Patto di Stabilità 2014. Al Comune di Cariati sanzione di 185 mila Euro.

Il Ministero degli Interni, Dipartimento per gli affari interni e territoriali, multa il Comune di Cariati per il mancato rispetto del Patto di Stabilità 2014 e lo sanziona di 185 mila Euro. Il provvedimento comporta la riduzione delle risorse spettanti nell’anno 2015 pari alla cifra sforata. Per il secondo anno consecutivo, dunque, (il 2014 la sanzione fu di 175.726,66 Euro) ci sarà una consistente trattenuta sui trasferimenti erariali che, inevitabilmente, si tradurrà in una diminuzione dei servizi già di per sé carenti. I Comuni calabresi sanzionati sono 7, di cui ben 4 (Campana, Cariati, Cropalati e Scala Coeli ) della provincia di Cosenza e, guarda caso, tutti nell’area del Basso Jonio. Ma, mentre alle comunità della Sila Greca le sanzioni sono lievi (Scala Coeli 6 mila Euro, Campana 7 mila e Cropalati 27 mila), la mannaia che piomba sulle teste dei cariatesi è insopportabile. Il Patto di Stabilità è stato pensato dall’Unione Europea per tenere sotto controllo i conti pubblici, con l’obiettivo di ridurre i deficit e i debiti accumulati negli anni e risanare così le finanze. In realtà, la misura ha destato, e desta, più di una perplessità negli esperti del settore. Ed ecco, secondo le nostre limitate capacità, come funziona. Nel bilancio annuale dell’ente, le entrate e le uscite devono essere perfettamente pari. Tanto entra, tanto esce. Se diminuiscono le uscite, devono diminuire anche le entrate. Succede quindi che, per ipotesi, un Comune preveda entrate (tra tasse comunali, vendita d’immobili e altre possibili voci) dal valore 100 e, conseguentemente, preveda uscite per i servizi ai cittadini dal costo di 100. Qui s’innesta però un problema: per legge, la pubblica amministrazione non può pagare i lavori in anticipo, per questioni di trasparenza, ed è dunque costretta a pagare le imprese mano a mano che i lavori avanzano. Capita così che i lavori, dal costo 100, invece che finire nello stesso anno di bilancio relativo alle entrate, finiscano l’anno successivo. In questo caso però, i soldi risparmiati nell’anno in corso e ancora nelle casse comunali, proprio per il patto di stabilità, non potranno essere aggiunti alle entrate dell’anno successivo, ma devono essere obbligatoriamente accantonati e resi intoccabili perché andranno conteggiati come disponibilità della pubblica amministrazione. L’anno successivo, il Comune avrà altre spese previste e le entrate dovranno essere pari a quelle. Peccato ci siano i lavori non ancora conclusi dall’anno prima che devono essere pagati. Si entra così in un circolo vizioso che porta a ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, le quali, teoricamente, avrebbero anche la disponibilità economica ma se la vedono “congelata” dal patto di stabilità. “Il mancato rispetto del Patto non era scritto nelle stelle, ma nelle carte contabili, e si poteva evitare”. Così commenta il Centro Studi “Frassati” che, “con grande amarezza, prende atto della sanzione” ed avverte: “Qui non è il Governo che taglia i trasferimenti del Comune, ma è la disamministrazione locale a provocare i tagli che riducono irrimediabilmente le risorse della cassa comunale”. E chiarisce: “il dirigente di Ragioneria del Comune, in occasione dell’approvazione dello schema del bilancio di previsione 2014 (delibera di giunta n. 93 del 26/9/2014), nel dare parere scritto contrario al bilancio, si era così espresso: “Ciò porta inevitabilmente al mancato rispetto del patto di stabilità interno 2014/2016”. Ed altrettanto aveva fatto il revisore dei conti dell’epoca, Ettore Talarico. E allora perché la maggioranza che governa il nostro Comune ha voluto agire di testa propria, incurante di avvertimenti così qualificati?” Ma chi risponde a chi? “Di questo – spiegano al Centro Studi – gli amministratori dovranno rispondere alla Corte dei conti, ma soprattutto ai cittadini che devono pagare in termini di pressione fiscale e minori servizi oltre che per la impossibilità di abbozzare una minima programmazione di crescita e investimenti per il futuro”.

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