BRANDA:CONFINDUSTRIA NON FA PROCLAMI P.BRUNI:NON CREDO AI PROTOCOLLI LEGALITÀ

BRANDA:CONFINDUSTRIA NON FA PROCLAMI P.BRUNI:NON CREDO AI PROTOCOLLI LEGALITÀ ‘NDRANGHETA PIÙ RIGORE PER ZONA GRIGIA ROSSANO (Cs) – Mercoledì, 10 Agosto 2011 – La stessa applicazione rigorosa della legge, destinata a quanti commettono reati di ‘ndrangheta, dovrebbe esservi per quanti, a vario titolo, con la ‘ndrangheta trattano e fanno affari. Altrimenti, sarà sempre difficile operare sulla cosiddetta zona grigia. Gli imprenditori collusi vanno allontanati, in tempo, dalle stesse associazioni, Confindustria in primis, senza attendere i definitivi gradi di giustizia. I protocolli di legalità non servono se mancano poi fatti e azioni concrete e coerenti. E’ quando ha scandito, in un immediato faccia a faccia con il direttore di Confindustria Cosenza Sarino BRANDA, il Sostituito Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Pier Paolo BRUNI, ospite d’eccezione del 68esimo caffè filosofico itinerante, promosso dall’associazione europea Otto Torri sullo jonio, ospitato ieri (martedì 9), dallo storico Caffè Tagliaferri, nel centro storico di ROSSANO. – Al partecipato dibattito in piazza, organizzato in partnership con AUTOMARINE Srl di Corigliano, inserito nella 19esima programmazione socio-culturale estiva della Città di Rossano, hanno preso parte, moderati da Lenin MONTESANTO, anche la giornalista emiliana Sara DI ANTONIO, autrice del libro inchiesta “Mafia, le mani sul nord” ed il Direttore dell’Università Popolare Giovanni SAPIA. Ed è proprio con lettura di un passo del celebre “Il Romanzo del Casale” di SAPIA, affidata al Dott. Franco CIRÒ, cha ha preso avvio il confronto a più voci sulla penetrazione della ‘ndrangheta al nord e sul matrimonio tra questa ed il capitalismo settentrionale. Nel pubblico, numerosi avvocati e studenti, intervenuti con diverse domande agli ospiti. La ‘ndrangheta – ha esordito BRANDA – non è ovviamente un punto di dettaglio, così come suggerisce la provocazione di Otto Torri. Non è neppure etichettabile come questione antropologica. I calabresi – ha scandito – non hanno nel loro DNA l’essere ‘ndranghetisti. Certo, è innegabile una difficoltà forte nel distinguere tra Stato e antistato. Spesso non si sa esattamente con chi si ha a che fare. E’ tuttavia tangibile – ha risposto BRANDA a BRUNI – l’azione di prevenzione messa in campo dall’associazione degli industriali che – ha precisato – non fa soltanto proclami, ma accompagna spesso gli imprenditori a denunciare, in Procura e molto spesso in Prefettura. Noi ci mettiamo la faccia – ha chiosato BRANDA – e gli imprenditori che non condividono i principi e metodi di legalità ai quali chiediamo rispetto preliminare, cambiano strada da soli. – In Emilia – ha detto l’Autrice DI ANTONIO – gli affari con la ‘ndrangheta si fanno in silenzio, senza paventare nessuno. Spesso le indagini da noi partono da altre procure, non dalle nostre. Nel meridione ed in Calabria – ha aggiunto – mi pare che il confine tra mafia e antimafia sia paradossalmente più netto che da noi, al nord, dove la zona grigia è molto più estesa e difficile da sondare. E’ tuttavia cambiata, nel settentrione, la percezione generale rispetto a questo fenomeno del quale, adesso, si intravedono contorni sempre più profondi e gravi. – Diverse, infine, le entrate a gamba tesa del Preside SAPIA, motore di tanti Cafè Philo di Otto Torri. La democrazia – ha ribadito – ha allevato la mafia, portandola a scuola, tanto che oggi la volontà degli uomini e gli strumenti della legge appaiono inadeguati a combattere mali cullati, accarezzati e fatti crescere per anni. Oggi la ‘ndrangheta è un istituto. E la Scuola, occupata, offesa e distrutta dalla politica peggiore, rappresenta – ha concluso SAPIA – la fotografia di una società gravemente malata e, al tempo stesso, il punto dal quale ripartire, riportandovi disciplina, merito, punizioni e legalità quotidiana.

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