
Evidentemente occorre un dono, un dono davvero speciale, per riuscire ad essere sempre così pronto a gettarsi su ogni occasione che sembri legittimare il proprio razzismo come fa Matteo Salvini.
L’assassino della povera Sharon Verzeni era stato appena arrestato, e subito il ministro, felice dell’occasione, diffondeva su Facebook la sua dichiarazione:
Fermato Moussa Sangare, origini nordafricane e cittadinanza italiana, sospettato di aver assassinato la povera Sharon. Spero venga fatta chiarezza il prima possibile e, in caso di colpevolezza, pena esemplare, senza sconti.
Perché il ministro invoca questa esemplarità? Non tanto per la gravità del crimine, stando al testo del post, quanto per il fatto che l’assassino ha origini nordafricane e cittadinanza italiana. Se Sangare non avesse quelle caratteristiche etniche, è il concetto sottinteso, allora non ci sarebbe bisogno di una pena esemplare.
Insomma, gratta il leghista e trovi il razzista. Ora che il suo padanismo è mascherato (male: basti pensare alla legge sulle autonomie differenziate) da un nazionalismo italico tanto sbandierato da puzzare di fasullo, un po’ come il suo esibirsi cristiano, e non può prendersela con i meridionali, Matteo Salvini trova sfogo al suo razzismo invocando l’aggravante dell’origine africana dell’assassino italiano di una donna innocente. Non l’ho sentito invocare la stessa severità per gli autori italiani di origine italiana dei femminicidi, o per gli imprenditori responsabili della strage dovuta alle morti sul lavoro, nelle fabbriche o, figuriamoci, sui campi dove le vittime sono schiavi anonimi di pelle per lo più scura. Al contrario, per questi ultimi, ho sentito i suoi sodali affermare che non si debbono colpevolizzare gli imprenditori come categoria. Gli imprenditori no, ma gli italiani di origine straniera, evidentemente, sì: tutti.
In ogni caso, mi mette i brividi l’idea stessa di “pena esemplare” perché le pene esemplari, semplicemente, in un Paese civile non debbono esistere.
È ovvio, doveroso e necessario che il colpevole di un crimine così terribile, tanto più orrendo in quanto commesso senza uno straccio di ragione, debba essere punito. La pena applicata al reo al termine del processo, però, non deve servire come esempio: deve essere la giusta – ripeto: giusta – punizione commisurata alla gravità del delitto commesso, punto.
Non è il giudice che deve decidere dell’esemplarità della pena: tocca al legislatore stabilire l’entità della pena da comminare per ciascun tipo di reato, in funzione degli effetti che produce sul tessuto sociale e sul benessere e la sicurezza dei cittadini. Se, per esempio, fossi io un legislatore, sarei estremamente duro, oltre che verso gli assassini e i violenti di ogni tipo, anche verso chi pubblico ufficiale o amministratore – i cosiddetti colletti bianchi – tradisce il proprio giuramento, il proprio mandato e la fiducia dei suoi elettori lasciandosi corrompere o servendosi del suo ruolo per fini personali, non da ultimo, tanto per citare un caso, gli esponenti di certi partiti che hanno sottratto milioni di euro alle casse pubbliche sotto forma di falsi finanziamenti elettorali.
Il ministro Salvini non perde invece occasione per invocare la massima severità a carico dei balordi, dei disgraziati e dei poveracci, con particolare entusiasmo se costoro hanno la pelle scura, ma si affretta a manifestare solidarietà ai politici accusati di corruzione e agli imprenditori accusati di concussione, parlando di accanimento giudiziario e di toghe rosse; e il governo di cui fa parte ha orgogliosamente eliminato alcuni reati che li riguardano.
Meritano ammirazione e gratitudine gli investigatori – Forze dell’Ordine e magistrati – che nel giro di un solo mese hanno individuato il colpevole di un crimine che ha spezzato la vita di una giovane donna. Merita invece disprezzo chi – quale che sia il ruolo che occupa – si serve di ogni occasione per manifestare il suo razzismo e la sua profonda ignoranza delle più elementari norme di civiltà giuridica.
Per non parlare del fatto che, subito pronto ad azzannare il colpevole del reato (questo colpevole, beninteso, che ha le caratteristiche giuste), non ha manifestato una commisurata pietà nei confronti della vittima, semplice strumento, per lui, di un giustizialismo opportunista, settario, razzista e volgare.
Giuseppe Riccardo Festa
Views: 127
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.