
■Antonio Loiacono
La memoria collettiva di una tragedia trova spesso nel cinema un custode capace di darle voce e dignità. Il documentario Cutro Calabria Italia di Mimmo Calopresti, premiato ai Nastri d’Argento 2025, fa proprio questo: riporta alla luce il dolore del naufragio del 26 febbraio 2023, trasformandolo in un racconto di umanità e solidarietà.
Quel giorno, a poche decine di metri dalla costa calabrese, il mare ha restituito i corpi di uomini, donne e bambini in fuga da guerre e miseria. Una strage che ha scosso l’Italia intera, ma che ha trovato nella popolazione locale un’eco di accoglienza e pietà. La gente di Cutro non si è voltata dall’altra parte, ha offerto aiuto, conforto, un abbraccio a chi era sopravvissuto e a chi piangeva i propri cari.
Calopresti, con uno sguardo lucido e intenso, racconta non solo il dramma del naufragio, ma anche la risposta di una terra spesso dimenticata dallo Stato, ma che non ha dimenticato il senso di umanità. Il riconoscimento al documentario è un premio alla memoria, alla denuncia, alla testimonianza. Eppure, se il cinema può fermare un’immagine e renderla eterna, la politica non può fermarsi alla retorica.
La strage di Cutro rimane una ferita aperta, una tragedia che continua a interrogare la coscienza di un Paese intero. Il documentario serve a ricordare, ma il vero riconoscimento alla memoria di quelle vittime dovrebbe essere un impegno concreto per evitare che accada di nuovo.
Views: 19
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.