È davvero terribile quanto è stato perpetrato, in modo grave e offensivo, da un tifoso fuori lo stadio alla fine della partita Empoli-Fiorentina, ai danni della giornalista Greta Beccaglia. Una violenza compiuta gratuitamente come se la giovane reporter fosse un palo da prendere a calci per sfogare la propria rabbia. Greta Beccaglia ha 27 anni ed è una giornalista sportiva di Toscana Tv e agli apprezzamenti fuori dallo stadio purtroppo c’é abituata. Stavolta però è andata molto peggio. Infatti, mentre era in diretta, all’esterno dello stadio, un uomo passa e le dà un grosso schiaffo sul sedere.
A seguire passano altre due persone che le rivolgono frasi oscene e irriguardose. Il video di quei secondi tremendi ormai è in rete e rappresenta uno di quegli episodi disgustosi, che spero si possano archiviare in modo definitivo nella società attuale. L’uomo, addirittura, prima si è sputato sulla mano e poi ha dato uno schiaffo sul sedere forte e violento, che ha fatto davvero male, anche fisicamente, alla giornalista. Siamo in presenza di inaccettabili molestie in diretta tv che devono essere perseguite senza alcuna esitazioni.
L’uomo va denunciato e deve rispondere del suo comportamento inaccettabile e ingiustificabile. Sono stati due minuti e mezzo di collegamento tremendi, perché c’è stato un quarto uomo che incappucciato è andato addosso a Greta, toccandola nelle parti intime. Non è ammissibile che capiti una cosa del genere proprio nel giorno in cui la serie A è scesa in campo con il segno rosso sul volto per sensibilizzare sulla violenza alle donne. Sembra tutto molto un assurdo e paradossale.
Il non rendersi conto della gravità di certe aggressioni, che siano fisiche o verbali o perfino minimizzarle, fa parte di quella sensibilità che deve evolvere ed è quindi molto sbagliato. Bisognerebbe che la tanto deprecata responsabilità oggettiva dei tifosi fosse estesa anche a episodi di questo tipo. Spezzare la catena della violenza contro le donne significa contrastare ogni forma di sopraffazione, di imposizione e di abuso. In una società democratica le donne non devono avere più paura di subire violenza, in casa, sul lavoro, in tutti i luoghi e i contesti in cui ritengano di realizzare la propria personalità.
Tutti noi dobbiamo continuare ad adoperarci nella prevenzione del fenomeno, nel concreto sostegno delle vittime e dei loro figli, nella applicazione rigorosa degli strumenti esistenti, nel reperimento delle risorse necessarie e nell’elaborazione di ciò che serve per intercettare e contrastare i segnali del maltrattamento delle donne.
Nicola Campoli
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