GIUSEPPE IARIA E LA SFIDA DELLA LUNGA PERMANENZA NELLO SPAZIO: GLI EFFETTI SULLA SALUTE DEGLI ASTRONAUTI

UN VIAGGIO SENZA PRECEDENTI E LE SUE CONSEGUENZE

Giuseppe Iaria

Antonio Loiacono

Suni Williams e Butch Wilmore, gli astronauti di Starliner rimasti ‘bloccati’ sulla Iss per nove mesi, tornano a casa dopo 286 giorni in orbita, anziché 8, con la missione Crew-9 di SpaceX, ammarata al largo delle coste della Florida alle 22.57 ora italiana del 18 marzo 2025.

Nove mesi nello spazio non sono solo un’avventura scientifica, ma una vera e propria sfida per il corpo e la mente umana. I due astronauti esperti, già veterani di missioni spaziali, hanno affrontato questa prova estrema, ma ora la scienza si interroga sugli effetti a lungo termine che questa esperienza potrebbe aver lasciato sulla loro salute. A  dare risposte c’è Giuseppe Iaria, scienziato originario di Scala Coeli, oggi professore di Neuroscienze Cognitive presso l’Università di Calgary e direttore del Canadian Space Health Research Network.

Iaria è uno dei massimi esperti nello studio degli effetti delle missioni spaziali sulla salute umana. Il suo lavoro non si limita all’analisi teorica: attraverso le sue ricerche, fornisce dati fondamentali per migliorare la sicurezza e la preparazione degli astronauti che affrontano missioni sempre più lunghe e ambiziose, con uno sguardo rivolto al futuro dell’esplorazione spaziale, compreso il sogno di un viaggio verso Marte.

L’assenza di gravità, l’esposizione alle radiazioni cosmiche e la prolungata permanenza in un ambiente chiuso hanno conseguenze profonde sul corpo umano. Secondo Iaria, uno dei rischi principali riguarda l’apparato muscolo-scheletrico: la microgravità causa una perdita di massa muscolare ed ossea paragonabile a un invecchiamento accelerato di diversi anni. Quando gli astronauti rientrano sulla Terra, faticano persino a mantenere l’equilibrio, a causa della debolezza muscolare accumulata.

Ma non è solo il sistema muscolare a subire danni. Il sistema vascolare e quello neurologico sono messi a dura prova. Le radiazioni spaziali aumentano il rischio di malattie degenerative e tumori, mentre alterazioni della vista e dell’udito possono manifestarsi anche settimane dopo il rientro. Si tratta di problemi che non si presentano nell’immediato, ma emergono nel tempo, rendendo fondamentale uno studio approfondito sugli astronauti di ritorno dalle missioni.

Nonostante i rischi, il richiamo dello spazio resta fortissimo. Iaria racconta che molti astronauti accetterebbero senza esitazione persino una missione di sola andata su Marte, dimostrando una dedizione assoluta alla ricerca e all’esplorazione. Una determinazione che va oltre il semplice spirito d’avventura, diventando un simbolo dell’ingegno e della resilienza umana.

Dal punto di vista psicologico, la lunga permanenza nello spazio è paragonabile a una condizione di isolamento estremo, con una forte mancanza degli affetti e un aumento dello stress. Tuttavia, grazie alla loro preparazione e alla loro straordinaria capacità di adattamento, gli astronauti riescono a mantenere lucidità e disciplina anche nelle situazioni più difficili.

Le ricerche di Giuseppe Iaria non sono solo fondamentali per comprendere gli effetti delle missioni spaziali sugli astronauti attuali, ma rappresentano una base essenziale per le future esplorazioni interplanetarie. Con la prospettiva di missioni sempre più lunghe, verso la Luna e Marte, sarà indispensabile sviluppare strategie di protezione e recupero per garantire che l’essere umano possa sopravvivere e adattarsi allo spazio profondo.

L’Italia può vantare scienziati di altissimo livello come Giuseppe Iaria, che con il loro lavoro contribuiscono a spingere sempre più in là i confini della conoscenza. Il suo impegno nel campo della neuroscienza spaziale rappresenta un tassello fondamentale nella grande sfida dell’umanità: abitare lo spazio senza compromettere la salute di chi si spinge oltre l’ultima frontiera.

Views: 87

Puoi essere il primo a lasciare un commento

Lascia una risposta