Passano i Presidenti della Repubblica, ma nulla cambia

Ancora un volta un Capo dello Stato fa un richiamo secco alla responsabilità che in un momento così difficile

La notte di Capodanno mi ha portato consiglio. Un po’ l’età e anche un po’ l’insonnia hanno contributo a impegnarmi in un semplice esercizio di ricerca storica, per il quale serve un pochino di calma e di tempo. Ci pensavo da qualche mese, ma sono quelle tali idee che hanno bisogno di un minimo di spinta e voglia.

Lo spunto me l’ha dato l’abituale discorso di fine anno del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un momento simbolico al quale dedico la mia attenzione dal raggiungimento del traguardo della maggiore età. Quindi, posso testimoniare, per i miei passati cinquant’anni, il passaggio di più di cinque inquilini per il Palazzo del Quirinale. A partire dal simpatico e irrituale Sandro Pertini agli inizi degli anni ottanta.

Ebbene l’esercizio, che mi ha visto impegnato stanotte per qualche ora, è stato quello di rileggere gli interventi della notte di San Silvestro dei diversi Presidenti della Repubblica. Alcuni di essi li ho trovati anche in video e mi hanno permesso di riscontrare peraltro l’evoluzione delle immagini e inquadrature, che con il tempo sono naturalmente cambiate.

Documenti e video sono facilmente consultabili dal ben organizzato sito web quirinale.it. Mi sono imbattuto in discorsi più lunghi e altri meno. A seconda del protagonista del momento. Superando a piedi pari i riferimenti legati alle varie e specifiche circostanze accadute nell’anno che era passato, le parole più utilizzate dai Capi di Stato, quelle in fondo più gettonate, sono in gran parte sempre le stesse: interesse generale, coesione, sinergia, valori comuni, etc..

L’appello che ritorna più spesso nei vari discorsi, invece, è quello rivolto alla classe politica del momento, esortandola a ricercare l’interesse generale e spingendo la stessa verso una coesione, per affrontare in modo sinergico gli appuntamenti del futuro anno. Un copione che si ripete allo stesso modo. Un messaggio sempre uguale che a conti fatti non ha mai sortito alcun effetto o meglio che ha sempre riscosso puntualmente nell’immediato la condivisione degli amministratori politici del momento, ma che non hanno mai messo in pratica, o quasi, quei bei valori più volte sollecitati dai Presidenti della Repubblica.

Anche quest’anno Mattarella ha coniato un forte appello. Quello che è  arrivato “il tempo dei costruttori”, sottolineando, infatti, che i “prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. È questo che i cittadini si attendono”.

Ancora un volta un Capo dello Stato fa un richiamo secco alla responsabilità che in un momento così difficile, con l’intreccio di crisi sanitaria ed economica, tutti dovremmo sentire come un vincolo, in primo luogo i partiti. Un avvertimento che nei suoi auspici dovrebbe tradursi in una moratoria delle liti e in una sospensione del perverso gioco del cerino per far cadere il Governo. Gli italiani non capirebbero per niente una crisi in piena pandemia.

Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime ore. Ho i miei dubbi che qualcosa cambierà. Più che altro nutro il il forte timore che ancora una volta i Presidenti della Repubblica passano, ma le loro significative e accorate parole volano via come il vento. Che gran peccato!

Nicola Campoli

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