di Marco Toccafondi Barni
– Amare a tal punto il sol dell’ avvenire da esserne bruciato.
E’ stata la tragica parabola di Michail Sergeevič Gorbaciov, che martedí si é spento alla veneranda etá di 91 anni. Tanto é vero che oggi c’é chi lo vede come un moderno Icaro, l’eroe mitologico che finí per distruggere se stesso nel tentativo, folle, di viaggiare verso il sole. Con Gorbaciov e l’Urss finí nello stesso modo: inceneriti entrambi nel calderone della storia dopo il tentativo di salvare il socialismo sovietico. Un’ aspirazione oltre ogni limite. In fondo va sempre in questo modo: la storia si vendica dei leader che pretendono di farla. Quando, come Icaro nel mito, incuranti dei propri limiti finiscono per voler andare oltre le loro possibilitá. Forse ipnotizzati dalla vanagloria e quindi convinti di superarsi. Una vicenda tragica quanto breve la sua, durerá circa 6 anni, dal 1985 al 1991. In linea, per dirla con Hobsbawm, col “Secolo breve” che con Gorbaciov si chiuse. Un’ era breve quella Gorbacioviana e che chiuse il Novecento tra amarezze, rimpianti, sogni infranti e grandi speranze. Eppure é quel tipo di tragedia avvolta nell’ utopia e quindi col suo innegabile fascino ammalia l’umanitá. E’ di questo aspetto che ci occuperemo nel ricordare il protagonista, suo malgrado, probabilmente piú tragico e al tempo stesso drammaticamente romantico del secolo scorso. Il secolo che non c’é piú, quello breve.
Gorbaciov, tra ideale e realtá imperiale – In Italia c’é chi sui social stupidamente brinda virtualmente alla sua morte (sic), tra l’altro usando la principale arma di spionaggio statunitense: Internet. Anche in Russia i commenti non sono teneri, anzi. Facendo ció, oltre a un evidente cattivo gusto, costoro dimostrano di non comprendere nulla, né a livello storico, né politico, né umano. Sí, perché una grande colpa viene rinfacciata all’ultimo leader sovietico: essere colui che ha distrutto l’Urss e quel socialismo. Ma se Gorbaciov non ha una colpa é proprio questa. Lui, infatti, arrivó quando ormai i giochi erano fatti da tempo, a Mosca, nella allora Leningrado e perfino nella Russia profonda. Certo, col suo maldestro tentativo di riformare ció che non era ormai riformabile acceleró la dissoluzione dell’ elefantiaco impero sovietico, tuttavia il vero colpevole fu casomai quel Leonid Brezhnev che per quasi 18 anni governó un paese in piena stagnazione, colpevolmente scelto e sorretto dagli stessi apparati statali e dalla medesima burocrazia corsi in appoggio di Stalin contro Trotsky e artefici del siluramento di Nikita Kruscev. Gorbaciov arrivó tardi, ma nonostante questo tentó lo stesso, in evidente buonafede, di salvare il supremo ideale, il socialismo, tentando di renderlo semplicemente ció per cui esso é nato: libero, giusto e soprattutto umano. Brindando si scambia dunque un tentativo di rianimazione per un omicidio, oltre all’intelligenza e allo stile con qualche like.
L’ Urss come Dorian Gray – Le cose andarono come sappiamo, perché era davvero troppo tardi nel 1985. Al tentativo gorbaciovano di salvare il salvabile grazie a qualche parolina magica e ad una sorta di “nuovo pensiero”, che oggi definiremo buonista (Perestroika e Glasnost), gli uomini dell’ apparato statale risposero con un golpe ridicolo. Tutti ben consci che, proprio come nel romanzo di Oscar Wilde e con nozioni di Tocqueville, appena si tocca qualcosa che muore se ne puó soltanto accelerare la fine, svelandone la miseria. Andó cosí: siamo nell’agosto del 1991 e Gorbaciov si trova in Crimea con la famiglia per le vacanze estive quando un manipolo, c’é da dire formato da figure importanti e assai influenti, tenta il colpo di mano, una mossa finale quanto disperata: sequestrare, arrestare e infine esautorare il padre della Perestroika. Ma é troppo tardi anche per loro, i golpisti che volevano conservare l’Urss almeno un altro po’. Succede che in soli 3 giorni il presidente eletto della Russia, Boris Eltsin, diventerá la figura centrale della repubblica di gran lunga piú grande e importante dell’ Unione Sovietica: la Russia. In quelle giornate d’agosto salirá su un carro armato inviato dagli stessi golpisti improvvisati e di lí a pochi mesi l’ Urss non esisterá piú e la bandiera rossa sará ammainata per l’ ultima volta il giorno di Natale di quello stesso anno. Da quei caotici mesi nascerá un altro triste periodo, dove un presidente alcolizzato lascerá il paese piú esteso della terra nelle mani di bande criminali e della mafia russa per quasi un decennio. In Occidente, causa la perenne sbornia da post storicismo, che sta per volgere al termine, credemmo a una Russia ormai provincia dedita all’economia e non piú impero dedito alla Storia. A inizio millennio ci penseranno ancora una volta gli apparati a far torcere su se stessa quella che, in quella fatidica estate del ’91, i giornali occidentali definirono frettolosamente la seconda rivoluzione, per il Cremlino sceglieranno un loro uomo: l’ allora sconosciuto Vladimir Putin. A Eltsin, in cambio delle dimissioni, verrá concessa l’amnistia e di poter morire nel suo letto anziché in prigione, col fegato spappolato dalla vodka.
Cosa ci insegna la vicenda di Gorbaciov ? – Dall’era Gorby possiamo apprendere due cose e per dirla con un grande intellettuale anarchico, Camillo Berneri, ovvero come “L’utopista accende le stelle nel cielo della dignità umana, ma naviga in un mare senza porti”. Una é secondaria e in sé perfino banale: in politica l’ingenuitá é un veleno mortale. Gorby, come all’epoca lo battezzarono i media occidentali, provó a fidarsi dell’ Occidente nel suo tentativo di salvare il socialismo in Unione Sovietica, rifiutandosi di vedere quello che tutti sanno: l’Occidente é capitalista e quindi nemico del socialismo. In questo fu incredibilmente ingenuo, ma forse non esisteva un’ altra via. L’ altra é invece fondamentale per tutti, perché riguarda l’ utopia e la storia: se sei un utopista devi tracciare la strada, non provare a fare la storia. E’ stato questo l’ errore principale di Gorbaciov: credere di poter cambiare la storia. Tuttavia, come chiunque ci abbia provato prima di lui, ne é puntualmente uscito umiliato, deriso, disarcionato e platealmente quanto definitivamente sconfitto. Gorbaciov, da vero socialista e probabilmente in perfetta buona fede, ci provó sul serio e non andrebbe mai dimenticato che personalmente non ci ricavó un rublo. Non a caso pur di raccimolare i soldi necessari per curare l’amatissima moglie Raissa, affetta da leucemia, dovette ripetutamente umiliarsi partecipando come ospite a Sanremo, tra Fabio Fazio e Antonella Ruggero, nonché apparire in uno spot televisivo per Pizza Hut. Allora un’ azienda assai nota, poi fallita come il suo celebre testimonial a causa di un altro scossone della storia: la pandemia da Coronavirus. Un altro suo enorme merito storico, che non va scordato, é che non fece mai ricorso alla violenza per mantenere il potere. Insomma, un utopista che voleva anzitutto provare a salvare l’idea, il classico rifiuto di gettare il bambino con l’acqua sporca. Il problema é che c’era rimasta solo l’ acqua sporca quando arrivó lui. Dapprima per colpa dello stalinismo, scelto dagli apparati dopo la morte di Lenin, poi con gli anni della stagnazione brezvneviana. Era veramente una missione impossibile, perché un’ utopia e un bellissimo ideale come il socialismo li puoi propagandare, anelare, sognare, insegnare e persino provare a tracciarne la via, ma non realizzarli se la tua collettivitá e il suo sentimento medio ancora non vogliono. Comunque ció che rimane in ereditá all’umanitá di quell’esperienza cosí breve, che tante speranze suscitó nel pianeta, é quel tracciato illuminato dalle stelle dell’utopista che é la luce stessa di ogni utopia. Il cammino degli esseri umani nella storia é ancora lungo e forse quella luce ci porterá a scenari e mondi migliori. Allora grazie Gorby e non preoccuparti tanto alla gente come te, visionari capaci di vedere quel che altri non vedono, la storia presto o tardi dá quasi sempre ragione.
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