AMPLIAMENTO DISCARICA: in gioco il futuro di questo territorio.

La discarica  – cioè  una buca  da riempire con rifiuti – non rappresenta di sicuro la soluzione al problema dei rifiuti, né dal punto di vista economico e ambientale né tantomeno è la via indicata dalla normativa di settore . Già il D.Lgs 22/97, che ha introdotto nel nostro ordinamento gli obiettivi di raccolta differenziata, poneva lo smaltimentocome “..la fase residuale della gestione dei rifiuti.” La Direttiva 2008/98/CE c.d. “Direttiva Rifiuti” ha poi introdotto una precisa scala gerarchica per la gestione dei rifiuti, cioè un ordine di priorità che vede al primo posto la Prevenzione,  poi riutilizzo e riciclo, segue il recupero di energia e solo alla fine, all’ultimo posto, c’è lo smaltimento e  quindi la discarica

Ho sempre ribadito, nei tanti anni di lavoro in questo settore, l’importanza della prevenzione e quindi della riduzione della produzione dei rifiuti come perno per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela della salute. Le norme nazionali dovrebbero andare con maggiore convinzione in questa direzione seguendo l’esempio il di diversi Paesi del Nord Europa che hanno introdotto ad esempio il sistema del “vuoto a rendere su cauzione”,da noi “timidamente” inserito recentemente nel Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/06)quasi a non voler sortire alcun effetto. Ci sono poi le azioni concrete che dobbiamo fare tutti- singoli cittadini ed Enti locali – per cambiare le nostre abitudini “usa e getta” e sostenere la raccolta differenziata ed il riciclo.

Ci si potrebbe chiedere perché parlare di queste cose quando il problema adesso è una discarica per rifiuti speciali. In realtà è tutto connesso e l’ordine di priorità nella gestione rifiuti vale per tutti i rifiuti siano essi urbani o speciali, la prevenzione ed il riciclo sono le uniche vie da percorrere per sfuggire alla logica dello smaltimento e delle discariche e preservare la nostra salute, l’ambiente e i nostri meravigliosi territori.

Ripercorrendo l’iter che ha portato alla costruzione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi nel territorio del Comune di Scala Coeli (CS) le suddette considerazioni sono fondamentali.

La discarica è stata autorizzata dalla Regione Calabria con il Decreto Dirigenziale 4180/2010 del 29/03/2010 – circa 14 mesi dopo la domanda presentata alla Regione dall’impresa – ed è entrata in esercizio nel maggio 2015. Ha una superficie di 60.000 mq e si possono conferire fino a 250 tonnellate/giorno di rifiuti. Non si tratta quindi di una piccola discarica eppure l’anno scorso il gestore della discarica ha presentato un nuovo progetto di ampliamento che prevede di fatto il suo raddoppio.

Malgrado sia stata forte l’opposizione dei cittadini, di amministratori, dei tanti comitati sorti  per fermare la sua costruzione, malgrado ricorsi al TAR e le numerose manifestazioni anche nei Comuni limitrofi, l’iter autorizzativo di questa opera ad elevatissimo impatto ambientale è stato rapidissimo. Di sicuro ben al di sotto dei normali tempi di autorizzazione (anche nel caso di impianti di recupero) ben noti agli addetti del settore. In una Regione che ha un deficit impiantistico nel settore dei rifiuti riciclabili e che si trova al penultimo posto come percentuale di raccolta differenziata (r.d = 25% – dati Ispra 2015) lontanissimi dall’obiettivo del 65%, si riesce invece a costruire una discarica in tempi da record.

Per questo piccolo centro del basso Jonio cosentino al confine con la Provincia di Crotone il raddoppio della discarica sarebbe l’ennesima batosta.

Ma è una discarica per rifiuti speciali che senso ha parlare di deficit nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani? I rifiuti speciali provengono da lavorazioni industriali, artigianali, da attività commerciali e di servizi e dalle attività di demolizione, costruzione e scavi mentre i rifiuti urbani sono i rifiuti di origine domestica prodotti dai Comuni. Sono però classificati come rifiuti speciali anche quelli che provengono dagli impianti che trattano rifiuti urbani. In sintesi se un Comune porta rifiuti (urbani) ad un impianto di trattamento, i rifiuti che ne escono a valle delle lavorazioni sono classificati come speciali.

La discarica costruita a Scala Coeli è autorizzata a ricevere anche i rifiuti che derivano dagli impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati noti come impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) quindi rifiuti provenienti all’origine dal flusso dei rifiuti urbani.

E’ opportuno fare una breve cronistoria sulla situazione impiantistica in Calabria. La pianificazione e la successiva realizzazione degli impianti TMB inizia dallo stato di emergenza dichiarato con il D.P.C.M 12 settembre 1997. Sono poi seguiti piani di emergenza per la gestione dei rifiuti che hanno previsto un assetto impiantistico articolati in tre sistemi integrati denominati «Calabria Nord»,«Calabria Centro» e«Calabria Sud». Tale progetto prevedeva la realizzazione di impianti TMB cioè impianti di selezione meccanica con produzione di CDR (Combustibile da Rifiuto) e FOS (Frazione Organica Stabilizzata), di termovalorizzatori ed anche impianti di recupero cioè gli impianti dove portare la raccolta differenziata. Come noto è stato realizzato il termovalorizzatore di Gioia Tauro e diversi impianti TMB. Sugli impianti per la raccolta differenziata si è fatto poco o niente, secondo i dati riportati nel DM 7 marzo 2016 il fabbisogno residuo di impianti di compostaggio della Calabria è molto elevato, pari a circa 135.000 tonnellate/anno.

Si è pertanto valorizzato poco il settore del riciclo e del recupero di materia e di conseguenza lo sviluppo delle raccolte differenziate, mentre alla realizzazione dei TMB si è aggiunto l’ampliamento delle discariche esistenti laddove tali impianti non sono stati costruiti.

Gli impianti TMB producono rifiuti speciali per i quali la soluzione è stata il conferimento in discarica.

E’ fondamentale ricordare tutti i passaggi perché in tutta questa vicenda il prezzo più caro lo sta pagando il piccolissimo Comunedi Scala Coeli che ha poco più di 1.000 abitanti (compreso la frazione) con una bassissima produzione di rifiuti (293 kg/ab*anno) che ha attivato la raccolta differenziata porta a porta avviandosi quindi verso percorso virtuoso, con un territorio che non ha mai avuto vocazione industriale  e quindi non produce rifiuti speciali e con una popolazione che vive quasi esclusivamente di agricoltura e allevamento.

Malgrado tutto ciò nel suo territorio è stata costruita una discarica– che adesso vogliono raddoppiare– nel bel mezzo di una zona protetta poiché coperta dal marchio DOP “Bruzio” menzione geografica “Colline Joniche Presilane”, tra vigneti, terreni coltivati con il metodo biologico ai sensi del Reg. CEE 2092/91 e dove resistono ancora gli ultimi allevamenti estensivi di bovini di razza podolica.Il tutto pochi passi da torrenti affluenti del fiume Nicà che si trova poco distante.

Il fiume Nicà, l’antico fiume Hylias che segnava il confine fra le colonie greche Thurii e Kroton la città di Pitagora. Sulle sue cui sponde nel V secolo a.c. si sarebbe combattuta l’aspra battaglia fra Sibarys e Kroton. In questa vasta area che comprende anche il sito fortificato di Pruija, all’interno del quale sono state rinvenute tombe del periodo ellenistico e numerosi reperti di valore, si sta faticosamente portando avanti il progetto di un parco archeologico che si estende fino alla necropoli in località Salto (Cariati) con la tomba a camera al cui interno è stata rinvenuta l’armatura di un guerriero brettio con un ricco corredo funerario risalente al 330 a.c

Invece sulle sponde di un fiume che per millenni ha rappresentato un crocevia commerciale importante, sosta naturale di molte specie migratorie (alcune in via di estinzione), a far da corona a luoghi impregnati di storia, in un ecosistema delicato e fragile in mezzo a colture con marchi DOP e IGP e a produzioni biologiche è stata realizzata una discarica per rifiuti speciali che adesso si intende addirittura raddoppiare.

Se questo è la via da seguire per valorizzare la Calabria, le sue bellezze e creare sviluppo significa che stiamo andando nella stessa direzione che nel secolo scorso ha dato vita a distretti industriali altamente inquinanti che hanno contaminato ettari di suolo e che ora giacciono abbandonati come cattedrali nel deserto, colmi di rifiuti pericolosi, ricettacolo di discariche abusive in attesa di bonifiche che tardano a realizzarsi ed i cui immensi costi economici e ambientali stiamo pagando tutti.

E’ in gioco il futuro di un territorio, le scelte strategiche sono fondamentali e spettano alla politica senza ridurre il dibattito solo ad un asettico iter autorizzativo.

Le soluzioni immediate e alternative alle discariche ci sono, basta volerlo. Lavia è tracciata e si chiama Economia Circolare, nel settore rifiuti vuol dire prevenzione, riuso e riciclo. La Green Economy crea posti di lavoro mentre per gestire una discarica – frutto di logiche tipiche dell’economia lineare preleva/produci/usa/getta – bastano poche unità, meno di dieci. Le discariche non solo non creano posti di lavoro ma ne distruggono altri deturpando territori e danneggiando la salute.

Bisogna convertire i vecchi impianti TMB in impianti a recupero di materia con l’inserimento di ulteriori macchinari finalizzati a massimizzare l’intercettazione delle frazioni riciclabili per ridurre sostanzialmente il flusso di rifiuti speciali non recuperabili in uscita dall’impianto. Incrementare la raccolta differenziata della frazione organica e costruire impianti di compostaggio possibilmente anaerobici con produzione di biometano. Ridurre la componente organica nell’indifferenziato significa ridurre un flusso verso gli impianti TMB che generano a valle la cosiddetta FOS, cioè un rifiuto speciale che va a smaltimento.

Per i rifiuti di provenienza più prettamente industriale la soluzione non è comunque la discarica ma la realizzazione di impianti che permettano il recupero di materia e –  in ultima ratio –  di energia. Impianti la cui realizzazione dovrebbe essere attentamente pianificata evitando la loro realizzazione in aree a forte vocazione agro-zootecnica ed individuando invece aree industriali dismesse da riqualificare creando al contempo nuovi posti di lavoro.

 

Francesco Sicilia

Ingegnere Ambientale

www.francescosicilia.it

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