Il sequestro preventivo della discarica per rifiuti speciali non pericolosi a Scala Coeli, operato dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Catanzaro questa mattina, in esecuzione al decreto di misura cautelare reale emesso dal GIP presso il Tribunale di Castrovillari, riporta all’attenzione pubblica un caso gravissimo di presunto disastro ambientale. Quello che emerge dalle indagini preliminari non è solo un problema di gestione inadeguata, ma un quadro di negligenze sistemiche e reiterate che mettono in pericolo la salute pubblica e l’ambiente in una delle aree più delicate della Calabria.
Il valore economico di quanto sequestrato, pari a oltre 10 milioni di euro, impallidisce di fronte ai danni che il presunto sversamento di 15.000 metri cubi di percolato ha causato alla popolazione ed all’ecosistema. Il percolato fuoriuscito lo scorso giugno si è riversato nei torrenti Patia e Capoferro, raggiungendo il fiume Nicà per poi arrivare fino al Mar Jonio, contaminando l’acqua e le risorse naturali di interi comuni, tra cui Scala Coeli, Cariati e Crucoli. Gli abitanti di queste aree sono stati costretti a rinunciare all’accesso all’acqua per uso agricolo e zootecnico, ed i sindaci locali hanno dovuto vietare la balneazione, con un danno incalcolabile al turismo ed alle attività agricole.
Secondo la Procura, le irregolarità nella gestione della discarica sono molteplici e profonde. Tra queste, la realizzazione e l’uso contemporaneo di due lotti non autorizzati, la sottostima dei sistemi di drenaggio e stoccaggio del percolato, nonché l’installazione di una tubatura di 60 metri non autorizzata, che avrebbe permesso al liquido contaminato di fuoriuscire liberamente dall’argine artificiale dell’invaso. Inoltre, l’impermeabilizzazione dell’invaso si è dimostrata inefficace, con un telo inadatto che non avrebbe garantito la tenuta del sistema barriera della discarica.
Dietro queste decisioni tecniche apparentemente errate ci sono nomi e responsabilità precise: gli amministratori della società proprietaria della discarica, i gestori dei lavori e chi ha eseguito i lavori di impermeabilizzazione. La gravità degli indizi raccolti finora è tale da delineare il reato di disastro ambientale, un’accusa pesante e infamante che, se confermata, getterebbe un’ombra ancora più cupa su tutto il sistema di gestione dei rifiuti in Calabria.
Questo episodio mette in evidenza una gestione insufficiente ed una carente vigilanza da parte delle autorità preposte al controllo ambientale, e non è un caso che sin dai primi mesi di attività della discarica, aperta nell’ottobre 2022, siano fioccate denunce da parte di Legambiente e di altre associazioni ambientaliste. Le segnalazioni erano chiare: il sito mostrava già segnali di potenziale rischio ambientale, eppure è rimasto in attività, senza un’adeguata risposta da parte degli enti di controllo.
Il caso della discarica di Scala Coeli diventa così il simbolo di un sistema in cui la tutela dell’ambiente e della salute pubblica sembra secondaria rispetto agli interessi economici, e in cui il prezzo delle mancanze lo pagano la comunità e il territorio. I danni non si limitano ai costi della bonifica, ma comprendono anche la perdita di risorse naturali e l’impoverimento dell’intera area, costringendo i cittadini a fare i conti con acqua non sicura e una limitata libertà di fruizione del mare e delle terre agricole.
Il procedimento è ancora nella fase preliminare, e l’accertamento definitivo delle responsabilità spetta ora alla giustizia. È fondamentale, però, che le istituzioni competenti agiscano con fermezza e trasparenza, garantendo che chi ha sbagliato paghi per le proprie colpe e che le bonifiche vengano avviate con urgenza per limitare i danni già gravissimi subiti dal territorio.
Le comunità locali, che si vedono minacciate da un sistema di gestione dei rifiuti privo di reali controlli e garanzie, meritano risposte concrete e azioni efficaci. Occorre ricostruire la fiducia nel sistema e dimostrare che l’ambiente, la salute pubblica e la dignità delle persone non sono secondarie, ma devono essere tutelate e rispettate con il massimo impegno.
Il sequestro della discarica di Scala Coeli e le accuse di disastro ambientale riflettono il fallimento di un’intera filiera di controllo e di gestione dei rifiuti, a scapito della sicurezza e del benessere della popolazione locale. La Calabria merita che vengano rispettate le sue risorse naturali e che le responsabilità vengano accertate, affinché disastri simili non abbiano più luogo. Questo caso non può passare inosservato: deve essere un monito per un cambiamento reale, che ponga al centro la protezione del nostro patrimonio naturale e la tutela dei diritti delle comunità.
Views: 295
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.