Giornata veramente storica quella vissuta dalla Diocesi di Rossano-Cariati il 19 settembre 2019 , grazie alla visita di Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico (dal 1991) , il più insigne rappresentante a livello mondiale delle Chiese ortodosse, venuto in Italia per prendere parte ai festeggiamenti del Centenario dell’istituzione dell’Eparchia di Lungro (1919-2019), la piccola diocesi cattolico-bizantina per i fedeli italo-albanesi di Calabria e dell’Italia continentale., rimaste fedeli al tradizionale rito religioso bizantino-greco. Il 18 settembre Bartolomeo I si è incontrato a Lungro con l’eparca Donato Oliverio ed è stato accolto da una folla festante e dal sindaco Damiano Baffa. “E’ stato un incontro che segnerà la storia della nostra Eparchia” ha detto mons. Oliverio “che sta vivendo una bella stagione ecumenica con il Patriarcato di Costantinopoli”.La visita di Bartolomeo nella diocesi di rito greco ha avuto altre due tappe importanti: a S.Cosmo Albanese e a S.Demetrio Corone. Nella mattinata del 19 settembre ha avuto luogo la tappa di Rossano e la storica visita alla Cattedrale dell’Achiropita., dove il patriarca è stato accolto con grande calore ed affetto dall’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Giuseppe Satriano,da numerosi fedeli e sacerdoti della diocesi, oltre che dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto per la Congregazione delle Chiese orientali, da autorità civili e militari , tra cui i sindaci di Corigliano-Rossano e di Grottaferrata.. Erano presenti, inoltre, mons. Antonio Lucibello,, già nunzio apostolico in Turchia, mons. Domenico Graziani, arcivescovo di Crotone-Santa Severina , mons. Francesco Milito, vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, ed altri alti prelati emeriti. Bartolomeo I era accompagnato dal vescovo di Lungro Donato Oliverio, dal Metropolita d’Italia e di Malta (mons. Ghennadios) e dal Metropolita di Smirne (mons. Vartholomaios), dall’ambasciatore della Repubblica greca presso la Santa Sede. Davanti all’effigie della Madonna Achiropita, la cui presenza è stato uno dei motivi che lo hanno spinto a visitare la città bizantina, Bartolomeo I ha pregato e cantato in lingua greca, insieme ai fedeli, il canto delle Odi della Paraklisis alla Madre di Dio, che recita, tra l’altro : “O invincibile protettrice dei Cristiani, indiscussa mediatrice presso il Creatore, non disprezzare le voci di supplica di noi peccatori, ma affrettati, pietosa, a venire in aiuto di noi che con fede a te gridiamo: o Madre di Dio, non tardare a intercedere per noi, tu che proteggi quanti ti venerano” ).
E’ seguito il saluto di benvenuto dell’arcivescovo di Rossano-Cariati :“Santità,Lei è il benvenuto nella nostra terra, benvenuto a Rossano. Questa comunità ecclesiale è figlia nella fede della testimonianza autorevole di numerosi monaci orientali approdati su questi lidi nei primi secoli del Cristianesimo. I tempi che viviamo registrano con sempre maggiore frequenza emorragie di umanità. Il nostro pensiero riconoscente va al suo impegno quotidiano per il dialogo ecumenico tra le chiese sorelle, per il dialogo tra le religioni, al fine di contrastare ogni forma di violenza, e a come va attenzionando l’opinione pubblica per la salvaguardia del pianeta”. Il patriarca di Costantinopoli, rivolgendo il suo saluto all’arcivescovo di Rossano-Cariati, ha ringraziato per la calorosa accoglienza ricevuta e per le nobili e calorose parole a lui indirizzate . “Con grande commozione”- egli ha detto – “ci troviamo oggi nella vostra città e in questa storica chiesa cattedrale di Maria Santissima Achiropita. Il motivo nostro è duplice: da una parte per vedere le vostre stimatissime persone e per trasmettervi l’amore e la benedizione del patriarcato ecumenico, e dall’altra per venerare il vostro tesoro, la sacra antica icona bizantina dell’Achiropita che, dai tempi in cui la Calabria si trovava sotto la materna tutela e protezione della Chiesa di Costantinopoli, ha ammantato con la sua grazia di Madre di Dio, questo popolo fedele e questo luogo”.”Ma,oltre alla Madre di Dio, qui è intensa la presenza dei due grandi santi della Chiesa indivisa, Sant’Efrem e San Nilo. La loro benedizione sia su tutti noi.”, ha detto ancora Bartolomeo I, che così ha continuato : “Analogamente ha valore anche il vostro secondo tesoro, il famoso evangeliario, il Codex Purpureus Rossanensis, con le sue famose miniature. Vi attendiamo alla prima occasione in Costantinopoli per potervi ricambiare l’amore e l’onore”. Mons. Satriano ha fatto dono al Patriarca di una tavola in legno raffigurante l’Achiropita, con ai lati i santi Nilo e Bartolomeo.” La visita del Patriarca di Costantinopoli si è conclusa nel Museo Diocesano di Rossano, dove è custodito il celebre “Codex Purpureus”, evangeliario greco miniato,patrimonio Unesco, risalente al VI secolo e proveniente quasi sicuramente dall’antica Antiochia di Siria, oggi in territorio turco. Bartolomeo I ha ammirato il preziosissimo cimelio che testimonia in modo eloquente la “bizantinità” di Rossano. e il suo fortissimo legame storico con la Chiesa dell’Oriente cristiano. Ricordiamo, infine, che, durante la visita a Lungro, Bartolomeo ha fatto cenno al suo incontro con Papa Francesco, avvenuto a Roma il 17 settembre u.s. Queste le sue parole: “Con Sua Santità il Papa di Roma, Francesco, che vive e si comporta in modo degno del nome che porta, ci unisce un amore fraterno stretto e universale dall’amicizia che entrambi desideriamo vedere estesa tra il clero e i fedeli delle nostre Chiese sorelle. Lo abbiamo incontrato appena ieri e abbiamo avuto un caloroso colloquio sempre con la piena unione della fede” Questa “storica visita” del Patriarca di Costantinopoli in Calabria ha impresso nuova forza al cammino ecumenico, perseguito con tenacia sia da Papa Francesco che da Bartolomeo I.
A margine della cronaca della recente visita del Patriarca di Costantinopoli a Rossano, ci piace riportare qualche curiosità storica, che documenti l’importanza rivestita da Rossano, ma anche dalla nostra Cariati, in epoca bizantina. Ampiamente studiata e universalmente conosciuta è l’importanza che ebbe Rossano al tempo del dominio bizantino della Calabria. Passata sotto la dominazione dell’impero di Bisanzio al tempo della guerra greco-gotica (535-553), Rossano divenne uno dei centri più attivi dei domini bizantini in Italia, con un importante ruolo di città-fortezza, avamposto invalicabile per l’espansionismo dei Longobardi, tanto da ospitare i più alti dignitari della corte di Bisanzio e da accogliere tra le sue mura lo “strategòs”, cioè il capo militare e civile di Calabria e Longobardìa. Nel X secolo divenne sede vescovile di rito greco,soggetta al patriarcato di Costantinopoli, e tale rimase fino all’arrivo dei Normanni (1060).. Nel X secolo, il secolo di San Nilo,il rossanese più illustre dell’epoca bizantina, la città era fiorente e accoglieva uomini di cultura e di scienza, come il grande medico ebreo Donnolo. Del suo illustre passato bizantino, Rossano conserva numerose testimonianze architettoniche ed artistiche, che vanno dall’affresco della Madonna Achiropita, nella cattedrale a lei intitolata, alla chiesetta di San Marco, dall’oratorio della Panaghìa alla Chiesa di S. Maria del Patìr, dal Codex Purpureus alle grotte eremitiche, che ospitarono i monaci orientali trasmigrati in Calabria per sfuggire ai pericoli dell’espansionismo arabo. Anche la piccola città di Cariati, sede vescovile unita a quella di Rossano dal 1986, vanta un suo “passato bizantino”.La città nacque nell’alto Medioevo come “kastron” bizantino , cioè come “abitato fortificato” ad opera degli stessi Bizantini, al tempo dell’imperatore Niceforo Foca (X secolo) e appartenne all’arcidiocesi di Rossano fino al 1437, anno in cui fu elevata da papa Eugenio IV a sede vescovile per interessamento della principessa Covella Ruffo. In epoca bizantina fu elevata la prima cinta muraria, ad opera di Gorgolano, funzionario imperiale di Bisanzio. Cariati non fu estranea all’azione del monachesimo basiliano. I monaci di S.Basilio costruirono anche nel suo territorio uno dei loro cenòbi o monasteri, che divennero spesso importanti centri di diffusione della cultura greco-bizantina. Il monastero cariatese era intitolato a Sant’Andrea, e sorgeva a nord dell’attuale abitato, tra le contrade rurali di Palumbo e Zagarìa, in una località ancora oggi detta “Sant’Andrìa”.Nel 1228 il vescovo di Rossano (Basilio), sotto la cui giurisdizione il cenobio si trovava, fu donato ai monaci florensi di Fonte Laurato (Fiumefreddo Bruzio), perché lo riformassero secondo la regola di Gioacchino da Fiore. A Cariati nacque, secondo alcuni storici, tra cui il Ciacconio (XVII sec.), il Mazzella (XVII sec.) e il Campi (XVII sec.), Giovanni Filagato, monaco basiliano, contemporaneo di San Nilo, figura di enorme levatura storica, salito al soglio pontificio nel 996 col nome di Giovanni XVI ( ma catalogato dalla Chiesa come “antipapa”, perché la sua elezione avvenne in concorrenza con quella di Gregorio V), dopo essere stato abate di Nonantola e arcivescovo di Piacenza. Altri storici lo dànno come nato a Rossano, ma dicono al tempo stesso che era figlio del cariatese Eradozio Diamantino. Su questo controverso personaggio della Calabria bizantina, dal sapere enciclopedico, è uscito recentemente (Rubbettino,2018) un interessante saggio dello storico e critico letterario rossanese Gennaro Mercogliano, intitolato “Giovanni XVI, l’antipapa calabrese”.
Franco Liguori
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