Giorgia Meloni e il senso dell’umorismo di Vittorio Feltri

Sarà che io le donne le ammiro, le amo e le rispetto. Sarà che mi ripugna ogni forma di violenza, al punto che trovo insopportabili i film thriller e pulp; sarà che non riesco proprio a concepire l’idea che si possa provare piacere masturbandosi nel corpo di una ragazza volutamente stordita con alcol e droghe (tecnicamente si definisce stupro, di fatto è masturbazione); sarà che considero il rapporto sessuale, innanzitutto, un atto d’amore e non di possesso e di dominazione; sarà che di conseguenza in amore ritengo che la principale fonte di piacere stia non già nel prendere ma nel dare.

Sarà a causa di tutto questo, ma provo una reazione di disgusto e di rigetto di fronte ai tentativi di fare dello spirito su eventi orribili e ripugnanti come le violenze sessuali perpetrate da un uomo, a maggior ragione se è ricco e potente, su una donna.

Trovo perciò inaccettabile e vergognoso il tweet col quale Vittorio Feltri, con la volgarità che caratterizza il suo stile, “commenta” l’impresa di Alberto Genovese, l’inventore di “Subito.it”, ai danni di una diciottenne. Una diciottenne che è stata stordita e tenuta prigioniera per 26 ore e costretta durante tutto quel tempo, secondo l’accusa, a subire gli assalti sessuali dello stesso Genovese; dopo la visita medica in ospedale, la vittima (ovviamente consenziente, secondo l’imputato), ha avuto una prognosi di 28 giorni.

Mi rendo conto del fatto che criticare le sparate di Vittorio Feltri è un po’ come dare del fascista a Benito Mussolini, del criminale a Jack lo squartatore, del dittatore a Stalin o del bugiardo a George W. Bush, quello delle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Houssein. Ma non posso non notare che lo stesso Feltri, non più di due settimane fa, è risultato il più votato, al Comune di Milano, nella lista di Giorgia Meloni, la lista che si fregia del titolo “Fratelli d’Italia”.

Non posso non pensare che quegli stessi elettori che lo hanno votato abbiano riso di gusto alla battuta del loro eletto, e che come lui trovino divertente fare dello spirito sulla tragedia subita dalla vittima di Genovese: chi si somiglia si piglia, si dice dalle mie parti.

E non posso non chiedere, anche: cosa penserà Giorgia Meloni, la mammaitalianacristiana, di questo preteso umorismo del primo dei suoi eletti a Milano? Condivide anche lei questo molto peculiare senso dell’umorismo? Pensa anche lei che uno stupratore seriale (altre accuse pendono sul capo di Genovese, per il quale il GIP ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari confermando la custodia in carcere), meriti ammirazione, pur se appena un pizzico, a causa della sua maschia (ma io direi piuttosto belluina) capacità di resistenza?

So che non lo farà. Però mi piacerebbe che Giorgia Meloni rispondesse a questa mia domanda. Lei si sta affannando per smentire la fama di filofascismo, razzismo e sfascismo che aleggia intorno al suo partito. Come vivrà ora, lei donna, la constatazione che al primo dei suoi eletti a Milano e ai suoi elettori piace ridere alle spalle di una ragazza stuprata per 26 ore filate?

No, Giorgia Meloni non risponderà alla mia domanda. Ma penso proprio che sarebbe il caso che fosse lei, qualche domanda, a porsela: sulla vera natura del suo partito, dei suoi eletti e dei suoi elettori.

Giuseppe Riccardo Festa

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