai danni della nostra gente, colpiti i migliori e non i lupi, quella banda criminale che con l’aiuto del potere esecutivo sta trasformando Israele in una teocrazia come le altre nell’ area. Già, via Montesquieu e avanti con quel Dio che scelse il suo unico popolo. Se dalle nostre parti qualcuno ragionasse, da una curva all’ altra, anziché tifare, sarebbe impossibile non vedere un’ altra evidente realtà sotto gli occhi di tutti: l’Israele che fu non c’è più e per questo motivo dei migliori (gli ostaggi e i loro familiari) si disinteressa mentre i peggiori governano. E’ l’ora dei lupi.
ISRAELE CONTRO ISRAELE – Un vecchio detto, fin troppo noto, recita così: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Proverbio che si adatta perfettamente alla vicenda iniziata il 7 ottobre di 2 anni fa col massacro del “cuore di Israele” visto che, come in un gioco di specchi deformanti, dentro questa atroce storia ciò che il babbeo italiota / europeo crede di sapere nella realtà dei fatti va al contrario. Capita allora che, tra un apericena e l’altro, chi crede e propaganda solamente se stesso affermando di difendere una democrazia compiuta in mezzo a orribili teocrazie autoritarie finisce invece per difendere la gemmazione di una ulteriore teocrazia, solo con Dio al posto di Allah. Se per un attimo gli stolti lasciassero stare le dita e guardassero la luna osserverebbero come negli ultimi decenni Israele, uno stato fondato da laici europei, spesso atei o agnostici, con l’aiuto delle potenze uscite vincitrici dalla II guerra mondiale, ha avuto un’ importante trasformazione a livello demografico e dunque antropologico. Ne consegue che l’Israele di oggi non è quello di ieri e l’Israele di ieri non è quello di oggi. Fin dagli albori, con la dichiarazione di indipendenza, i futuri ministri e lo stesso padre della patria Ben Guiron rifiutarono qualsiasi riferimento religioso e spirituale per il nuovo stato. Insomma, gli israeliani di ascendenza mediorientale l’hanno ribaltata, come si direbbe in termini calcistici. E’ questa la vera partita, al di là dei lutti e delle tragedie, che certamente non vanno dimenticati, ma purtroppo in certe analisi non sono rilevanti come a livello umano: intuire dove andrà il cuore di Israele. Oscillerà verso una teocrazia De facto rinnegando le sue origini, come il rovescio antropologico e demografico farebbe pensare, oppure continuerà con la divisione tra lo stato e il rabbinato ? Ancora, collocherà la religione sopra il diritto definitivamente ? Vinceranno i lupi oppure quelli col cuore ? Da quale parte stare tra queste due ipotesi di stato non dovrebbe essere difficile da capire per chi ama la libertà e soprattutto l’umanità.
Benjamin (Bokassa) Netanyahu l’uomo che non crede a nulla, circondato dalle guardie del popolo eletto – Bibi non crede a nulla, chi lo circonda invece sì: alla sua superiorità sul prossimo. Cittadino statunitense è completamente alieno dai deliri di boia come Belazel Smotrich o Itamar Ben Gvir, però invita lo stesso un criminale comune, il pregiudicato Tommy Robinson, nel suo paese, per giunta definendolo “grande amico di Israele”. Un razzista, xenofobo, condannato 5 volte in Gran Bretagna. Giustamente le comunità ebraiche più importanti del mondo e non solo si indignano e si ribellano. Eppure lo fa lo stesso, lui che appunto non crede a niente e dunque poteva anche risparmiarsela almeno questa. Ma perché ? Banale, è ostaggio del cambio antropologico e demografico in Israele, lo asseconda e cavalca per salvare se stesso. Lui, Israele con i suoi efficientissimi apparati, il popolo israeliano, le comunità ebraiche sparse per il globo e la stessa amministrazione Usa sono tutti quanti ostaggi di una rivoluzione che interesserà il futuro stesso di Israele e del suo popolo: teocrazia o no ?
Dalla risposta che la storia darà a questo dilemma epocale scaturiranno eventi carichi di conseguenze per il Medio Oriente, gli Stati Uniti e il mondo. Con la speranza che la collina di primavera, Tel Aviv, non si trasformi in una collina di un inverno per tutti quanti noi.
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