Il sacrosanto diritto del professor Orsini di esprimere le sue opinioni

Non so da quanto tempo ogni volta che, bighellonando fra i canali TV càpito su un dibattito politico o di attualità, il mio pollice ha un’immediata reazione, istintiva e automatica, per cui schiaccia sul telecomando il pulsante di avanzamento del canale e l’immagine dei partecipanti e del conduttore, chiunque esso sia – Giletti o Berlinguer, Viero o Nuzzi, o Vespa o Giordano o Belpietro – scompare immediatamente: mille volte meglio un documentario sulle nutrie del Pantanal, su un gruppo di imbecilli che cercano fantasmi in case abbandonate nel Kentucky, o perfino le passeggiate di Roberto Giacobbo spacciate per divulgazione scientifica: qualunque cosa è più gradevole del vuoto parlarsi addosso dell’esperto, del professore, del deputato, dell’ex deputato, del ministro, dell’ex ministro, del rappresentante dell’opposizione, del portavoce della maggioranza, dello psicologo, del criminologo e dello psichiatra, tutti attizzati dal conduttore che in teoria dovrebbe fare da moderatore ma in realtà ci gode come un matto a infiammare il dibattito, che poi di solito si riduce a lite da ballatoio e non di rado – come succede a Sgarbi più o meno regolarmente – a insulti e sganassoni: ciò che conta, per il conduttore, è l’audience e poco male se a questo feticcio si sacrificano correttezza, educazione, civiltà e obiettività.

Delle esternazioni del professor Alessandro Orsini, quindi, non ho conoscenza diretta: ne so quello che ho letto sui giornali e dai giornali ho appreso che a suo dire i bambini sotto le dittature possono vivere benissimo come dimostrato da suo nonno, che sotto Mussolini era felice, che Hitler quando invase la Polonia non intendeva scatenare la II Guerra Mondiale, provocata invece dalla reazione degli Alleati, che l’Ucraina dovrebbe arrendersi e che se scoppia la III Guerra Mondiale la colpa sarà di chi la aiuta a resistere.

Soprattutto, sempre dai giornali, ho appreso che il professor Orsini afferma di saperla più lunga dei suoi contraddittori perché – sintetizzo, e se sbaglio mi correggerete – lui è più capace di loro di elaborare le informazioni: in buona sostanza, il professore si dichiara più furbo, intelligente e informato di chiunque – tapino! –  si permetta di leggere gli eventi in modo meno putiniano di lui: una sorta di Marchese del Grillo in versione intellettuale, insomma: “Io so’ io e voi nun capite un ca**o”.

Queste affermazioni hanno provocato un putiferio di reazioni, per lo più negative, tanto che la RAI gli ha cancellato il contratto di partecipazione al programma di Bianca Berlinguer (al quale comunque continua ad andare gratis) e la LUISS gli ha cancellato la presidenza dell’Osservatorio sul Terrorismo.

Credo si capisca, dal tono delle righe che precedono, che non condivido in nulla le posizioni del professor Orsini, che a proposito di Hitler dimentica che il suo programma di conquista e sterminio l’aveva messo nero su bianco nel “Mein Kampf” anni prima di invadere la Polonia e a proposito di Mussolini dimentica che andò al potere grazie alla violenza squadrista, che soppresse ogni libertà, che assassinò Matteotti e i fratelli Rosselli, incarcerò Gramsci e costrinse al confino o all’esilio migliaia di oppositori, che volle le infami leggi razziali e altre quisquilie come l’aggressione all’Albania e alla Grecia, le stragi in Libia e Abissinia, l’occupazione della Jugoslavia, la partecipazione all’Operazione Barbarossa.

Non condivido, di ciò che dice il professor Orsini, nemmeno una parola; ma difendo il suo diritto di parola.

L’arroganza e la sfrontatezza, e la spocchiosa supponenza di Orsini e di quelli come lui (che sono tanti, purtroppo, in Italia) si combatte lasciandoli parlare, ossia dimostrando che la democrazia non ha paura di loro, che non agisce come il regime putiniano che loro difendono, talmente oppressivo da vietare non solo il diritto di opposizione e di parola ma perfino che a proposito dell’aggressione all’Ucraina si usi la parola “guerra” e che si accostino fra loro, in Russia, i colori nazionali dell’aggredito, il giallo e l’azzurro, sotto pena di essere accusati di tradimento.

Che parli pure, il professor Orsini: guai a imporgli il silenzio! Farlo tacere significherebbe cadere nella stessa spirale in cui si sta avvitando il regime neo-sovietico di Putin, e noi non dobbiamo e non vogliamo cadere in quella spirale. La libertà non la si difende ottundendola ma praticandola e lasciandola praticare.

Fermo restando, però, che se a uno, sentendo parlare il professor Orsini o leggendo le sue dichiarazioni gli scappa una pernacchia, anche quella ci può stare: si tratta di diritto di replica.

Perché, diciamoci la verità: all’arroganza, alla sfrontatezza e alla spocchiosa supponenza del professor Orsini e di quelli come lui si può rispondere solo in un modo: a pernacchie.

Giuseppe Riccardo Festa

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