RESTAURATO IL DIPINTO OTTOCENTESCO RAFFIGURANTE LA VERGINE ASSUNTA, OPERA DELL’ARTISTA R. ALOISIO

quadro vecchio

Fu commissionato dal vescovo Nicola Golia negli anni ’60 dell’Ottocento e da oggi è tornato ad abbellire l’altare maggiore della nostra Cattedrale


di Franco LIGUORI, storico

Dopo molti anni di degrado e di lento deterioramento, è tornato al suo antico splendore e presto tornerà ad abbellire l’altare maggiore della nostra Cattedrale, il dipinto ottocentesco raffigurante la Vergine Assunta, opera del pittore calabrese Raffaele Aloisio, al quale fu commissionato, nei primi anni ’60 dell’Ottocento, dal vescovo di Cariati Nicola Golia (1839-1873), che fu il promotore del totale rifacimento e della trasformazione della chiesa cattedrale, da modesto edificio sacro di origini medievali, in un sontuoso tempio in stile neo-rinascimentale, inaugurato nell’ottobre del 1857, che lo stesso Golia  provvide ad impreziosire con opere d’arte come il coro ligneo settecentesco (acquistato nel 1854 dal Convento dei Liguorini di Corigliano)  e il dipinto dell’Aloisio ( eseguito nel 1863).  Il restauro del quadro della Vergine Assunta è un ulteriore tassello dell’opera di recupero e di valorizzazione delle testimonianze artistiche della Cattedrale San Michele Arcangelo, portata avanti con tenacia dall’attuale parroco Don Gino Esposito, al quale va dato atto di un efficace lavoro che sta restituendo importanza e visibilità agli “oggetti d’arte” presenti in cattedrale. Sappiamo tutti che la Cattedrale rappresenta per noi cariatesi un patrimonio di fede, ma anche di storia e di cultura; essa è l’emblema del nostro passato più illustre  (quello di sede vescovile per oltre cinque secoli e mezzo, dalla metà del XV alla fine del XX secolo), è la “gemma” incastonata nel cuore del nostro centro storico, che tutti i turisti che vengono a visitarlo, ammirano ed apprezzano.

Valorizzare la Cattedrale equivale a valorizzare il centro storico; rinnovare e ravvivare le tradizioni religiose, organizzando anche momenti di aggregazione collettiva nei luoghi della memoria del nostro borgo, è un po’ come dargli fiato, rivitalizzarlo, farlo “rinascere” !  Esprimiamo, pertanto, tutto il nostro compiacimento ed il nostro plauso per quanto si sta facendo al fine di salvaguardare e valorizzare il patrimonio storico-artistico-religioso di Cariati, e lo facciamo come storico della Città, come cittadino che ha a cuore le sorti del suo paese, come presidente di un’associazione, di carattere regionale, che ha come sua principale finalità la “protezione” dei beni culturali: la SIPBC (=Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali), sezione regionale Calabria.

Raffaele Aloisio, tra i pittori di maggior successo dell’Ottocento calabrese

Mons. Nicola Golia, Vescovo di Cariati dal 1839 al 1873

Cogliamo l’occasione del restauro della Vergine Assunta nella Cattedrale di Cariati, eseguito egregiamente dal Laboratorio di restauro “Di Palma-Restauri”, diretto dal dr. Giovanni Piccirillo, autorizzato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Cosenza, per tracciare un profilo biografico-artistico di Raffaele Aloisio, che riteniamo utile far conoscere ai cariatesi e ai tanti visitatori della nostra Cattedrale. Nato nel maggio del 1800 (secondo altri nel 1811) nel borgo collinare di Aiello Calabro (Tirreno cosentino), il Nostro fu tra i pittori di maggior successo dell’Ottocento calabrese, come è testimoniato dalla enorme mole di commesse ricevute nel corso della sua attività artistica, durata oltre un cinquantennio, e la diffusione delle opere conservate in tantissime chiese della Calabria, della provincia di Cosenza in modo particolare, tra cui  Cosenza, Acri, Carolei ,Cleto, Laurignano, Dipignano, Marzi, Lago, Aiello Calabro, Paola, Corigliano, Rossano, Cariati, ed altri ancora. Aloisio praticò la pittura ad olio e quella murale. La sua formazione avvenne a Napoli, nell’ambito del filone aulico di storia, allora molto in voga, che faceva riferimento come modello al pittore neoclassico Vincenzo Camuccini. Di volta in volta, però, “questa sua inclinazione iniziale” fa notare lo storico dell’arte Mario Vicino – “fu mitigata con espressioni stilistiche prese a prestito dal Manierismo e dal realismo caravaggesco”. Rileva lo stesso studioso che “l’artista, seppur sfiorato dai temi di carattere storico-letterario, si è dedicato principalmente al genere sacro, per il quale ha ricevuto varie committenze nel territorio cosentino”. I primi quadri conosciuti di Aloisio risalgono al 1825 e si trovano nella chiesa della Madonna dei Monti a Lago. La Madonna del Buon Consiglio è la sua prima opera e si trova nella chiesa parrocchiale di Lago.

Presentazione di Maria al Tempio, opera di R. Aloisio, nel castello di Corigliano

Tra i suoi dipinti giovanili viene ricordata dagli studiosi la delicata Madonna del Latte , ora in una collezione privata a Cosenza. Tra il 1835 e il 1843, la produzione artistica conosciuta di Aloisio è tutta ubicata a Rossano, dove molto probabilmente l’artista soggiornò a lungo, perché nella città bizantina, colpita da un forte terremoto nell’aprile del 1836, che fece molti danni agli edifici e numerosi morti, ci fu molto lavoro per la ricostruzione e la decorazione delle chiese. Tra le “opere rossanesi” si ricordano una Santa Lucia, nella Cattedrale, e altri dipinti nelle chiese di San Bernardino (Martirio di Santa Filomena)  e di San Nilo.  A partire dal 1848, invece, è la città di Corigliano ad ospitare l’artista aiellese. Qui realizza la Madonna con Bambino e Santi, attualmente presso l’Oratorio della Confraternita di Maria SS. dei Sette Dolori. Due tele importanti si trovano nel corridoio delle armi del Castello di Corigliano: l’Adorazione dei Magi e La presentazione di Maria al Tempio. Nei dipinti di Corigliano troviamo quella figura della Madonna che resterà costante in tutte le opere successive.  Molto importanti sono anche gli affreschi che Aloisio eseguì  nella volta della Chiesa dell’Annunziata, ad Acri, opera che probabilmente realizzò negli anni del suo soggiorno a Corigliano.  Sue opere si trovano, ancora, a Dipignano (il San Francesco di Paola), a Paola (la Madonna del Rosario, grande pala conservata nell’omonima chiesa ) ed, inoltre, a Laurignano, dove, nel santuario della Madonna della Catena, si trova il ciclo delle Storie di fra Benedetto Falcone. Gli ultimi anni di attività , infine, lo videro ancora al lavoro, su opere di notevole impegno, a Castrovillari, dove si trovano alcuni dei suoi dipinti più belli, quali: La SS. Trinità, Il Cristo deriso, L’estasi di Santa Teresa d’Avila. Ma, a conservare i suoi dipinti, resta anche il suo paese natale, Aiello Calabro, nelle chiese di S. Giuliano e di S. Maria delle Grazie. Raffaele Aloisio morì probabilmente nell’ultimo decennio dell’Ottocento, forse poco dopo il 1890; ma, secondo alcune fonti, sarebbe morto a Corigliano, dove soggiornò a lungo, nel 1888. Se l’Aloisio ebbe fortuna in vita per le numerose committenze giuntegli da tutta la Provincia di Cosenza , e per i giudizi positivi della critica (nel 1865 Vincenzo Padula, nel recensire una Mostra di pittura, organizzata a Cosenza dalla Camera di Commercio, definì i dipinti  del “vecchio e bravo artista” Aloisio, “la miglior cosa” di quella “esposizione”), dopo la sua morte scese l’oblio sulla sua attività artistica.  Negli ultimi anni, però, non sono mancati studi monografici, articoli e saggi sull’artista aiellese, tra i quali meritano di essere citati quelli di Bruno Pino, Giorgio Leone, Mario Vicino, Maria Elda Artese. Secondo quest’ultima ricercatrice e storica dell’arte, che ha raccolto in un catalogo le opere  del pittore aiellese, Raffaele Aloisio è stato un artista “impermeabile alle novità dei contemporanei, forse anche immobile in cinquant’anni di attività, ma di certo coerente con la sua formazione e autore di una produzione mediamente dignitosa e con qualche episodio di grande qualità”: La stessa studiosa rileva che Aloisio  rivestì il ruolo di “calmo interprete delle istanze pietistiche popolari”, assecondando gli ambienti curiali che non erano affatto attenti alle nuove istanze artistiche, oltre che le masse dei fedeli.

Il dipinto ad olio della Vergine Assunta a Cariati

Del dipinto ad olio della Vergine Assunta nella Cattedrale di Cariati si occupa specificamente lo studioso castrovillarese Mario Vicino, autore di apprezzati libri sull’arte in Calabria e di un interessante studio dal titolo Imago Mariae (Corigliano, 2016), che racconta la devozione della Calabria alla Madonna attraverso l’arte.  Nella scheda dedicata alla Vergine Assunta di Aloisio, collocata sull’altare maggiore della nostra cattedrale, lo studioso sopracitato così scrive: “La Concattedrale di Cariati- allo stato attuale – è una struttura in stile neoclassico edificata tra il 1845 e il 1857. Sull’altare maggiore è collocato il dipinto raffigurante l’Assunzione della Vergine Maria, opera ottocentesca del pittore calabrese Raffaele Aloisio, che si annuncia fin da lontano al termine della prospettiva della navata. Nella sua concezione grandiosa la pala è arricchita da un uso inedito e notevolmente originale del colore che, tramite vividi bagliori e contrasti naturalistici, ribadisce i valori plastici della scena, assegnandole in tal modo una ricca unità. Grazie all’energia profusa nell’opera, il significato percepibile è quello di celebrare il trionfo della Vergine gloriosa (cioè Assunta in gloria). Lo svolgimento della “storia visiva” è qui costruito per mezzo di piani cromatici e non attraverso la razionalizzazione offerta dal disegno. L’effetto finale è quello di presentare al fedele in contemplazione una visione autentica, animata da presenze reali e vitali che acquistano forza sotto i suoi occhi, e in modo molto convincente, come se davvero sull’altare maggiore si fosse materializzata l’Assunzione gloriosa”.

La bella pala dell’altare maggiore con la raffigurazione della Vergine Assunta, datata 1863 e delle dimensioni di cm 300 per 170, si presentava ultimamente in un “pessimo stato di conservazione”, con la “superficie coperta da sporco, depositi, colature di cera e schizzi di materiale oleoso”, e un certo “rilassamento della tela” e la presenza di “buchi diffusi” in alcune parti del dipinto, come riferisce il restauratore, dr. Giovanni Piccirillo (direttore tecnico della Di Palma Restauri ), al quale bisogna riconoscere il merito di aver fatto un’ottima operazione di recupero e di valorizzazione del prezioso dipinto che  è tornato ad abbellire la nostra  chiesa-cattedrale, la più bella in stile neoclassico fra tutte quelle che ci sono in Calabria.

NOTA BIBLIOGRAFICA ESSENZIALE :

F. LIGUORI, Cariati, la formidabile rocca dei Ruffo e degli Spinelli (2013)

F. e R. LIGUORI, Cariati-Guida storico-artistica (1995)

F. LIGUORI, La Cattedrale di Cariati, lineamenti storico-artistici ( relazione inedita, svolta nel 2007, nella ricorrenza del 150° anniversario della sua riedificazione )

E. LE PERA, La Calabria e l’arte- Dizionario degli artisti calabresi del’800 e del 900 (2005)

M. VICINO, Calabria, terra di capolavori (2019)

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