Si può reagire in modi diversi.
Il più diffuso, probabilmente, è una scrollata di spalle: Ci sono cose più serie a cui pensare. I difensori delle tradizioni, al solito confuse con i principî, inalberano cartelli: La famiglia è una, fatta di uomo, donna e figli. I difensori dei diritti, infine, ribattono: Non si può negare il diritto di amare.
Sta di fatto che, tanto per cambiare, anche sulla questione dei matrimoni fra omosessuali in Italia la confusione, unica certezza nazionale, regna sovrana. Il papa apre uno spiraglio, il sinodo non lo chiude, ma il vicariato di Roma protesta contro il sindaco Marino che registra sedici matrimoni fra omosessuali celebrati all’estero.
Il ministro Alfano dirama una circolare che ordina di non fare quello che Marino ha fatto e che Pisapia aveva già fatto prima, e che entrambi, come molti altri sindaci, intendono continuare a fare; intanto, il primo ministro Renzi promette una legge sulle unioni civili già da gennaio, ignorando il no categorico di Alfano, che guarda speranzoso verso il mondo cattolico sperando in un recupero di consensi per il suo partito evanescente ma ignorando, evidentemente, le aperture di papa e sinodo.
Come al solito (vedi legge sulla procreazione assistita e norme sul testamento biologico) in Italia molti continuano a far confusione tra morale religiosa e tradizioni da una parte, e legge civile dall’altra, pretendendo che le prime informino la seconda. Un errore dal quale, a quanto pare, papa Francesco sta prendendo le distanze, ma non tanti oltranzisti più papisti di lui.
Il buffo è che questi oltranzisti cattolici sono gli stessi che condannano a gran voce gli integralisti musulmani, quelli della Shariah, i quali ragionano esattamente allo stesso modo, salvo riferirsi a tradizioni diverse e ad un diverso codice di morale religiosa.
Eppure proprio il testo sacro per eccellenza degli oltranzisti di casa nostra detta un principio etico straordinario, tale che dovrebbe indurli a recedere dalle loro battaglie: Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
A me non piacerebbe che qualcuno venisse a dirmi chi posso sposare e perché, per il semplice motivo che questa scelta è squisitamente questione di cavolacci miei e di chi con me la condivide. Ho sposato una donna, e lei (è tautologico) ha sposato me. A noi sta bene così. M’incazzerei di brutto se un omosessuale venisse a dirmi che ho sbagliato. Trovo perciò che sia molto normale che un omosessuale s’incazzi di brutto se, viceversa, un eterosessuale gli dice che se vuole sposarsi lo deve fare non con chi vuole lui (o lei) ma con qualcuno che risponda a requisiti non di sua scelta.
È così ovvio, così banale, così semplice che non varrebbe nemmeno la pena di parlarne.
Ma noi siamo italiani, e le cose semplici non ci piacciono.
Giuseppe Riccardo Festa
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