De Magistris: dopo Napoli la Calabria è la mia seconda terra

La Calabria puo' diventare grande laboratorio

“Se c’è la volontà di mettere in atto un passaggio rivoluzionario, questo merita la massima e attenzione e, per quanto mi riguarda, per quello che posso fare darò sicuramente il mio contributo da uomo di giustizia”. 

E’ il messaggio lanciato dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, nel suo intervento all’iniziativa sulla legalità organizzata in videoconferenza dal gruppo ‘Confronti a 5 stelle per il Sud’ e dal ‘Movimento La Strada’.

Nessuna risposta diretta alle tante domande su una sua candidatura alle Regionali o altre elezioni in Calabria nel 2021, ma passaggi che non escludono questa possibilità, come è stato nelle sue abitudini in questi anni. 

L’ex pm comincia definendo la Calabria “una terra straordinaria”, che “mi ha anche profondamente ferito”, ribadisce riferendosi a quanto accaduto nella sua carriera di magistrato. 

Ma “in me prevale sempre il sentimento dell’amore” aggiunge subito. La Calabria “e’ e resta nel mio cuore”, dice anche de Magistris. Una regione che, “come Napoli avrebbe bisogno di donne e uomini che lottano affinche’ la giustizia e la legalita’ comincino ad andare insieme”. 

Non si ferma qui, il sindaco di Napoli, il cui mandato scade a maggio prossimo, sottolineando che la Calabria “e’ una terra che ha bisogno di un grande processo di emancipazione e di non affidarsi a qualcuno che venga calato dall’alto, ma di emanciparsi con le proprie forze, creando le giuste connessioni”. 

A tal proposito racconta anche quello che e’ accaduto a lui nel 2011. “A Napoli quando decisi di candidarmi non ci credeva nessuno – rimarca – e invece prima della pandemia, siamo riusciti a far diventare Napoli la citta’ con la maggiore crescita culturale, senza soldi, con un debito enorme, senza governi amici, regionali e nazionali”. In un parallelo ideale con il capoluogo campano, de Magistris si dice certo che la Calabria abbia in se’ “queste risorse. 

Bisogna spezzare quel legame tra mafia, politica e istituzioni – prosegue – e stare molto attenti, perche’ all’interno degli apparati di potere della Calabria il sistema delle massomafie nella legalita’ formale intrisa di compromesso e’ fortissimo”. Si rivolge quindi ai calabresi: “vi vogliono tenere al guinzaglio – dice – quel guinzaglio va rotto con un’operazione rivoluzionaria, che non significa pero’ sbandamento o incapacita’. 

Rottura del sistema significa affidarsi a una nuova classe dirigente, che abbia la capacita’ di governo e che sappia dove mettere le mani”. Il termine rivoluzione fa subito venire in mente quella ‘rivoluzione arancione’ che contraddistinse la sua elezione.

“Il segreto principale e’ affidarsi a un processo democratico che viene dal basso – aggiunge – affidandosi a persone libere che non hanno prezzo. Mettere insieme reti civiche, associazioni, movimenti”. 

Nessuna “esportazione di modelli”, chiarisce, ma “c’e’ una testimonianza da cui partire, c’e’ una citta’ che ce l’ha fatta e cosi’ ce la puo’ fare anche la Calabria. Si puo’ realizzare un modello di partecipazione dal basso, di democrazia partecipativa e trovare persone che una volta elette siano in grado di non cedere al compromesso morale. La Calabria puo’ diventare grande laboratorio”.

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