Il tema omosessualità è ormai alla mercé di tutti. Speravo già da qualche tempo che fosse cosi. Perché più se ne parla e più velocemente avviene l’accettazione dell’essere umano, in quanto tale, e non per il suo orientamento sessuale o religioso. Sin da piccoli nei gruppi di amici le parole “finocchio”, “femminuccia”, “ricchione”, hanno sempre provocato in me un fortissimo senso di disagio. Non nascondo che le ho usate anche io, per ferire e per allontanare qualcuno, me ne pento dal più profondo del mio animo.
In queste ultime ore è rimbalzata in rete la notizia di due ragazzi omosessuali respinti da un B&B in Calabria. La news è diventata virale, è andata veloce, molte voci di dissenso e molte dimostrazioni di vicinanza ai ragazzi, che volevano solo una bella stanza in un bel posto per passare una bella vacanza, insomma quello che vogliono tutti in questo periodo.
La stampa ormai è contagiata dal fenomeno del clickbait, cioè più la spari grossa, più click ricevi e più soldi fai. In questo mondo Social-deviato dove è verità solo se diventa virale, noi calabresi siamo stati fatti passare come dei personaggi usciti fuori dal capolavoro di Francis Ford Coppola, “Il Padrino Parte Seconda”.
Non voglio assolutamente giustificare il gravissimo rifiuto dell’albergatore, voglio solo porre l’accento sulla differenza di trattamento da parte della stampa.
Per chi come me ha scelto di “andare via” per studiare e formarsi lontano da casa, la discriminazione per l’essere nato “terrone” è tangibile. Non è semplice spiegarlo in poche righe. Si, è vero, ho incontrato un sacco di persone e trovato nuovi amici in questi anni, ma è anche vero che le battute si sprecano e sono quasi tutte uguali. Non ci ho mai dato peso, tranne in alcuni casi, perché essere un “terrone” è un marchio che nel bene e nel male portiamo noi meridionali. Estroversi, accoglienti, allegri, sempre pronti a dare una mano, i tratti più distintivi della nostra cultura meridionale. Qualcuno dice che al nord sono più intelligenti, in questi anni ho conosciuto un sacco di indigeni e fidatevi, non ho trovato nessun grado superiore di intelligenza.
Quello che manca, anzi quello che ci manca rispetto ai “nordici” è un po’ di competitività, mi vado brevemente a spiegare. Siamo un popolo, noi meridionali, pronti a farci in quattro per gli altri, sempre e in ogni caso, siamo abilissimi ad ambientarci, ma siamo molto meno abili a far attecchire in noi dei pregi che su al Nord sono quasi innati.
Se, faccio un esempio semplificativo, i due ragazzi avessero chiesto una stanza all’albergatore di Chioggia (si quello con le frasi del Duce, tra l’altro mal copiate o inesistenti), lui avrebbe affittato la stanza senza batter ciglio, poi si sarebbe girato ed avrebbe detto cose peggiori rispetto al:” Siamo cattolici praticanti, ci teniamo alle nostre convinzioni” e altre cose dette lì a casaccio. La forma cambia poco, perché i due albergatori sarebbero e resterebbero due imbecilli, ma la sostanza cambia. I ragazzi avrebbero avuto la possibilità di visitare la nostra terra ed innamorarsene, perché è difficile che ciò non avvenga, e magari ritornare il prossimo anno, oppure tornare quando ne sentiranno la mancanza, perché si sente la mancanza del Sud anche per chi ci viene solo una volta.
In molti di noi non si è instaurata la propensione agli affari e la parte buona del capitalismo. Il concetto è complicato può sembrare anche talvolta troppo arrivista e influenzato da una visione troppo imprenditoriale, ma questa è la verità. Si, una verità scomodissima, viziata da una mentalità troppo poco d’insieme. Siamo in questo campo davvero fermi al 1800, perché non riusciamo a capire che l’essere spregiudicati in alcuni settori, come il turismo, porterebbe ad una Regione, ma in questo caso ad un luogo come il nostro, ad un avanzamento culturale, ambientale e affaristico tale da creare le basi per non essere tagliati fuori dalle politiche economiche e sociali di una nazione intera. Invece rimaniamo fermi alle letture della domenica, alle nostre becere convinzioni (il riferimento all’omosessualità è pienamente voluto) che portano alla discriminazione di una parte dell’umanità.
Due ragazzi che si danno un bacio non è un affronto a nessun Dio, è solo amore. Lo stesso amore che trovate nelle sacre letture, lo stesso amore che dovremmo portare alla nostra Terra, lo stesso amore che noi “terroni” abbiamo verso il prossimo.
Se vi fermate un attimo e vi chiedete cosa pensate quando vedete vostro figlio o un qualsiasi ragazzo tornare da un viaggio la risposta è scontata: “Sarà felice?” in altri casi più amorevoli “Avrà mangiato? Lo vedo dimagrito!” non pensate mai: “Questo è “finocchio” mo’ lo brucio!” o “Ha la pelle scura non lo saluto” perché non è nella nostra cultura bruciare, picchiare o mandar via qualcuno che è soltanto diverso da noi, lo facciamo solo per moda o per convinzioni dettate da quel clickbait, da qualche articolo fake diventato virale grazie a qualche algoritmo e che ci riempie la testa di nozioni approssimative e poco veritiere.
Una delle più belle canzoni della storia della musica recita cosi:
“Immaginare che non ci sia alcuna nazione non è difficile da fare, niente per cui uccidere o morire. E anche nessuna religione immagina tutte le persone vivere la vita in pace”
Ecco John Lennon ha descritto in pochissime riga la vera umanità, quella che oggi piano piano stiamo perdendo perché restiamo sempre più dietro uno smartphone o dietro un pc e sempre meno difronte ad una persona che amiamo o che ha bisogno di un aiuto reale.
Leonardo Santoro
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