Dagli ultimi tre morti carbonizzati di Cosenza un segnale drammatico

Dalla rivolta di Rosarno, alla strage del treno di Rossano, al completo caos dei Centri di Accoglienza per gli immigrati. Franco Laratta e Carlo Guccione: “Nella terra devastata da una secolare emigrazione, migranti, extracomunitari e clochard sono abbandonati al loro destino. Ormai siamo in piena emergenza. Stato e Regione del tutto inermi”! La morte dei tre senzatetto di nazionalità romena, avvenuta all’alba di sabato nell’incendio di una casa abbandonata nel pieno centro di Cosenza, è l’ennesima strage in Calabria, degli ultimi di questa terra. Soltanto pochi mesi fa, sei romeni sono stati investiti e uccisi da un treno, ad un passaggio a livello di Rossano (Cs). Erano giovani braccianti agricoli. Come braccianti sono i 15 mila che ogni anno, durante la stagione delle clementine, affollano l’area della sibaritide, tra Rossano e Corigliano. In questo caso si rischia una vera e propria guerra tra poveri: la recessione economica ha spinto tanti cittadini italiani del posto a tornare nei campi. Che però sono occupati da molti anni da romeni, bulgari e magrebini. Nuovi poveri contro i poveri di sempre. La Cgil ha lanciato l’allarme: si rischia un conflitto sociale senza precedenti. Interrogazioni parlamentari, le denunce della associazioni e dei sindacati sono cadute nel vuoto. Intanto lo sfruttamento va avanti senza conoscere ostacoli: controlli e verifiche non hanno mai prodotto nulla! Il conflitto che si rischia nella sibaritide, somiglia tanto a quello scoppiato a Rosarno (RC) qualche anno fa. Ma la politica di accoglienza è fallita anche nei Centri di accoglienza distribuiti in più punti della Calabria, ridotti in parte a prigioni in parti a ghetti. Segni di rivolta la scorsa estate ad Amantea (Cs) dove i profughi sbarcati a Lampedusa sono qui ospitati in un albergo. Senza speranza, senza prospettive. E così un giorno d’estate hanno messo a ferro e fuoco la città. A nulla sono valsi gli appelli e le interrogazioni parlamentari al governo. Oggi che il centro è annunciato in chiusura, 150 profughi non sanno dove andare. I rischi di una nuova rivolta ci sono tutti. Nella terra dove per decenni gli emigrati calabresi all’estero sono stati trattati allo stesso modo in cui la Calabria tratta oggi i profughi e i migranti, le politiche dell’accoglienza sono fallite. Nell’indifferenza della Regione e dello Stato. I tagli hanno colpito duramente i servizi sociali, quelli per l’accoglienza e per l’inserimento degli ultimi. on. Franco Laratta on. Carlo Guccione

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