Beppe Grillo e il feticcio del doppio mandato

La decisione presa dall’imperatore Grillo Primo (e presumibilmente anche Unico e Ultimo), anche contro il parere del re travicello Giuseppe Conte (quello che sulle decisioni ha sempre la penultima parola), di ribadire senza se e senza ma il vincolo del doppio mandato per gli eletti del suo partito, è stata benedetta dai grillini duri e puri che, a rischio di estinzione, continuano comunque a esistere sotto l’egida del WWF. Dal lato opposto, questa decisione è stata accolta con parecchia ironia dagli osservatori politici e con molti sghignazzi dalla maggior parte di coloro che nei confronti del M5S hanno sempre nutrito sentimenti che oscillano fra l’antipatia, l’insofferenza e il rifiuto totale. A causa di questa decisione non ci saranno più, nelle aule parlamentari, fini intellettuali del calibro di Danilo Toninelli, eleganti e raffinate dame come Paola Taverna, esperte economiste del livello di Laura Castelli (quella del famoso “questo lo dice lei” a Pier Carlo Padoan), immaginifiche educatrici come Lucia Azzolina (quella dei famosi banchi scolastici a rotelle), e tanti altri che durante le due ultime legislature hanno avuto modo di illustrare il Paese esibendo le loro incompetenze, la loro incultura e la loro scadente professionalità.

Incoerente su tutto il resto (mai alleanze, meno che mai col PD; tutte le discussioni interne in diretta streaming; mai in TV, e soprattutto in RAI; ogni decisione sottoposta al voto degli iscritti), Grillo ha deciso di essere coerente almeno in questo.

La motivazione ufficiale, quella sempre accampata fin dall’inizio dell’avventura politica dell’ex comico, è che la politica non deve diventare un mestiere e che uno vale uno e quindi chiunque può fare il legislatore. Io però mi permetto di proporre una motivazione diversa, più calzante con la personalità e con la storia del padre-padrone del Movimento 5 Stelle.

Prima di tutto, e l’ho detto e ridetto fino alla noia, la motivazione ufficiale è di una stupidità senza confini: non è vero che uno vale uno e non è vero che chiunque può fare il legislatore. Io, per esempio, so perfettamente di non esserne in grado e perciò mi guardo bene dal propormi: non possiedo i requisiti che si acquisiscono con anni di pratica, partendo dalle cariche più modeste, all’interno del partito e poi nelle amministrazioni locali, per salire via via fino agli scranni del Parlamento. La motivazione ufficiale, inoltre, lascia intendere che chi si propone lo fa per godere dei privilegi offerti dalla carica, e quindi dopo due mandati bisogna sentirsi sazi e cedere il posto a qualcun altro: in sostanza, questa motivazione conferma che secondo i grillini è proprio così: che in Parlamento ci si va precisamente per incassare molti soldi e non per mettersi al servizio del Paese.

Tornando alla motivazione vera di Grillo, mi sembra evidente che chi, come lui, ama essere dominus incontrastato dell’impero che ha creato, vede male il rischio che emergano altre personalità che potrebbero sfidare la sua autoattribuita e non discutibile autocrazia. Dunque ben poco gli importa che in fondo perfino i sullodati Taverna, Castelli, Azzolina e Toninelli (ebbene sì, perfino lui!) dopo dieci anni di apprendistato potrebbero aver imparato qualcosa e, se rieletti (il se è d’obbligo, visti i sondaggi non incoraggianti per il Movimento) avrebbero potuto agire con maggiore consapevolezza ed equilibrio: meglio ricominciare da capo, riproporre nuovi illustri sconosciuti più facilmente gestibili e meno passibili di pretendere di usare la propria testa; e poco importa se saranno ignoranti, incompetenti e, in fin dei conti, imbarazzanti.

In conclusione del grillismo, al di là del feticcio dell’onestà, dote inutile se non è accompagnata da adeguata formazione, serietà, competenza, chiarezza e indipendenza d’idee, sopravvive oramai soltanto uno e un principio: uno vale uno, tutti gli altri son nessuno.

Lascio a chi mi legge il piacere di indovinare chi è quell’uno, ma un aiutino mi sento di darglielo: il nome comincia per G e finisce con RILLO.

Giuseppe Riccardo Festa

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