Non so se è un male o un bene quello che sto per scrivere, ma di sicuro segna una pagina importante della mia vita.
È qualcosa che già in molti hanno compiuto, mentre io ho rimandato la scelta per lungo tempo, convinto peraltro che mai avrei fatto il passo.
E, quindi, ciò che ho realizzato da pochi giorni è stato doloroso e ha visto il coinvolgimento di persone che sono parte della mia vita.
Nulla di chi sa che, ma un passaggio significativo che sento di rendere pubblico anche per incrociare spunti e confronti con tanti altri che mi hanno preceduto.
Le perplessità in questi anni sono state tante, ma alla fine ho deciso di passare dalla carta stampata dei quotidiani alla versione online.
In fondo c’era sempre un buon motivo per non farlo. Uno in particolare che mi rattrista tanto e che dopo in conclusione manifesterò.
Tuttavia non è stata una scelta di carattere economico, ma una decisone presa anche per via del lungo lockdown che ci vede reclusi da più di 12 mesi tra le quattro mura di casa.
Ho messo da parte il tempo andato ed ho voluto fare finalmente la prova. Insomma anche se solo a distanza di poche settimane la nostalgia dei vecchi giornali è ancora tanta.
Il sentimento che ha caratterizzato la mia coscienza è un misto di timore, lasciando una strada praticata da ben più di 40 anni, e di slancio per intraprender qualcosa di nuovo e di innovativo.
Prima di farlo, però, ho voluto fare un passaggio che ho sentito forte e chiaro per il mio modo di essere.
Mi sono voluto scusare con i miei amici edicolanti. Quelli con i quali ogni mattina per più di 40 anni ho scambiato il mio primo buongiorno, acquistando la mia solita mazzetta di giornali.
Una categoria di lavoratori eccezionali che continua a rappresentare un presidio importante sui territori.
Un punto di riferimento affidabile e sicuro, dove disponibilità e cordialità sono ancora un significativo biglietto da visita.
Del resto mi dispiace che la mia decisione contribuisca ad aggravare la già precaria condizione delle edicole.
Infatti, la riduzione del numero di esse purtroppo è un fenomeno che si registra da tempo ed è in forte crescendo.
Forse la mia generazione, degli ultra cinquantenni, è l’ultima ancora in bilico tra l’incertezza di resistere o il passaggio al digitale.
Chi scrive non nasconde un velo di commozione e malinconia per un mondo al quale ha voluto bene, perché ha rappresentato una icona della sua adolescenza e giovinezza, segnando, altresì, le prime conquiste di libertà in termini di acquisti e crescita culturale.
Nicola Campoli
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