RISPOSTA A G.R.FESTA: Chi non ce l’ha con Papa Francesco!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una risposta all’articolo di Giuseppe Riccardo Festa dal titolo Chi ce l’ha con papa Francesco? pubblicato ieri e, di seguito, la replica dell’autore dell’articolo.

Gentilissimo Direttore,
leggo, casualmente, sul suo blog, un articolo di Giuseppe Riccardo Festa, dall’allarmante titolo : “Chi ce l’ha con Papa Francesco?”
Non le nascondo lo stupore che ha destato in me quel titolo, laddove mi sarei aspettato, al suo posto : “Chi non c’è l’ha con Papa Francesco?”
Ma vivaddio, come si può non avercela con un Papa che si fa donare dal comunista Evo MORALES una falce e martello con un Cristo inchiodato al martello, che se avesse osato farlo con Papa Wojtyla, quel Papa gliela avrebbe “fricata ‘ncapa”. E non solo quel simbolo blasfemo, addirittura anche un collare con un medaglione che ripeteva la medesima stronza simbologia, e che BERGOGLIO, tutto sorridente e soddisfatto ostenta in quella sacrilega cerimonia officiata da un MORALES, allora presidente della Bolivia, ed oggi fuggiasco ed inseguito dalla magistratura boliviana.
UN AVANZO DI GALERA, come possiamo leggere da un suo curriculum, in cui la voce più più importante è la parola COCAINA.

“Morales nacque da una famiglia indigena Aymara a Orinoca, una città mineraria nel dipartimento di Oruro, sull’altopiano boliviano. Nei primi anni ottanta la sua famiglia, come molti abitanti indigeni degli altopiani che lavoravano nelle miniere, emigrò nei bassopiani tropicali nell’est della Bolivia. Si stabilirono nella provincia di Chapare, dove si dedicarono all’agricoltura, coltivazioni di coca incluse. Morales completò la sua istruzione superiore, e ha descritto la sua istruzione successiva come “l’università della vita”, comprendendo in essa anche il servizio militare prestato all’età di 17 anni. Durante le riforme economiche della metà degli anni ottanta molti minatori, espulsi dalle miniere dalle ristrutturazioni in atto, rafforzarono il processo di colonizzazione della provincia di Chapare, già da alcuni anni principale area di produzione di coca, contribuendo al crescente ruolo internazionale del paese nella produzione e nel contrabbando di cocaina.”
E glielo dica, caro direttore, glielo dica a Giuseppe Riccardo Festa, che il primo ad avercela con Berg-Oglio (aglio e pan gratà), è un certo Ernesto Scura, che non sopporta certe stravaganze di Pontefici che fanno a gara con gli epigoni di un’utopia che i pastori di anime, come l’eroico cardinale ungherese Jószef Mindszenty, li incarcerava e torturava in nome di un comunismo che si è autodistrutto ma, incredibilmente, ancora oggi, al Berg(oglio)a nel cuore degli sciocchi.
Ora, caro Direttore, sottoponga questa mia al “compagno” Festa e, se ha qualcosa da dire, o da ridire, o da… ridere, sa dove trovarmi.
È inteso che lei è autorizzato a pubblicare integralmente il testo della presente, nonché un riscontro di Giuseppe Riccardo che vorrà inviare a me personalmente oltre che alle colonne di questo blog.

Ernesto SCURA

Non ho problemi a rispondere al Sig. Scura, che evidentemente fa parte di quell’ala del mondo cattolico che vede come fumo negli occhi le aperture ecumeniche del papa attualmente in carica.

Se ho ben capito, nel suo caso il rancore (perché di rancore si tratta) discende  da un episodio del quale, non ho problemi ad ammetterlo, non ero a conoscenza: il papa ha accettato in dono dall’ex presidente boliviano Morales un crocifisso “integrato” con una falce e martello.

Il rancore induce il Sig. Scura, e mi dispiace, a indulgere a un linguaggio sgradevole oltre che offensivo della cui opportunità, qui come ovunque, è legittimo dubitare: chi insulta e usa toni irridenti, a mio parere, si mette sempre e comunque dalla parte del torto.

Venendo al caso specifico, mi permetto di far notare al Sig. Scura che il Gesù di Nazareth che egli sicuramente venera e adora non esitò ad accogliere fra i suoi apostoli  un pubblicano come Matteo, fra i suoi discepoli lo zelota (cioè terrorista) Simone, e a recarsi a casa dell’infame Zaccheo; che guarì il servo del centurione Romano (ufficiale dell’odioso occupante del sacro suolo di Israele), che invitò ad amare il proprio nemico, a porgere l’altra guancia, a perdonare non sette ma settanta volte sette; e che disse di essere venuto proprio per i peccatori, per redimerli e salvarli. Dunque non dovrebbe sorprendersi, il Sig. Scura, se colui che si dichiara rappresentante in terra di quello stesso Gesù di Nazareth accetta di dialogare anche con i peggiori governanti di questo mondo: perfino i comunisti. Gli vorrei anche rammentare che, prima di Bergoglio, un certo Giovanni XXIII ricevette in Vaticano la figlia del dittatore sovietico Krushev, ne accettò un dono e le regalò un rosario: un precedente piuttosto eloquente, non trova? e Giovanni Paolo II si recò a Cuba dove abbracciò, nientedimeno, Fidel Castro: è una cosa che nel mondo cattolico si chiama apostolato. Ma il Sig. Scura, sicuramente, queste cose le sa.

O no?

Su un piano più lieve, al Sig. Scura vorrei rammentare che perfino Giovanni Guareschi, nemico giurato e implacabile del bolscevismo (fu lui, forse lo ricorda, a inventare per i comunisti l’aggettivo “trinariciuti”) e ammiratore incondizionato del cardinale Mindszenty, non ci vedeva niente di male se un prete faceva amicizia con un politico comunista: i suoi libri su don Camillo e Peppone hanno fatto il giro del mondo.

Su un piano più elevato, quello della dottrina (che pur se laico cito in quanto  la mia curiosità mi ha spinto a studiare a fondo il pensiero della Chiesa cattolica), al Sig. Scura mi permetto di rammentare (perché lui certamente, essendo credente, lo sa da sé) che, se vuole dirsi cattolico, allora il pacchetto se lo deve prendere tutto intero, non sceglierne le parti che gli piacciono e scartare quelle a lui sgradite: chi è cattolico, in forza di un dogma sancito dal Concilio ecumenico Vaticano I, è tenuto a credere che il papa è scelto dallo Spirito Santo per il tramite del Sacro Collegio, durante il conclave; ed è tenuto a credere che il papa è infallibile quando agisce nella sua veste di rappresentante di Cristo in terra, anche se fa cose che non gli piacciono. Se ritiene di saperla più lunga dello Spirito Santo, allora è presso di lui che il Sig. Scura deve sporgere reclamo. 

Se invece il Sig. Scura non si ritiene cattolico, allora il problema non si pone ed ha tutto il diritto di contestare le aperture dei papi verso i reprobi e i peccatori, e qualunque altro loro comportamento che gli risulti sgradito.

Io ribadisco che di Bergoglio apprezzo la semplicità, la genuinità e la generosità che, mi pare di capire, fanno riferimento diretto all’insegnamento evangelico. Insegnamento evangelico che il Sig. Scura, certamente, in quanto cattolico conosce meglio di me, perché sicuramente il Sig. Scura ha letto e meditato a fondo gli scritti evangelici.

O no?

GRF

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