Non nascondo che Antonio Cassano mi è sempre stato particolarmente simpatico. La decisione di lasciare il calcio professionistico – il forse è d’obbligo visto le ultime vicende (!) – mi è dispiaciuta non poco.
Il vero rammarico è sul fatto che il calciatore barese avrebbe potuto dare e ricevere più soddisfazioni in termini di vittorie nel corso della sua carriera.
Il suo talento non è mai stato messo in discussione. Tuttavia, l’incontrollabile comportamento in campo e fuori dal rettandolo di gioco, le cosiddette “cassanate”, non gli hanno permesso di riuscire a fare quello che l’Italia intera, a un certo punto del suo percorso, quasi gli ha gridato a gran voce.
Del resto, per quanto riguarda l’ultima querelle che l’ha visto coinvolto nell’avvio di stagione al Verona, probabilmente Cassano si è mostrato più maturo come uomo di tante altre volte in precedenza.
I suoi trentacinque anni, dopo un periodo d’inattività lontano dai campi di gioco che contano, hanno segnato il reale campanello d’allarme.
E, quindi, penso che la sua decisione suoni come una presa di coscienza più consapevole da uomo di quanto si possa credere.
Adesso all’idolo di molti appassionati del mondo del calcio non c’è che sperare che Fantantonio, come spesso viene chiamato, intraprenda una vita serena e perché no, contrariamente a quanto è stato come calciatore, rivolta alla crescita di tanti piccoli calciatori dimostrando a essi che il calcio può davvero far cambiare la vita, nonostante si nasca in ambienti non particolarmente facili.
La sfida per Antonio Cassano non sarà delle più semplici, ma l’Italia si mostra speranzosa che possa dedicarsi al generoso impegno per moltissimi bambini che vogliono vivere il sogno del calcio, ma non ne hanno la possibilità perché nascono in contesti molto particolari.
Allora da Cassano ci attendiamo un coup thèatre davvero nuovo e ricco di soddisfazioni per lui e per tanti giovanissimi che sognano un futuro da calciatore.
Nicola Campoli
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