
di MAURO SANTORO
*1516 – 1522* DISPOSIZIONI REALI DI CARLO V
(Re di Spagna, II d’Ungheria e IV di Napoli – Imperatore del Sacro romano impero)
Imperatore Carlo V,
copia di un originale perduto di Tiziano
Il sovrano Carlo I, meglio conosciuto successivamente come Carlo V, nell’ottobre del 1516, tredicesimo anno del Regno di Navarra e secondo di Aragona, emanava il decreto reale di conferma a Giovanbattista Spinelli, per gli speciali meriti acquisiti al servizio del monarca, del possedimento feudale della contea di Cariati con i suoi castelli, fortilizi, uomini e Terre.
In quella occasione furono confermati i titoli, gli onori e tutti i diritti feudali conseguenti all’autorità sui vassalli, valvassori, alle riscossioni fiscali ed all’amministrazione della giustizia. Il re sottolineò che lo Spinelli avrebbe potuto continuare a vantare sul territorio del regno tutte le prerogative contenute nell’originario privilegio di concessione del 1505, compreso il diritto di trasmettere la proprietà feudale, oltre ai beni burgensatici, da padre in figlio con l’obbligo che le successioni dovevano essere approvate, ratificate e confermate dal re.
Giovanbattista Spinelli in quella circostanza, nel medesimo decreto, ottenne anche l’incarico di Tesoriere per le province di Calabria Citra ed Ultra ed il sovrano disponeva che il cancelliere reale doveva notificare la nomina al razionale della Camera della Sommaria del Regno. Decretando, infine, la pena di 1.000 once di oro per i trasgressori che si fossero ribellati all’autorità del tesoriere nominato.
Il 22 marzo del 1517 il sovrano Carlo I, interpretando e manifestando anche il comune desiderio della consorte regina Isabella d’Aviz, nominava il conte di Cariati Giovanbattista Spinelli consigliere reale per gli affari di pace e di guerra.
Al conte Spinelli, entrando così a far parte del Gran consiglio reale, gli veniva riconosciuta la rappresentanza del sovrano Carlo sull’intero Regno di Sicilia Faro – che comprendeva in effetti il Regno di Napoli e quello di Sicilia-. Con le funzioni ed il potere di negoziare e trattare per conto della maestà del re; impegnandosi degnamente e con onore a difendere e tutelare gli interessi della corona aragonese nel corso delle trattative con le parti belligeranti.
Nella stessa seduta di corte il sovrano spagnolo confermava a Giovanbattista Spinelli, taluni diritti che vantava sul casale che nel dialetto locale – riferisce il testo del documento – era chiamato Casoria nei pressi di Napoli. Il re decretava che la concessione aveva una validità perpetua ed il privilegio si trasmetteva anche agli eredi del conte di Cariati.
La volontà di Carlo e della consorte era quella di riconoscere pubblicamente gli speciali meriti e la fedeltà dimostrata da Giovanbattista Spinelli ed i favori che godeva presso i reali. Perciò si decretava che il viceré di Napoli ed i giudici della Camera della Sommaria attuassero le sovrane volontà, prevedendo che il casale di Casoria doveva pagare l’adoa [tassa a carico del nobile per essere esentato dal servizio militare] gravante sulle proprietà feudali a favore dello Spinelli, imputandoli sui conti della università, pena il pagamento di 1.000 ducati d’oro.
Il 30 aprile del 1517 lo stesso Carlo I approvava ed emanava un privilegio in cui si prendeva atto che il consigliere reale e conte di Cariati Giovanbattista Spinelli, aveva donato una dote matrimoniale a sua figlia legittima e naturale Isabella. La ragazza era stata promessa sposa a Giovanni Francesco Di Capua, figlio unigenito di Bartolomeo conte di Altavilla.
Il valore dotale che lo Spinelli aveva deciso di donare era costituito dalla somma in moneta di carlini d’argento pari a 12.000 ducati oltre a 2.000 ducati per il corredo. Le somme, per intero, furono accettate ed incassate dal conte Bartolomeo e dal figlio.
Le parti stabilirono che nel caso lo sposo sarebbe morto prima che il matrimonio avesse avuto efficacia, la famiglia Di Capua doveva restituire a Giovanbattista Spinelli la somma di 4.000 ducati. Il conte di Altavilla Bartolomeo assicurava il rimborso dei denari garantendo l’intero importo con i beni burgensatici e feudali in suo possesso.
Nella ratifica reale degli accordi, in ultimo, si stabiliva che tutte quelle clausole già concluse sarebbero state incluse nel dispositivo dei capitoli matrimoniali da sottoscrivere innanzi ad un pubblico notaio.
Il 15 giugno del 1517 i regnanti spagnoli, Giovanna di Castiglia ed il figlio Carlo, decretavano di confermare con benignità ed in perpetuo tutti i diritti e le prerogative feudali registrati nei privilegi reali custoditi nella cancelleria. Il particolare riconoscimento riguardava il consigliere Giovanbattista Spinelli, già conte di Cariati, unitamente al figlio Ferdinando al quale poteva trasmettere in eredità tutti i diritti che vantava nel Regno di Sicilia Citra Faro.
Nello specifico i sovrani aragonesi confermavano a Giovanbattista Spinelli le proprietà feudali, il titolo e gli onori annessi alla contea cariatese situata in Calabria Citra, che era costituita dalla città di Cariati con Terra Vecchia, la Terra della Scala, Campana, Bocchigliero, Umbriatico, Cerenzia, il castro di Verzino e Rocca di Neto.
Il conte Spinelli ed i suoi eredi e successori avrebbero continuato ad esercitare il dominio e l’autorità sui vassalli, valvassori e su tutti i sudditi, percependo tutti i redditi feudali e sub feudali, quelli sul passaggio dei forestieri e tutte le diverse gabelle della Platea di quelle Terre. Giovanbattista avrebbe continuato ad amministrare il Banco della giustizia civile e criminale con autorità e se necessario anche con le armi, avendo anche la podestà della giurisdizione e l’autorità dell’arbitrato nelle controversie.
Carlo I, inoltre, confermava al conte di Cariati il privilegio feudale emesso nell’ottobre del 1516 in cui lo aveva nominato Tesoriere reale nelle province di Calabria Citra ed Ultra. In quel dispositivo di grazia riconosceva a Giovanbattista il diritto a percepire un compenso annuo di 150 ducati per la gestione di quell’ufficio.
Lo Spinelli, avendo presente la circostanza che egli aveva Ferdinando come unico figlio maschio ed erede, chiese ed ottenne dal re di decretare che nel caso fosse morto il figlio, l’incarico di Tesoriere delle Calabrie ed il relativo compenso fosse ereditato dal fratello Carlo, già conte di Seminara. Il sovrano aragonese, accogliendo benignamente la volontà del conte cariatese, ed anticipando le prammatiche che sarebbero state emanate nel 1655 che consentivano ai possessori dei feudi di vincolare l’eredità feudale a favore dell’unico successore, dispose che il diritto ereditario sulla contea di Cariati con gli annessi legati feudali e burgensatici sarebbero stati esercitati dal fratello Carlo e successivamente dal nipote Troiano, qualora fosse prematuramente morto Ferdinando, il figlio di Giovanbattista.
Ed infatti, sulla scorta del privilegio concessogli dal re, nel 1520 il conte Giovanbattista Spinelli istituiva un maggiorasco che consentiva il passaggio ereditario della contea e dei beni burgensatici solo all’erede che avesse avuto il diritti di succedere nei feudali.
Il 26 di agosto del 1517 il sovrano Carlo I concedeva la grazia ed il visto che approvava le principali clausole del contratto matrimoniale proposto all’attenzione del re dal conte di Cariati Giovanbattista.
Gli accordi riguardavano Beatrice Spinelli che era stata promessa sposa a Francesco De Bisach, barone dell’oppido di Orsomarso situato in Calabria. In quella occasione Carlo e Troiano, congiunti del conte cariatese, avevano versato in solido al barone Francesco ed alla madre Barbara la somma di 6.000 ducati, quale valore della dote promessa.
Il De Bisach e la madre Barbara, a garanzia dell’importo già incassato, acconsentivano che a favore di Beatrice Spinelli fosse iscritta una ipoteca sui beni burgensatici e feudali della famiglia Bisach e che quella obbligazione doveva registrarsi anche nel pubblico istrumento dei capitoli matrimoniali da sottoscrivere innanzi ad un notaio che doveva stipularlo con i contenuti e le clausole approvate nel privilegio reale.
Stemma dell’imperatore Carlo V
Il 6 aprile del 1518 i sovrani aragonesi, la madre Giovanna ed il figlio Carlo I, in considerazione del prodigo e continuo impegno del consigliere e commissario generale del Regno di Sicilia Citra Faro, don Giovanbattista Spinelli, conte di Cariati, che continuava a manifestare lealtà e devozione alla Corona spagnola, gli concedevano particolari grazie e doni in “strenna”. Il re, sottolineava nel decreto, che si era mosso di propria iniziativa per lodare e dimostrare gratitudine al fedele conte Spinelli, e con l’approvazione della regina madre gli concedevano in perpetuo una rendita annua di 1.000 ducati.
Quella concessione gravava e doveva riscuotersi sulle entrate feudali e burgensatiche di tutte le Terre ed i feudi del Regno di Sicilia Citra Faro che risultavano vacanti, a causa delle ribellioni e disubbidienze dei baroni assegnatari che ne erano stati privati. Carlo I stabiliva nello speciale privilegio che Giovanbattista avrebbe potuto trasmettere quei diritti al figlio, agli eredi e ai suoi legittimi successori. Tra l’altro il conte di Cariati era autorizzato ad esercitare l’autorità e la gestione su tutti i feudi, sui casali, sulle fortezze, sugli uomini, sui vassalli, sui valvassori, oltre all’assegnazione del diritto di pascolo su tutti quei territori privi di feudatario.
Giovanbattista avrebbe amministrato la giustizia ed esercitato la giurisdizione delle controversie anche con l’uso della spada, agendo e disponendo con l’autorità di perseguire gli interessi della Corona aragonese.
Il 26 ottobre del 1521 Carlo V, nel suo terzo anno del Sacro impero, dalla “oppido nostris di Contray”, emanava un decreto partendo da talune premesse ed affermava che a seguito della sua elezione ad imperatore del Sacro Romano Impero, avvenuta il 28 giugno 1519, la corona aveva dovuto sostenere numerose e cospicue spese, oltre ad altri ingenti capitali impegnati nelle guerre per la difesa ed il raggiungimento della pace nel Regno asburgico-aragonese e quello di Sicilia Citra Faro.
Continuava il re che era necessario impegnarsi per mantenere quello stato di cose consolidando la pacificazione, per questo occorreva altra “pecunias” per le diverse necessità. Prendeva atto che la Regia corte possedeva nella provincia di Calabria Citra, nel Regno di Sicilia Citra Faro, la Terra di Castrovillari con le sue fortezze, i casali, i palazzi, gli edifici ed altri luoghi. L’autorità reale, inoltre, si estendeva sugli abitanti dei casali, su quelli dei feudi e dei sub feudi, con pieni diritti sulla Platea di quei territori, sulle entrate feudali, sui redditi, le gabelle, le angherie, le leggi, gli uomini ed i vassalli.
La Regia corte esercitava, tra l’altro, il diritto del pascolo, quello dell’assegnazione delle terre boschive date in erbaggio oltre alla riscossione della relativa tassa. Vantava diritti sulla pesca ed il pescato, sulla realizzazione e gestione dei forni, dei trappeti; sul passaggio dei forestieri su quel territorio oltre al pedaggio per l’uso dei luoghi pubblici.
Vantava la riscossione delle gabelle: sulle dogane, sullo scannaggio, sul sale, sulla gestione dei confini, quella sui fondi chiusi e quelli liberi “cù jus patronatus ect.”.
Il re quale detentore di quel feudo di Castrovillari riscuoteva il focatico, la portolania e la bagliva; esercitava la podestà sui casali, castelli e luoghi che venivano abbandonati o non occupati. Amministrava la giurisdizione della giustizia con autorità e se necessario anche con “gladij” [ovvero il diritto di applicare anche la pena di morte], compresa la gestione del Banco della giustizia delle prime cause civili, criminali e miste, oltre al diritto di redimere le controversie.
Infine, tutto il feudo di Castrovillari, così come illustrato, con tutti i suoi diritti e privilegi, con gli onori ed i diritti connessi, dal sovrano Carlo V veniva venduto con atto tra vivi al conte di Cariati Giovanbattista Spinelli, già consigliere reale.
Nel decreto il re prendeva atto del parere favorevole espresso dal Sacro consiglio e stabiliva che tutte le premesse fatte assumevano il valore dell’atto pubblico, compreso il privilegio della nomina di Giovanbattista a signore dell’intero feudo per effetto della vendita in perpetuo di Castrovillari con i suoi casali, fortezze, palazzi, tutti i diritti ed i vantaggi elencati nella premessa. Disponeva che la Curia della vicaria, il viceré e la Camera della Sommaria istituissero una commissione con le funzioni ed il compito di fare una verifica straordinaria dei conti e dei libri fiscali del feudo. Affinché, effettuato il passaggio di poteri nelle mani del nuovo acquirente, tutto fosse chiarito e risultasse conforme alle leggi del Regno.
Dal 26 ottobre 1521, quindi, Giovanbattista Spinelli diveniva proprietario della “universitati nomine cum Castrovillari eius casalibus et castris et hominibo” per la somma, concordata con il Sacro consiglio e la Tesoreria reale, di 28.000 ducati d’oro. Il pagamento in una unica soluzione fu effettuato presso il tesoriere generale della corte e consigliere reale Ludovico Sanchez, per mezzo di Simone Ruyz, tesoriere del Regno di Sicilia Citra Faro, presso cui lo Spinelli aveva versato i ducati d’oro dell’acquisto.
Lo Spinelli, secondo quanto stabilito nel privilegio, avrebbe dovuto pagare al re ed ai suoi successori il servizio dell’adoa gravante sull’intero feudo di Castrovillari, mentre vantava il diritto di trasmettere tutto quanto acquistato ai suoi eredi e successori.
Infine, l’imperatore disponeva al solito viceré del Regno di Sicilia Citra Faro, al presidente della Camera della Sommaria ed al Tesoriere di quel regno di registrare e rendere esecutivo il privilegio emanato a favore di Giovanbattista Spinelli, già conte di Cariati, che diveniva così anche signore di Castrovillari.
Il 20 aprile del 1522 l’imperatore Carlo V, in considerazione dei meriti e dell’onestà manifestata da Giovanbattista Spinelli, ed in virtù della fedeltà che il conte cariatese aveva mantenuto nel corso degli anni verso il sovrano aragonese per essersi adoperato con diligenza e spirito di servizio nella difesa di quel Regno, emanava un decreto in favore del suo fedele e diletto consigliere.
In quella sede si prendeva atto che lo Spinelli aveva acquistato la “civitate nostra Castrovillari” in provincia di Calabria, nel Regno di Sicilia Citra Faro, con il peso del pagamento dei diritti feudali e dell’adoa a favore della Regia corte, senza però che si fosse indicato in quell’atto decreto il titolo nobiliare di quel feudo. Per questo il sovrano, investito della “potestate” regale, stabiliva che in quella alienazione a Giovanbattista Spinelli andasse ricompreso il titolo di conte di Castrovillari. Siccome i meriti acquisiti dallo Spinelli erano molteplici, anche in conseguenza delle antiche origini nobiliari di quel casato, l’imperatore Carlo V quel 20 aprile del 1522 concedeva la speciale grazia ed il privilegio di elevare a ducato la città di Castrovillari. Ed in conseguenza di ciò il fedele Giovanbattista Spinelli diveniva primo duca di quel feudo. Il titolo nobiliare di duca, decretava il sovrano, che la famiglia dello Spinelli avrebbe mantenuto in perpetuo, con analogo privilegio fu attribuito al ducato di Castrovillari.
Il re, tra l’altro, disponeva che Giovanbattista poteva trasmettere ai suoi eredi e successori tutti gli onori e le prerogative elargite. Ordinava, in ultimo, che le solite autorità del Regno di Napoli registrassero nei libri reali i privilegi concessi.
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NOTE TRATTE DA:
- Santoro – Il Principato di Cariati e gli Spinelli suoi feudatari – Note storiche di archivio (1505-1814) – Editoriale Progetto 2000 – Anno 2005.
- Santoro – Giovanbattista Spinelli conte di Cariati e duca di Castrovillari alla corte dell’imperatore Carlo V – Editoriale Progetto 2000 – Anno 2008; nel 2009, ha ricevuto la menzione speciale per gli studi storici alla XXIII edizione del premio Troccoli – Magna Graecia (Cassano allo Ionio).
Il libro è citato in: ENCICLOPEDIA TRECCANI – Dizionario Biografico degli Italiani – Vol. 93 – Anno 2018.
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