Cariati, un Paese che mi “arraggia”!

Inevitabilmente se tutto resta immobile la solitudine si mangerà Cariati

Stamattina ho passeggiato sul lungomare. Spettacolo unico dai mille e uno colori. Mare calmo, pulito e invitante. Pochi altri a quell’ora lungo la mia direzione. I lidi chiusi e altrettanto le poche attività commerciali che permangono in zona.  

È stato un bagno malinconico di quelli che, tuttavia, mi aiutano a ricaricarmi dolcemente tra i miei affetti più cari. In agosto Cariati è bellissima, ma lo è sempre per tutto l’anno. Toglie il respiro a chi la vuole ammirare nei suoi innumerevoli spaccati. 

Dispiace per la sua solitudine invernale per non dire per tutti i restanti giorni dell’anno, ad esclusione del cuore agostano. Una solitudine che si nasconde. Perché il cariatese, che pure sembra sempre disponibile a esporre spudoratamente le sue emozioni, in realtà è pudico. 

Stringe i denti e minimizza la sua condizione di isolamento, cioè quello che l’aspetta quando tutti andranno via. Un copione che si ripete da troppo tempo. Purtroppo la solitudine non è cosa da niente. Specialmente se parliamo di affetti che ti vengono a mancare. 

Perché sono dovuti scappare per tante ragioni che è inutile elencare. Si conoscono fin troppo. Perché non si ha più quasi nessuno con cui parlare dei propri famigliari e la vita, ahimè, prosegue dai riti mesti e solitari. 

Non basta più negare la solitudine per non vederla. Ormai essa è una compagna inseparabile di vita per chi ancora rimane.

Ammettere il mal di solitudine è qualcosa di normale. Quella normalità che si deve necessariamente riacciuffare e che a me, che sono un forestiero, mi “arraggia” per quanto non si prova a rimandare al mittente con tutti i mezzi a disposizione. 

E, allora, si faccia qualcosa per mordere i morsi della solitudine. Ammetterlo già sarebbe un gran risultato. Una base di partenza.

Darebbe di sicuro la possibilità di costruire un cammino nuovo di speranza. Inevitabilmente se tutto restasse immobile la solitudine si mangerà Cariati. 

Nicola Campoli 

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