Sgarbi e Borgonzoni: scacco matto alla cultura

La coppia di sottosegretari che è stata nominata per affiancare Gennaro Sangiuliano al ministero della Cultura è un inequivocabile messaggio della politica attualmente vincente a chi della Cultura ha un concetto alto e nobile.

Si tratta di due figure apparentemente antitetiche, quelle di Vittorio Sgarbi e di Lucia Borgonzoni: laddove infatti la seconda si è dichiarata, oltre che dimostrata, portatrice di un’abissale ignoranza (candidata alla presidenza della Regione Emilia Romagna, dichiarò che la regione che intendeva governare confina col Trentino) e di un sovrano disprezzo verso ciò che odora di inchiostro (affermò di non leggere libri da almeno tre anni) il primo passa al contrario per essere titolare di una cultura che il compianto Paolo Villaggio avrebbe definito “mostruosa” in quanto vanta una profonda conoscenza della storia dell’arte.

Purtroppo, però, si ferma là: l’unico motivo per il quale Vittorio Sgarbi viene definito (e ama ritenersi) un “uomo di cultura” risiede in questa sua competenza, anche se poi (come, in verità, fanno molti altri) non esita a emettere tuttologhe sentenze e giudizi su ogni campo dello scibile umano. Una competenza unica, la sua, cui non si associa nessuno dei restanti parametri necessari affinché chiunque possa essere davvero definito un “uomo di cultura”: Sgarbi è violento, volgare, arrogante, supponente, intollerante, aggressivo e, stando alle condanne penali che gli sono state comminate (truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, diffamazione, resistenza a pubblico ufficiale), anche di non cristallina onestà.

Da una parte, dunque, una senatrice di conclamata oltre che imbarazzante ignoranza, dall’altra un portatore di conoscenze, certamente un erudito, ma non un uomo colto: perché l’erudizione è un elemento della cultura, ma non ne è certamente l’unico.  

Cultura (e non posso non pensare, tanto per fare qualche nome, al mio amato Voltaire e poi a Bertrand Russell, a Piero Angela, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, Umberto Eco, ai fortunatamente ancora viventi Alberto Angela e Corrado Augias) significa prima di tutto rispetto per l’interlocutore. Significa garbo, moderazione, disponibilità all’ascolto: in una parola, civiltà. L’assenza di questi requisiti fa del presunto colto niente di più che un accumulatore di nozioni, un pomposo trombone, un insopportabile, maleducato e vociante esibizionista della propria erudizione.

Sarà divertente vedere come Gennaro Sangiuliano, titolare del dicastero, gestirà i rapporti con sottosegretari di questa fatta: lui è dichiaratamente un uomo di destra e la gente di destra ama comandare, sopporta a fatica di avere accanto altra gente che ama comandare. Se dunque, anche per affinità ideologiche, nonostante le scarse competenze culturali della senatrice riuscirà a sopportare la Borgonzoni, molto più difficile sarà per lui tenere a bada l’intemperante Sgarbi.

A parte questo, il messaggio implicito in queste nomine è molto chiaro: Borgonzoni sottosegretaria alla cultura è un clamoroso ossimoro che implica un sovrano disprezzo nei confronti della cultura; Sgarbi nello stesso ruolo implica, e non so cosa sia peggio, un sonoro schiaffo alla civiltà.

Giuseppe Riccardo Festa

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