Cariati: è tempo di cambiare. Troppe grida di dolore.

Chi si prenderà carico del riscatto dovrà badare con orgoglio alla cosa pubblica

Quando sono a Cariati, si sarà capito, vado in giro e non perdo occasione di parlare con i cariatesi. Provo a capire cosa pensano e come se la passano. Mi piace scoperchiare il loro umore. Mi ha colpito nei giorni scorsi lo scambio che ho avuto con un caro amico e con un giovanissimo cariatese.

Il primo mi ha confessato di aver pensato, anche lui, di abbandonare la “barca”. Poi la crisi pandemica gli ha fatto cambiare idea. Non so se a fortuna o a malincuore per il momento ha rinunciato. Il secondo mi ha lasciato un forte amaro in bocca. Mi ha messo quasi ansia. Mi ha gettato un grido di sofferenza: “adesso viene l’inverno”. Ecco che ho raccolto due messaggi che mi inducono a riflettere. 

Cariati, in senso generale, da un po’ di tempo accusa passivamente quanto di negativo ormai la sovrasta. Come se fosse accerchiata da una serie di influssi negativi, riscontrabili però nella realtà quotidiana. Non registro, ahimè, nessuna reazione. Siamo in presenza di un corpo, quasi morto, che a stento ormai respira. 

Cariati ricca di tutto quello che si potrebbe desiderare ha ormai da tempo perso la rotta. Si è abbandonata senza capire quale direzione prendere. La riflessione riguarda in gran parte la politica, che dovrebbe detenere il primato delle scelte, anche se la stessa comunità nel suo complesso sembra aver perso il gusto per la sfida. 

Pochi paesi come Cariati possono contare su bellezze naturali, artistiche e storiche di tale portata e pervasività da suscitare ammirazione e anche un po’ di invidia dai Comuni vincitori. Quello che è grave è l’incapacità di trarre benessere dalla ricchezza circostante. Servono uomini e donne che si impegnino al riscatto della comunità. È da questi che occorre partire per costruire un nuovo corso, principalmente politico.

Le risorse umane non mancano, come anche quelle economiche in vista anche della ricaduta sul Mezzogiorno del Piano di ripresa e resilienza. La svolta dovrà riguardare l’aspetto culturale. Chi si prenderà carico del riscatto dovrà badare, innanzitutto, con passione e orgoglio alla cosa pubblica. I giovani cariatesi che sono andati a cercare fortuna altrove e quelli rimasti, dovranno rappresentare la linfa vitale della Cariati del domani. 

Ci vorrà di sicuro tanta fantasia e intraprendenza per incanalare il nuovo corso allo scopo di trarne il meglio. Elementi che dovranno andare nella direzione giusta. Andranno allora pensate tutte le giuste architetture per liberare e fare esplodere tutte le energie migliori. Speriamo.   

Nicola Campoli

Foto gentilmente offerta da Michele Ciprioti

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