DA GORIZIA E NOVA GORICA LA RISPOSTA DELL’EUROPA AI RINGHI DI MATTEO SALVINI

Madrid contro Gorizia e Nova Gorica. Anzi, no, non facciamo torto a Madrid, che è una città aperta e cordiale, a dispetto degli antieuropeisti che là si sono dati convegno. Diciamo meglio: i nazionalisti nostalgici del passato a convegno a Madrid contro la cultura europeista celebrata a Gorizia e Nova Gorica.

In uno dei suoi abituali raptus, di quelli che gli hanno fruttato la discesa dal 30% al 7 o 8% dei consensi, dalla tribuna del convegno di Madrid il ministro dei trasporti italiano e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini,ha declamato entusiasta il suo motto “meno Europa, più libertà”.

Cosa intende, Salvini, quando dice “meno Europa”? Meno finanziamenti, come quelli del PNRR, che salvano dalla recessione la comunque asfittica economia italiana? O meno facilità di spostamento, quella che permette agli studenti europei di conoscersi, frequentarsi e diventare amici durante gli stage ERASMUS? O minore facilità di cercare lavoro? O l’abolizione della moneta unica, baluardo che salva l’Italia dalla pressione economica e finanziaria di colossi come la Cina, gli USA, il Giappone e gli emergenti BRICS?

Sospetto che a Salvini, semplicemente, non piaccia che ci siano regole, e l’Europa impone ai Paesi membri alcune regole, a partire dai controlli sui conti pubblici. Certo, molte cose si possono e si debbono migliorare, in questa Europa, ma Salvini e i suoi amici riuniti a Madrid l’Europa non la vogliono migliorare: la vogliono sfasciare. Salvini, ammiratore sfegatato di Donald Trump, sa benissimo che meno Europa non significa affatto più libertà (a parte, quella sì, la libertà di comandare anziché governare, di regalare agli evasori generosi condoni fiscali, di lasciar galoppare l’inflazione senza controllo, di stabilire l’impunità dei potenti facendo la faccia truce verso i poveracci). Meno Europa significa consegnarsi, appunto, alla vorace sete imperialistica di Donald Trump rinunciando nel contempo ai progressi civili, economici, sociali e politici che si riassumono nel concetto di Comunità Europea.

Quel concetto meravigliosamente materializzatosi, ieri, nella festa che ha celebrato Gorizia e Nova Gorica “Città Europea della Cultura”. Un tempo simbolo delle divisioni e delle diffidenze che hanno avvelenato per secoli i rapporti fra i popoli europei, queste due città, a dispetto del confine politico che le separava (reso insignificante proprio dall’Unione Europea), oggi, nel nome della cultura, sono unite in una sola città. Italiani e Sloveni, un tempo separati da fili spinati e sbarre doganali, oggi vanno e vengono in uno spazio comune, l’Europa, esattamente come fanno Tedeschi e Francesi, Spagnoli e Portoghesi, Italiani e Austriaci, Belgi e Tedeschi, Olandesi, Polacchi, Romeni…

Siamo uniti, pur se diversi. Questa diversità possiamo coltivarla per arricchirci nel conoscerla, o strumentalizzarla, come si fece in passato e come vorrebbe fare Salvini, per guardarci in cagnesco e tornare a trasformarla in ostilità.

Grazie all’Europa siamo liberi di parlarci, di conoscerci, di spostarci, di incontrarci. I miei figli lavorano in Francia, una mia amica francese, studiando a Roma, ha incontrato e sposato un carabiniere italiano e lavora qui, un’altra mia amica, spagnola, insegna in una scuola italiana. Se me ne viene voglia, vado a Parigi, Vienna, Varsavia, Lisbona, Amsterdam, e non incontro doganieri, non subisco controlli, non debbo acquistare banconote diverse dalla mia subendo perdite nel cambio. Non è, questa, libertà?

Di quale libertà blatera, Matteo Salvini, quando invece di occuparsi del suo ministero, va in giro sparando i suoi slogan nazionalistici? Come possono, lui e gli altri come lui, in Europa, non capire che si può essere patriottici senza essere nazionalisti? Come possono non sapere che il nazionalismo è un veleno, una malattia degli occhi, che rende miopi, e del cuore, che rende arido? Conosco la risposta: possono perché si fanno forti della loro ignoranza e dell’ignoranza di chi li applaude.

Perché purtroppo è vero, il mondo sembra impazzito e applaude Salvini e quelli come lui. Un vento greve di egoismo e di meschinità soffia torbido e soffocante da Washington, da Mosca, da Pechino, da Buenos Aires e, purtroppo, anche da Roma.

Ma un vento diverso, più puro e salutare, spira da Gorizia e Nova Gorica; e anche da Berlino, e da Monaco, dove folle meravigliose hanno pacificamente dimostrato contro questi rigurgiti di un passato che speravamo fosse ormai morto e sepolto; e spira pure da Marsiglia, dove il Presidente Mattarella ha tenuto un discorso illuminato, coraggioso e appassionato in difesa dell’Europa.

Il vento della dolce, solidale e meravigliosa libertà. Quella vera, non quella gretta e miserabile che piace a Salvini, ma quella che invita a superare differenze, diffidenze ed egoismi. La libertà che può ancora essere salvata, dipende solo da noi.  La libertà che ci è offerta dall’Europa, la libertà che piace al Presidente Mattarella. E che, nel mio piccolo, piace anche a me.

Giuseppe Riccardo Festa

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